Sebastiano Scirè Risichella
Sebastiano Scirè Risichella (Francofonte, 12 ottobre 1890 – Asti, 20 marzo 1981) è stato un militare italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare a vivente durante la prima guerra mondiale. BiografiaNacque a Francofonte, provincia di Siracusa, il 12 ottobre 1890,[2] figlio di Filippo e Concetta Bortuna.[1] Poco tempo dopo la sua nascita la famiglia si trasferì a Militello, in provincia di Catania. Nel corso del 1911 venne chiamato a prestare servizio militare presso il 9º Reggimento bersaglieri di Asti. Inquadrato nel XXVIII Battaglione, dal 3 al 31 luglio 1912, prestò servizio durante la guerra di Libia, operando in Tripolitania. Ritornato in Patria venne congedato nel gennaio 1913.[1] Nell'aprile del 1915, in vista dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, fu richiamato in servizio presso il 10º Reggimento bersaglieri.[1] Con l'inizio delle ostilità, il 24 maggio, raggiunse la zona di operazione nelle file del neocostituito 16º Reggimento bersaglieri, partecipando ai combattimenti sul Monte Kuk, e quindi nel settore But-Degano, sul Freikofel e sul Monte Pal Piccolo[1] insieme al sottotenente Michele Vitali Mazza. Promosso al grado di sergente si distinse, 4 agosto 1917, durante la cattura di un posto avanzato nemico a Casera Melvio di Sopra. Per tale azione ricevette un encomio solenne[N 1] da parte del comando italiano.[1] Dopo l'inizio della battaglia di Caporetto,[3] avvenuto alle ore 2:00[3] del 24 ottobre,[3] e con il conseguente sfondamento del fronte italiano, egli combatté in azioni di retroguardia[4] durante le fasi di ripiegamento del fronte della Carnia in direzione di Longarone e Santa Giustina.[1] Ferito ad una spalla durante un combattimento corpo a corpo il 2 novembre,[5] dopo una sommaria medicazione riprese il suo posto in linea.[1] Due giorni dopo fu nuovamente ferito, questa volta in maniera grave,[N 2] sul Monte Jôuf sopra la conca di San Francesco,[6] ma continuò imperterrito a rimanere in linea per altri due giorni.[N 3] Trasportato in barella dai pochi superstiti del suo battaglione, riuscì a sfuggire alla cattura raggiungendo le linee italiane attestatesi dapprima sul Tagliamento[7] e poi, definitivamente, lungo il fiume Piave.[8] Ritornò in linea guarito nel gennaio 1918, e prese servizio come volontario presso la 1170ª Compagnia mitraglieri "Arditi"[1] della 1ª Divisione d'assalto.[9] Per il valore dimostrato durante il combattimento di Moriago, sul Piave, del 27 ottobre[9] fu decorato con Medaglia d'argento al valor militare.[1] Dopo la fine della guerra venne inviato, in forza alla 1ª Divisione d'assalto, in Tripolitania dove le truppe italiane si trovavano in difficoltà contro la ribellione dei senussi.[1] Rimpatriato nel luglio 1919 venne nuovamente congedato, trasferendosi negli Stati Uniti d'America su pressione di alcuni familiari. In Nord America fu informato della concessione della Medaglia d'oro al valor militare,[8] che gli fu personalmente consegnata dall'Ambasciatore italiano. Nel 1924 rientrò in Italia su pressione del regime fascista, stabilendosi a Militello in val di Catania, dove divenne Comandante della Guardie municipali e poi Ispettore dell'Archivio Comunale.[8] Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 10 giugno 1940, nel mese di settembre dello stesso anno fu promosso al grado di sottotenente della riserva, e con l'inizio della campagna di Grecia[8] partì volontario per l'Albania dove prese parte alle operazioni belliche.[8] Iscritto al Ruolo d'Onore ottenne la promozione a tenente nel settembre 1953, a capitano nel 1960 e a maggiore nel giugno 1969.[2][8] Si spense ad Asti[N 4] il 20 marzo 1981, e la salma fu successivamente tumulata nel cimitero di Militello.[8] OnorificenzeItaliane«Meraviglioso soldato, rifulse per altissime virtù militari durante le tragiche vicende del ripiegamento. Impegnato in aspro combattimento corpo a corpo, contro forze soverchianti, si prodigò con slancio esemplare, infondendo fede e valore ai propri dipendenti con la energia dei suoi atti e l'ascendente morale del suo impareggiabile coraggio, primo ovunque occorressero reazioni violente per rintuzzare gli attacchi nemici, caduto per gravissima ferita alla carotide, faceva sforzi supremi per continuare nella lotta ed incitare i dipendenti gridendo: “Bersaglieri avanti! Viva l'Italia!,,,” E nell'impressione di una fine imminente gridava: "Signor Capitano, muoio, ma sono contento". 'Monte Joff (Carnia), 4 novembre 1917.»
— Regio Decreto del 30 novembre 1921 «Rimasti feriti il proprio capitano ed il tenente comandante la sezione, prendeva il comando della compagnia in un momento critico e risolutamente la trascinava in avanti alla conquista del paese. Nel pomeriggio, durante un improvviso attacco nemico, volontariamente con pochi uomini si slanciava avanti unendosi alle altre truppe che contrattaccavano, dando prova di spirito di sacrificio e di nobile e generoso impulso. Testa di Ponte di Moriago, 27 ottobre 1918.»
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Fonti
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