Salomon MaimonSalomon ben Josua Maimon (Nesviż, Minsk, 1753 – Nieder-Siegersdorf, Slesia, 22 novembre 1800) è stato un filosofo tedesco di origine ebraica-lituana. BiografiaFiglio di un rabbino, studiò il Talmud e i pensatori ebraici restando particolarmente affascinato da Mosè Maimonide, del quale prese il nome. Nel corso di numerosi viaggi ampliò i suoi studi, occupandosi di Spinoza e Wolff ed entrando in contatto con Moses Mendelssohn. Il pensieroMaimon, filosofo di lingua tedesca di origine ebraica-lituana, si inquadra tra gli autori post-kantiani. Maimon a differenza del suo predecessore Schulze non ha un atteggiamento ostile nei confronti del concetto di "cosa in sé" proposto da Kant ma invece è partecipe del suo punto di vista; rigetta invece come superficiale la spiegazione di Reinhold di "cosa in sé" che ammette la sua esistenza fuori dalla coscienza, come oggetto inconoscibile. Tale oggetto infatti non sarebbe neppure pensabile, perché pensare significa appunto determinare un oggetto in base a determinati contrassegni e un oggetto fuori dalla coscienza, privo di contrassegni e quindi indeterminabile sarebbe un “non ente”. Maimon paragona la cosa in sé alle grandezze irrazionali della matematica, intese come limite di una serie infinita di valori di approssimazione: per es. scrivere √2 ha un preciso senso in matematica, come intero frazionario, o come serie di decimali dopo la virgola, mentre non ha senso scrivere √(-a) , che identifica un numero immaginario e si può paragonare alla "cosa in sé" nel significato di Reinhold. Maimon comprende la funzione ideale della cosa in sé all'interno della filosofia critica e la definisce un'espressione simbolica dell'impossibilità di un oggetto di corrispondere a un concetto che rispecchi la realtà. Se è vero che la coscienza è il principio imprescindibile dell'esperienza e del sapere, resta il fatto che la genesi delle sue rappresentazioni attuali, spazialmente e temporalmente definite, non è mai attingibile nella sua totalità originaria e in piena chiarezza. Supporre a questo punto una cosa in sé come origine materiale delle rappresentazioni e una coscienza assoluta come principio della forma del conoscere significa ricadere nel dogmatismo. Cosa in sé e coscienza assoluta sono da un lato "pure immaginazioni", dall'altro concetti impossibili, analoghi ai numeri immaginari della matematica (Ricerche critiche). Bisogna invece ricondurre tali nozioni all'interno del concreto processo dell'esperienza, intendendole come "idee limite", cioè come il fine ideale verso il quale tende la conoscenza nella sua pretesa di appropriarsi della totalità dell'esperienza. Solo la matematica, infatti, è capace di un "pensiero reale", ovvero in grado di darsi da sé i propri soggetti e quindi di conoscerli senza residui. La conoscenza empirica, invece, non può mai superare la propria contingenza costitutiva e cioè il proprio margine di irrazionalità. Tale limite della coscienza può essere sempre spostato dal procedere della conoscenza, ma mai eliminato del tutto. Le stesse leggi scientifiche quindi, pur fondando la loro legittimità sulla sintesi dei dati empirici operata dalle categorie dell'intelletto, non possono garantirsi a priori la loro universale applicabilità a tutti i singoli soggetti concreti offerti dall'esperienza. Opere
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