Gattegno sostiene che Cuisenaire «ha dimostrato come gli studenti valutati "deboli" dopo aver ricevuto un insegnamento tradizionale compiano enormi progressi passando all'uso di questo materiale didattico: quando si sono lasciati loro azionare i regoli, sono diventati "molto bravi" in aritmetica».[4]
Storia
L'uso di bastoncini per rappresentare i numeri era già stato introdotto da Maria Montessori e da Friedrich Fröbel,[5] ma fu l'invenzione di Cuisenaire che dagli anni 1950 si diffuse in tutto il mondo. Nel 1952 egli pubblicò Les nombres en couleurs, descrivendone l'uso. Violinista, Cuisenaire insegnava musica e aritmetica alla scuola elementare di Thuin, e si chiese perché i bambini trovassero facile e divertente apprendere una melodia, ma non trovassero invece altrettanto facile o divertente la matematica. Il confronto con la musica e le sue forme di rappresentazione lo indussero nel 1931 all'esperimento di usare una serie di dieci bastoncini di legno, tagliati di lunghezza da 1 a 10 cm. Dipinse ognuno, a seconda della lunghezza, in colori diversi e se ne servì nelle lezioni di aritmetica. L'invenzione rimase pressoché sconosciuta fuori da Thuin per circa ventitré anni finché, nell'aprile del 1953, il matematico e didatta della matematica Caleb Gattegno fu invitato a esaminare l'uso didattico delle réglettes. All'epoca egli aveva già fondato la CIEAEM (Commission Internationale pour l'Étude et l'Amélioration de l'Enseignement des Mathématiques) e l'ATM (Association of Teachers of Mathematics), ma l'invito segnò una svolta per le sue idee:
Poi Cuisenaire ci portò a un tavolo in un angolo della stanza dove gli alunni stavano in piedi intorno a un mucchio di bastoncini colorati e facevano somme che mi sembrarono insolitamente difficili per bambini di quell'età. Di fronte a quella vista tutte le altre impressioni dell'ambiente circostante svanirono, per essere rimpiazzate da un'eccitazione crescente. Dopo aver ascoltato Cuisenaire fare domande ai suoi alunni di prima e seconda elementare e aver sentito le loro risposte immediate e con totale accuratezza e sicurezza di sé, l'eccitazione divenne entusiasmo irrefrenabile e senso di illuminazione.[6]
Gattegno chiamò i bastoncini regoli Cuisenaire, iniziò a testarli e li rese popolari. Intuito che i regoli consentivano ai ragazzi «di incrementare le loro capacità matematiche latenti in modo creativo e divertente», la pedagogia di Gattegno invertì la rotta, suggerendogli un "passo indietro" come insegnante, così da permettere ai ragazzi di assumere il ruolo principale:
I regoli sono un dono di Cuisenaire che mi ha portato a insegnare senza interferire, rendendo necessario guardare e ascoltare i segni della verità che vengono espletati, ma raramente riconosciuti.[6]
Sebbene il materiale abbia trovato un posto importante nella miriade di lezioni incentrate sull'insegnante, la pratica incentrata sullo studente di Gattegno ha ispirato numerosi altri educatori. Nel 1963 l'educatrice franco-canadese Madeleine Goutard nel suo Matematica e Bambini, scrisse:
L'insegnante non è chi insegna ciò che non si conosce. È colui che rivela il bambino a se stesso rendendolo più consapevole della propria mente e con essa più creativo. I genitori di una piccola bambina di sei anni che a scuola usava i regoli Cuisenaire si meravigliarono delle sue capacità e le chiesero: 'Raccontaci come la maestra ti insegna tutto questo', a cui la bambina rispose: 'La maestra non ci insegna niente. Scopriamo tutto da soli.'[7]
Nel 1964, John Holt nel suo How Children Fail, scrisse:
Questo lavoro ha cambiato buona parte delle mie idee su come usare i regoli Cuisenaire e altri materiali. Inizialmente mi sembrò che potessimo usarli come dispositivi per impacchettare le ricette molto più velocemente di prima, e molti insegnanti sembra che li usino in questo modo. Ma questo è un grosso errore. Quello che dobbiamo fare è utilizzarli per consentire ai bambini di realizzare da sé, in base alla propria esperienza e alle proprie scoperte, una solida e crescente comprensione di come funzionano i numeri e le operazioni aritmetiche. Il nostro obiettivo deve essere quello di edificare in modo completo e accurato, se ciò implica farlo più lentamente, così sia. Alcune cose riusciremo a farle prima del solito, ad esempio le frazioni.
Gattegno fondò la Cuisenaire Company a Reading, in Inghilterra, nel 1954,[8] e alla fine degli anni '50 i regoli Cuisenaire erano stati adottati dagli insegnanti di 10.000 scuole in più di cento paesi.[9] I regoli furono ampiamente usati negli anni '60 e '70. Nel 2000, la società statunitense Educational Teaching Aids (ETA) ha acquisito la US Cuisenaire Company e ha formato ETA/Cuisenaire per vendere materiale legato ai regoli Cuisenaire. Nel 2004, i regoli Cuisenaire furono presentati in una mostra di dipinti e sculture dell'artista neozelandese Michael Parekowhai.
I regoli
Colore
Abbreviazione comune
Lunghezza (in centimetri)
Bianco
w
1
Rosso
r
2
Verde chiaro
g
3
Viola (o rosa)
p
4
Giallo
y
5
Verde scuro
d
6
Nero
b
7
Marrone (o "tanno")
t
8
Blu
b
9
Arancione
o
10
Un'altra disposizione, comune nell'Europa orientale, estesa di 2 grandezze (oltre i 10cm), è la seguente:
Colore
Lunghezza (in centimetri)
Bianco
1
Rosa
2
Azzurro
3
Rosso
4
Giallo
5
Viola
6
Nero
7
Marrone
8
Blu scuro
9
Arancione
10
Verde
12
Tanno
16
Uso nell'insegnamento della matematica
I regoli vengono utilizzati nell'insegnamento di una varietà di idee matematiche e con un'ampia fascia di età degli studenti.[10] Gli argomenti per cui vengono utilizzati includono:[10]
Conteggio, sequenze, schemi e ragionamento algebrico
Addizione e sottrazione (ragionamento additivo)
Moltiplicazione e divisione (ragionamento moltiplicativo)
Frazioni, rapporto e proporzione
Aritmetica modulare che porta alla teoria dei gruppi
The Silent Way
Sebbene siano utilizzati principalmente per la matematica, i regoli sono diventati popolari anche nelle classi di insegnamento delle lingue, in particolare quelle che adottano il metodo Silent Way.[11] Possono essere usati
per dimostrare la maggior parte delle strutture grammaticali come preposizioni di luogo, comparativi e superlativi, determinanti, tempi, avverbi di tempo, modo, ecc.,
per mostrare frasi e accenti, intonazione ascendente e discendente e raggruppamenti di parole,
per creare un modello visivo di costrutti, ad esempio il sistema di tempi verbali in lingua Inglese[12]
per rappresentare oggetti fisici: orologi, planimetrie, mappe, persone, animali, frutta, strumenti, ecc. che possono portare alla creazione di storie raccontate dagli studenti come in questo video.[13]
Altre bacchette colorate
Fin dagli esordi Maria Montessori usava dei bastoncini colorati per insegnare concetti di matematica e di lunghezze. Questo potrebbe essere il primo caso di bacchette colorate utilizzate a tale scopo in un'aula.
Anche Catherine Stern ideò una serie di bacchette prodotte colorando il legno con dei colori esteticamente gradevoli e pubblicò dei libri sul loro utilizzo più o meno nello stesso periodo di Cuisenaire e Gattegno.[14][15] Le sue bacchette erano di colori diversi da quelle di Cuisenaire, e anche più grandi, aventi come unità un cubo di 2cm anziché 1. Produsse vari accessori per accompagnare le bacchette, come vassoi e binari su cui disporle. Tony Wing, nella produzione di accessori per Numicon, si basò su molte delle idee di Stern, rendendo disponibili anche vassoi e binari adatti per i regoli Cuisenaire.[16]
Nel 1961 Seton Pollock produsse il sistema Color Factor,[17] che consisteva di regoli lunghi da 1 a 12cm. Basandosi sul lavoro di Cuisenaire e Gattegno, inventò un sistema unificato per assegnare logicamente un colore a qualsiasi numero. Dopo il bianco (1), i primi tre numeri primi (2, 3 e 5) sono assegnati ai colori primari rosso, blu e giallo. I numeri primi più alti (7, 11, ecc.) sono associati a sfumature di grigio via via più scure. I colori dei numeri non primi si ottengono mescolando i colori associati ai loro fattori: questo è il concetto chiave. Venne registrato un brevetto a nome di Pollock per un "Apparecchio per l'insegnamento o lo studio della matematica".[18] Il sistema Color Factor completo sia esteticamente che numericamente fu commercializzato per alcuni anni dalla famiglia di Seton Pollock, prima di essere trasferito a Edward Arnold, la casa editrice didattica. I colori del sistema di Pollock sono stati denominati in modo distintivo utilizzando, ad esempio, "scarlatto" invece di "rosso" e "ambra" invece di "arancione". Sono elencati di seguito.[19]