«Forse un nome domina tutti gli altri per la difesa del costone, Raffaele (Lello) Tarantini, che comandava una compagnia del X, primo capitano (...). Antico allievo della Nunziatella, ingegnere, lavorava in Francia (...). Un atleta ardente, apparentemente pessimista e nervoso, in realtà ben chiuso nella propria offerta. Ha diretto il fuoco delle sue armi, per ore intere, dal posto più bersagliato, angosciato dalla difficoltà del rifornimento di munizioni. Ha visto cadere attorno a sé tutti i suoi migliori, ma senza perdersi d'animo»
Figlio di Biagio e di Anna Mirate, entrò a sedici anni al Collegio Militare della Nunziatella di Napoli, come allievo del corso 1911-1914, dove ebbe come compagno Gaetano Carolei. Completati gli studi, si iscrisse presso la facoltà di ingegneria del Regio Politecnico di Napoli. Non ebbe tuttavia il tempo di laurearsi, dato che allo scoppio della prima guerra mondiale, con l'apertura del Fronte italiano, chiese ed ottenne di partire come volontario.
Nominato sottotenente, nel giugno 1915 fu assegnato al 229º Battaglione della Milizia Territoriale, per poi essere trasferito, nel novembre successivo, presso l'89º Reggimento fanteria della Brigata Salerno, comandato dal tenente colonnello Cesare Colbertaldo. Il reparto fu schierato sulla sinistra della valle dell'Isonzo, tra Bainsizza e Caporetto, e Raffaele si trovò ad operare sul monte Mrzli. Qui diede subito prova di grandissimo coraggio, meritando nella stessa giornata del 3 dicembre 1915 ben due medaglie d'argento al Valor militare. Durante la giornata, infatti, condusse i propri uomini all'assalto con grande sangue freddo, catturando numerosi prigionieri, meritando la prima decorazione. Calata l'oscurità, si offrì volontario per due volte per il compito di piazzare cariche di esplosivo nei reticolati avversari, nonostante il fuoco nemico, e meritò la seconda.
All'inizio del mese di marzo 1916, la Brigata Salerno fu trasferita sull'altopiano di Asiago, in risposta alla minaccia di offensiva da parte delle truppe austriache comandate dal generale Franz Conrad von Hötzendorf. Il 20 maggio successivo, l'89º Reggimento, appoggiato dal II Battaglione del 90º Reggimento, si trovava attestato nell'area tra Costesin e Malga Marcai, in località Bosco di Varagna. Preceduti da quattro giorni di bombardamento, i reparti austriaci invasero la zona, mettendo in seria difficoltà gli italiani. In questo frangente, Tarantini dimostrò ancora una volta il proprio eroismo, conducendo impavido i suoi uomini e meritando sia una medaglia di Bronzo al Valor Militare, che una Croix de Guerre francese.
Il giorno dopo, avendo perso importanti posizioni laterali, la Salerno fu costretta a ripiegare sul margine estremo dell'Altipiano di Asiago, dove si ricongiunse alle divisioni provenienti dall'area dell'Isonzo. Gravata da fortissime perdite (4213 effettivi risultarono morti, feriti o dispersi dopo lo scontro), la Brigata fu inviata in retrovia per riposare ed attendere i rimpiazzi. Rientrò in prima linea solo nel giugno 1916, sul fronte compreso tra il monte Interrotto, Busa del Termine e Col del Rosso. Stabilizzatosi il fronte degli altipiani, in agosto, la Brigata viene inviata sulla linea del Carso nel settore di Doberdò.
Nel frattempo, tuttavia, Tarantini aveva maturato la determinazione a diventare pilota d'aereo, e nel settembre 1916 fu trasferito al campo d'aviazione di San Giusto di Pisa, dove ottenne il brevetto nel maggio 1917.
Inviato nuovamente al fronte, fu assegnato alla 9ª Squadriglia da bombardamento, dove rimase fino al settembre 1917, mese in cui assunse il comando della 4ª Squadriglia e poi dal 13 luglio 1918 pilota della 182ª Squadriglia montata su bombardieri triplani Caproni Ca.41. Dopo gli esiti disastrosi della battaglia di Caporetto, ed il conseguente sfondamento del fronte italiano, la base della 182ª Squadriglia fu progressivamente arretrata prima a Padova e quindi a Ghedi.
Nonostante l'andamento provvisoriamente sfavorevole del conflitto, Tarantini si prodigò come in passato nel suo compito, fornendo ulteriori prove di valore nei cieli del Carso e del Trentino, le quali gli valsero un'ulteriore Medaglia d'argento al Valor Militare e la promozione a capitano.
Il 22 luglio 1918 Tarantini lasciò la 182^ per assumere il comando della 6ª Squadriglia Caproni, basata sull'aviosuperficie di Ca' degli Oppi di Oppeano e composta da undici piloti, in sostituzione del tenente Cavallarin. Il trasferimento avvenne giusto in tempo per effettuare la transizione sui nuovi velivoli Caproni Ca.44[1] che arrivarono in agosto[2], dai quali Tarantini seppe tirar fuori il meglio, come successivamente riconosciutogli.
Nel nuovo incarico, Tarantini continuò ad essere d'esempio e a mostrare ripetutamente il proprio coraggio nelle fasi conclusive del conflitto. Le prove di eroismo fornite durante la battaglia di Vittorio Veneto, che nel novembre 1918 segnò la definitiva sconfitta delle truppe austriache, gli valsero l'assegnazione della quarta Medaglia d'argento al Valor Militare.
Accanto all'attività politica, si dedicò con passione a quella professionale, lavorando in un primo momento nell'area delle cosiddette Terre Liberate dal Nemico[3] a San Giovanni di Manzano e Vivaro nel settore edilizio; e quindi dedicandosi all'ingegneria aeronautica.
Nell'aprile 1923 fu costituita la Regia Aeronautica come forza armata separata, e Tarantini rientrò in servizio con il grado di capitano del Genio aeronautico. Come Capo ufficio territoriale aeroporti e rotte aeree, si dedicò alla costruzione di numerose infrastrutture aeroportuali in tutta Italia, collaborando inoltre al perfezionamento di alcuni aeroplani. Nel giugno 1924 passò al 7º Stormo da bombardamento, ma vi rimase solo per due mesi, in quanto passò alla Direzione Superiore del Genio e Costruzioni Aeronautiche. In questa funzione realizzò, tra il 1925 ed il 1926, l'idroscalo di Ostia, ricevendo un encomio per l'ottimo lavoro effettuato.
Ultimato questo compito, si congedò nuovamente, per assumere l'incarico di Direttore generale delle Avio Linee Italiane, società con sede a Milano ed appartenente al gruppo FIAT. Durante questo incarico, presentò nell'ottobre 1927, nell'ambito del IV Congresso Internazionale di Navigazione Aerea di Roma, il progetto per la realizzazione di un aeroporto civile in prossimità di Ostia, il quale fu un precursore di quello che sarebbe diventato l'aeroporto di Fiumicino.
Nell'ottobre 1935 Tarantini si recò in Francia per conto delle Ferrovie, dove lavorò all'elettrificazione della linea Cuneo-Ventimiglia, attirandosi il plauso delle autorità sia italiane, che francesi.
Mentre si trovava in Francia, Tarantini fu raggiunto dalle notizie dell'inizio delle operazioni militari in Africa Orientale, e chiese subito di poter rientrare in servizio al comando di una Squadriglia. Tuttavia, dato che si trovava ormai inquadrato nei ruoli di complemento del Genio aeronautico, il suo desiderio non fu esaudito. Non soddisfatto dalla risposta, chiese di rientrare nei ruoli del Regio Esercito, in modo da poter essere inserito nella 2ª Divisione eritrea del Regio Corpo Truppe Coloniali d'Eritrea.
A Raffaele Tarantini fu dedicato il sommergibile della Regia MarinaCapitano Tarantini, varato il 7 gennaio 1940 e perso in azione il 15 dicembre dello stesso anno.
«Valoroso ufficiale, cinque volte decorato, volontario in A.O., comandante di compagnia eritrei posta a difesa di una posizione particolarmente delicata e difficile, durante dodici ore di aspra lotta riusciva a contenere con la sua energia e con la sua fermezza l'urto delle soverchianti forze avversarie. Nel momento più tragico, quando il nemico incalzante sembrava stesse per travolgere la linea, in piedi, al centro della posizione, gridava ai suoi ascari: « Qui si muore tutti, ma non si cede un palmo ». Il suo eroico contegno rinvigoriva le energie dei dipendenti e destava in essi così vivo entusiasmo da provocare un fulmineo decisivo contrattacco. Gravemente ferito non volle abbandonare il suo posto, se non al termine dell'azione. Decedeva durante il trasporto all'ospedale da campo, dopo aver manifestato tutta la sua gioia per la vittoria conseguita. Fulgida figura di eroe, esempio delle più elette virtù militari. Passo Mecan, 31 marzo 1936.»
«Per la prontezza con la quale intraprese l'azione incompleta dei reparti e per sangue freddo inalterabile, di cui fu bellissimo esempio ai suoi inferiori comandando l'azione, con la cattura di numerosi prigionieri. Monte Mrzli, 3 dicembre 1915.»
«Volontariamente offrivasi, per due volte consecutive, a collocare tubi di gelatina nei reticolati nemici fortemente difesi, eseguendo felicemente l'operazione con grave rischio e sprezzo del pericolo sotto vivo fuoco avversario. Monte Mrzli, 3 dicembre 1915.»
«Abile pilota d'aeroplano e comandante di squadriglia, compì numerosi ed arditi voli di combattimento anche in condizioni atmosferiche avverse. Sfidando il tiro dell'artiglieria avversaria, scese più volte a bassa quota per mitragliare ammassamenti di truppe. Esempio costante ai dipendenti di elevato sentimento del dovere e di ardimento. Cielo del Carso e del Trentino, agosto 1917-agosto 1918.»
«Comandante di squadriglia, mirabile esempio di ardire e di costanza, sempre primo nelle azioni di guerra, seppe trascinare nelle imprese più difficili i propri dipendenti, sfruttando efficacemente un nuovo tipo di apparecchio che si sperimentava per la prima volta, traendone da questo, per volontà ferrea e profondo sentimento del dovere, risultati brillanti. Vittorio Veneto, novembre 1918.»
«Ordinato di contrattacco, benché fatto segno al vivo fuoco nemico, sprezzante del pericolo, con l'esempio e con la parola incitava i suoi dipendenti ad avanzare, cooperando così alla riuscita dell'intrapresa azione. Bosco di Varagna, 20 maggio 1916.»
^Si trattava di un'area precedentemente in mano austriaca, per la quale fu istituito un apposito Ministero tra il 1919 ed il 1923.
^Raffaele Tarantini ed Amedeo d'Aosta si conoscevano sin dai tempi della Nunziatella, dove quest'ultimo era stato allievo del corso 1913, prima di arruolarsi volontario allo scoppio della Prima guerra mondiale.
^Mario De Bernardi partecipò alle edizioni della Coppa Schneider tenutesi nel 1926, 1927 e 1928. Dopo aver vinto la coppa nel 1926 a bordo di un Macchi M.39, nel 1928 fu il primo uomo a volare oltre i 500 km/h.
Francesco Carofiglio, La militar gioventù ottimamente ammaestrata. Le biografie degli ex allievi della Scuola Militare Nunziatella decorati con Medaglia d'Oro al valor militare, Volume I, Zaccaria, 2013, ISBN978-88-904561-4-5.
Roberto Gentilli e Paolo Varriale, I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico Aeronautica Militare, 1999.