Protocollo di Nagoya
Il Protocollo di Nagoya sull'accesso alle risorse genetiche e l'equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo (Nagoya Protocol on Access to Genetic Resources and the Fair and Equitable Sharing of Benefits Arising from their Utilization to the Convention on Biological Diversity), conosciuto anche come Protocollo di Nagoya (ABS) è un accordo supplementare del 2010 alla Convenzione sulla diversità biologica (CBD) del 1992. Il suo scopo è l'attuazione di uno dei tre obiettivi della Convenzione: la condivisione giusta ed equa dei benefici derivanti dall'utilizzo delle risorse genetiche, contribuendo così alla conservazione e all'uso sostenibile della biodiversità. Il Protocollo è stato approvato il 29 ottobre 2010 nella città giapponese di Nagoya ed è entrato in vigore il 12 ottobre 2014. Alla data del 22 aprile 2022 è stato ratificato da 137 paesi (compresa l'Unione europea).[1] ObiettiviIl Protocollo di Nagoya si applica alle risorse genetiche coperte dalla CBD e ai benefici derivanti dal loro utilizzo. Il Protocollo copre anche le conoscenze tradizionali associate alle risorse genetiche coperte dalla CBD e i vantaggi derivanti dal suo utilizzo. Il suo scopo è l'attuazione di uno dei tre obiettivi della Convenzione: la condivisione giusta ed equa dei benefici derivanti dall'utilizzo delle risorse genetiche, contribuendo così alla conservazione e all'uso sostenibile della biodiversità.[2] Approvazione e ratificaIl Protocollo è stato approvato il 29 ottobre 2010 nella città giapponese di Nagoya alla 10ª Conferenza delle parti della Convenzione sulla diversità biologica[3] ed è entrata in vigore il 12 ottobre 2014.[4] Alla data del 22 aprile 2022 è stato ratificato da 137 paesi (compresa l'Unione europea). ImpegniIl Protocollo di Nagoya stabilisce l'impegno per le parti contraenti di adottare misure in relazione all'accesso alle risorse genetiche, alla condivisione dei benefici e alla conformità.[2][5] Obblighi di accessoLe misure di accesso a livello nazionale alle risorse genetiche sono le seguenti:
Obblighi di ripartizione dei beneficiLe misure di condivisione dei benefici a livello nazionale devono prevedere la condivisione giusta ed equa dei benefici derivanti dall'utilizzo delle risorse genetiche con la parte contraente che fornisce le risorse genetiche. L'utilizzo comprende la ricerca e lo sviluppo sulla composizione genetica o biochimica delle risorse genetiche, nonché le successive applicazioni e la commercializzazione. La condivisione è soggetta a condizioni concordate. I vantaggi possono essere monetari o non monetari, come le royalty e la condivisione dei risultati della ricerca. Obblighi di conformitàGli obblighi specifici a sostegno del rispetto delle leggi nazionali e dei requisiti normativi della parte contraente che fornisce le risorse genetiche e gli obblighi contrattuali che si riflettono in termini reciprocamente concordati costituiscono una significativa innovazione del Protocollo di Nagoya. Le parti contraenti devono:
AttuazioneIl successo del Protocollo di Nagoya richiederà un'attuazione efficace a livello nazionale. Una serie di strumenti e meccanismi forniti dal Protocollo di Nagoya assisterà le parti contraenti, tra cui:
Sulla base dell'autovalutazione dei bisogni e delle priorità nazionali da parte di ogni paese, il rafforzamento delle capacità può aiutare a:
Rapporti con altri accordi internazionaliUn numero crescente di Aree di commercio preferenziale (APT) include disposizioni relative all'accesso alle risorse genetiche o alla condivisione dei benefici che derivano dal loro utilizzo. Infatti, alcuni recenti accordi commerciali, originati in particolare dai paesi dell'America Latina, prevedono misure specifiche volte a facilitare l'attuazione delle disposizioni contenute nel Protocollo di Nagoya, comprese le misure relative all'assistenza tecnica, alla trasparenza e alla risoluzione delle controversie.[7] Limiti e criticheOltre al fatto che alcuni Paesi non hanno aderito al Protocollo (tra questi gli Stati Uniti d'America),[8] la scarsa conoscenza del patrimonio genetico, la difficoltà di contare o stimare il loro valore economico reale o potenziale rende difficili alcune applicazioni del Protocollo. Stanno emergendo tecnologie che facilitano e accelerano lo sviluppo della biologia sintetica o la creazione di geni completamente nuovi o di trarre ispirazione da geni esistenti senza copiarli, il che potrebbe aprire le porte alla biopirateria, che consiste nello sfruttamento delle risorse biologiche o le conoscenze dei popoli indigeni senza condividerne i benefici economici.[9] Si teme che la burocrazia e le leggi nazionali danneggeranno il monitoraggio e la raccolta della biodiversità, la conservazione, la risposta internazionale alle malattie infettive e la ricerca.[10] Pubblicazioni
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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