Porta Serio
Porta Serio è una monumentale porta d'accesso al centro storico di Crema. StoriaL'evoluzione storica prima della costruzione delle mura venete non è chiara, forse esisteva già un ingresso all'imbocco dell'attuale via Giuseppe Mazzini, mentre all'esterno si andava a formare il borgo extra moenia di San Benedetto[1]. Lo storico Pietro Terni la cita narrando della ricostruzione delle mura del 1199, al di fuori della quale venivano fabbricati alcuni mulini[2]. Fin dal XIV secolo era affiancata da un castello mentre, in epoca veneziana, veniva aggiunto esternamente un bastione a coprire entrambi, un'«opera a corna» che era «così angusta, che non cuopre quella porta principale del Serio, né meno la sua piazza interiore, ch’è veduta dalla campagna»[3]. Una mappa della città non datata, ma risalente verso gli anni 1681/1682[4], ne riporta il prospetto ed era a quei tempi in parziale ricostruzione; infatti, una didascalia recita «Prospetiva della Porta che si va facendo alla Porta del Serio»[5]. Il nuovo governo della Repubblica Cisalpina decretava nel 1803 Crema «città aperta», avviando così lo smantellamento del sistema difensivo cittadino[6]. A partire dal 1804[7] iniziava il carteggio dell'Amministrazione comunale con l'architetto Faustino Rodi per una ristrutturazione delle due porte maggiori della città, Porta Serio e Porta Ombriano. Nella sua analisi il Rodi definiva le due strutture decadenti, precarie, bisognose di riparazioni e con passaggi ormai ritenuti angusti[6]. Il suo progetto prevedeva un sostanziale rifacimento in stile neoclassico, come poi fu effettivamente realizzato, con la porta affiancata da caselli daziari. Aboliti i dazi in ingresso in città nei primi anni del XX secolo, nel 1919 si provvedeva alla demolizione dei caselli e le due porte furono isolate[8]. Giusto le adiacenze di Porta Serio furono teatro di uno dei primi tragici episodi dell'occupazione nazifascista a Crema; il 15 settembre 1943 un autoblindo tedesco Contras 47 giungeva e si fermava in piazza Giuseppe Garibaldi suscitando la curiosità di alcuni cittadini; due militari spararono alcuni colpi di pistola uccidendo lo studente diciassettenne Domenico Pizzochero. Come si evince da un rapporto dei Carabinieri, nessuno aveva provocato i militari né con gesti né con parole, ma per l'opportunità di quei momenti non si procedeva ad alcun interrogatorio e identificazione[9]. CaratteristichePorta Serio si colloca sul lato orientale di Piazza Giuseppe Garibaldi. Fronte esternoLa porta è caratterizzata da due alte colonne di ordine ionico che sostengono un alto fornice centrale con mensole fortemente aggettanti; All'interno si colloca il grande arco d'ingresso a tutto sesto[8]. Le sezioni laterali sono in bugnato con due ordini sovrapposti[10]. Sopra la trabeazione è posta l'edicola con timpano triangolare, affiancata da due statue. Fronte internoSi discosta da quello esterno per la mancanza dell'edicola e per l'effetto «negativo» delle colonne che sorgono da un vano ombra forse ispirato da un progetto di Luigi Cagnola realizzato a Porta Ticinese a Milano[11]. La fornice sostiene quattro statue. Secondo Francesco Sforza Benvenuti le statue furono rinvenute nel castello di Porta Serio[12]. Le statueLe statue furono volute dallo stesso Rodi a sottolineare la vocazione commerciale della città[11]. Durante i restauri dei primi anni novanta del XX secolo fu possibile eseguire un attento studio. Le statue del fronte esternoSono due, scolpite nel marmo Botticino e rappresentano due figure femminili[13]. Si tratta dell'Italia e della Francia, con lungo abito a vita alta, sostenuto da una mano mentre con l'altra reggono foglie e fiori[13]. Non se conosce l'autore ma vi si ritrovano i caratteri neoclassici ispirati agli esempi francesi e alla scuola di Antonio Canova[13].
Le statue del fronte internoLe quattro statue del fronte interno rappresentano guerrieri in foggia militaresca classica[13]. La prima da sinistra rappresenta un guerriero in assetto da parata e riporta la sigla H.M.B.O. (Opera di Orazio Marinali Bassanese)[14]. La seconda è un guerriero con mantello, corazza e gonnellino a segmenti molto decorato; ha una posa teatrale e riporta la firma completa: HORAT MARENALIS BASSANI OPUS[15]. La terza statua ha vestiario simile al precedente, ma ha un braccio disteso con mano chiusa a pugno, probabilmente a sostenere un bastone di comando scomparso; riporta la firma HORATIJ ET FRAN FRATR V DE MARENALI BASSANENSI VOPUS[16]. Queste tre statue sono in marmo di Carrara[17]. L'ultima statua del fronte interno si differenzia perché non ha firma ed è in pietra arenaria[17]. Si tratta di un guerriero piuttosto rovinato e mancante di un braccio[17]. Tre delle quattro statue, quindi, sono riconducibili alla nota famiglia di scultori Marinali di Bassano del Grappa, attivi nel XVII secolo[13].
Note
Bibliografia
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