Porta Sant'Alessandro

Porta Sant'Alessandro
Mura veneziane di Bergamo
Porta Sant'Alessandro
Ubicazione
StatoRepubblica di Venezia (bandiera) Repubblica di Venezia
Stato attualeItalia (bandiera) Italia
RegioneLombardia
CittàBergamo
IndirizzoLago Porta Sant'Alessandro e Largo Porta Sant'Alessandro
Coordinate45°42′23.36″N 9°39′28.23″E
Mappa di localizzazione: Italia
Porta Sant'Alessandro
Informazioni generali
Costruzione1561-1588
sullemuraveneteeporte
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Porta Sant'Alessandro (in dialetto bergamasco Pórta Sant Alissànd)[1] è una delle quattro porte che accedono alla parte alta della città di Bergamo, ed è rivolta a ovest; prese il nome dalla chiesa di Sant'Alessandro, distrutta per la costruzione delle mura veneziane nel 1561.

Storia

La parte alta della città di Bergamo era protetta da mura fino dall'epoca romana, le quali avevano quattro porte orientate come i punti cardinali, di cui ne rimane poca testimonianza; contrariamente, delle mura successive di epoca medioevale sono rimaste visibili parti in via Arena, Via del Vàgine, e verso il monastero di Chiesa di Santa Grata inter Vites, in Borgo Canale[2].
Scrisse nel 1112 Mosè del Brolo nel poema Liber Pergaminius, a lode di Bergamo, che la città conteneva tre colli (quelli di S. Giovanni, del S. Salvatore e di S. Eufemia) e aveva quattro porte vnuator Urbs oris portis patet ipsa quaternis interius grummis ceu diximus edita terni[3].
Con l'avvento delle vicinie le porte presero il loro nome diventando così: Porte di Santo Stefano (poi Porta San Giacomo), Sant'Andrea (poi Porta Sant'Agostino), San Lorenzo e Sant'Alessandro.

Dal 9 luglio 2017 le mura veneziane sono entrate a far parte dell'UNESCO come patrimonio dell'umanità, nel sito seriale transnazionale "Opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo: Stato da Terra-Stato da Mar occidentale".

Storia

Porta Sant'Alessandro prese il nome dalla chiesa omonima; un documento dell'892 nomina questa grande basilica come la chiesa fuori della porta che dicesi di S. Alessandro non molto lontana dalla città di Bergamo; questa fu la prima chiesa dedicata al santo patrono e ne conteneva la tomba, e anche la prima cattedrale vescovile. Alla sua demolizione la reliquia venne traslata in quella che era la basilica di San Vincenzo nel 1600, diventando la Cattedrale di Sant'Alessandro, mentre il sepolcro vuoto venne spostato nella Chiesa di Sant'Alessandro della Croce, diventando, dopo il Concilio Vaticano II, l'altare comunitario.[4]

Altare chiesa Sant'Alessandro della croce, la prima tomba di Sant'Alessandro

Descrizione

Era la porta maggiormente protetta dalle cannoniere poste nel bastione di Sant'Alessandro, e anche se strutturalmente simile alla porta Sant'Agostino, è molto più rustica. La parte esterna è in pietra grigia fino all'altezza del cordone, e la parte superiore è gialla fino all'altezza del tetto.
Nel 1958, su progetto di Luigi Angelini, fu posto nel timpano il leone marciano in pietra di Vicenza, opera dello scultore Antonio Milani di Vicenza[5].

Note

  1. ^ Carmelo Francia e Emanuele Gambarini, Dizionario Italiano-Bergamasco, ISBN 978-8890095733.
  2. ^ Bergamo sera, Bergamo scomparsa:Le mura medioevali, su bergamosera.com. URL consultato il 9 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2016).
  3. ^ Porta Sant'Alessandro, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 9 settembre 2016.
  4. ^ Chiesa di Sant'Alessandro della croce, su comune.bergamo.it, comune di Bergamo. URL consultato il 9 settembre 2016.
  5. ^ GianMaria Labaa, Leoni alle Porte. Bergamo non sia iconoclasta, in La Rivista di Bergamo, aprile-maggio-giugno 2019, pp. 12-19.

Bibliografia

  • Historia del memorando contagio Lorenzo Ghirardelli, Bergamo, Rossi fratelli, 1681.
  • Claudio Piga, Luci e scorci di Bergamo Alta, Mercatino di Bergamo, 1998.
  • Bergamo, Le mura venete, Bergamo, Azienda Promozione Turistica di Bergamo e Provincia, 1988.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

  • Porta Sant'Alessandro (PDF), su territorio.comune.bergamo.it. URL consultato il 9 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2017).