Platonici di CambridgeI Platonici di Cambridge furono un gruppo di teologi e filosofi dell'Università di Cambridge attivi nella metà del XVII secolo. Il loro approccio si inquadrava all'interno del latitudinarismo anglicano. Le figure principali furono Ralph Cudworth e Henry More.[1] PensieroI Platonici di Cambridge ricorsero al concetto di philosophia perennis presente in Agostino Steuco e Marsilio Ficino, come il quadro di riferimento entro cui leggere e reinterpretare la filosofia antica e moderna.[2] Ripudiando la scolastica quale filosofia accademica e pedante, si aprirono agli sviluppi che avevano portato alla rivoluzione scientifica, per cercare un fondamento filosofico alternativo all'aristotelismo che stava rapidamente scemando di fronte alle sfide dello scetticismo e delle correnti materialistiche e meccanicistiche, in particolare quelle di Hobbes e Cartesio.[2] Essi ritenevano che la ragione fosse un parametro di giudizio adeguato per dirimere i disaccordi, e quindi sostenevano il dialogo tra la tradizione dei puritani e il Movimento laudiano. I calvinisti inglesi ortodossi dell'epoca trovarono insidiose le loro posizioni, che aggiravano le questioni teologiche di base dell'espiazione e della giustificazione per fede. Considerando che il circolo era diffuso in collegi puritani come il Sidney Sussex College, Cambridge e l'Emmanuel College di Cambridge, l'approccio dei Platonici minava alla base il Calvinismo. John Bunyan si lamentava in questi termini di Edward Fowler, un seguace rigoroso dei Latitudinari.[3] Essi concepivano la ragione come "la candela del Signore", compatibile con la fede: un'eco del divino nell'anima umana e un segno di Dio nell'uomo. Credevano che la ragione potesse giudicare le rivelazioni private della narrazione puritana e indagare sui rituali contestati e sulla liturgia della Chiesa d'Inghilterra. Essi sentivano come scorretto il dogmatismo dei teologi puritani, con le loro richieste anti-razionaliste. Sentivano anche che l'insistenza calvinista sulla rivelazione individuale lasciava Dio estraneo alla maggioranza dell'umanità. Allo stesso tempo, reagivano contro gli scritti riduzionisti materialisti di Thomas Hobbes. Sentivano che quest'ultimo, essendo razionalista, negava la parte idealistica dell'universo. Per i platonici di Cambridge, religione e ragione erano in armonia, e la realtà era conoscibile non solo tramite la sensazione fisica, ma anche dall'intuizione delle forme intelligibili che esistono dietro il mondo materiale della percezione quotidiana. Le forme universali e ideali informano la materia, e i sensi fisici sono guide inaffidabili alla loro realtà. In risposta alla filosofia meccanica, More proponeva un "Principio Hylarchic", mentre Cudworth sosteneva un concetto di "Natura plastica".[2] Principali esponenti
Sebbene non fosse considerato generalmente un platonico di Cambridge, Anthony Ashley Cooper, III conte di Shaftesbury (1671-1713) fu molto influenzato dal movimento. Maggiori opere
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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