Plagiothecium ovalifolium
Plagiothecium ovalifolium Cardot, 1905 è un muschio pleurocarpo della famiglia Plagiotheciaceae.[1] DescrizionePiante di medie dimensioni, autoiche. Il gametofito ha fusticini (caulidi) striscianti o più o meno eretti, lunghi fino a 3 cm,[2] che portano foglioline vegetative (fillidi) ampiamente distanziate e strettamente decorrenti, con i margini fogliari basali che si estendono oltre il punto d’inserzione per una lunghezza fino a 10 cellule. Sono lisce, divaricate, di forma ovata o oblungo-ovata, lunghe 1,1-1,4 mm, gradualmente e largamente acute.[3] La lamina fogliare, a margine intero o, raramente, denticolato verso l'apice,[4] è quasi dappertutto ricurva e formata da un solo strato di cellule esagonali allungate, a parete sottile, aventi dimensioni 85-130 × (9-)14-20 µm. Nei margini basali sono presenti poche cellule alari, scarsamente differenziate, da rettangolari a quadrate, talvolta un po' rigonfie (enfiate) e sferiche, larghe 14-20 µm. È presente una corta nervatura doppia.[4] Le foglie pericheziali sono largamente oblunghe, convolute, con cellule larghe 6-9 µm, a pareti sottili.[5] Lo sporofito ha una seta rossastra, liscia, ritorta verso sinistra,[4] lunga 2-2,5 mm che porta una capsula bruna, liscia, di forma cilindrica lunga circa 2,5 mm, piegata verso il basso. Opercolo conico-convesso con un breve apice allungato (becco) obliquo.[4] Esotecio con cellule esotecali sub-rettangolari o isodiametriche a pareti longitudinali ispessite. Peristomio doppio: denti dell'esostomio inferiormente striato-papillosi e papillosi distalmente, endostomio papilloso-spiculato con un'alta membrana basale, segmenti carenati, fortemente perforati, ciglia singole. Spore sferiche di 9-12 µm di diametro, rugose, finemente papillose.[5] Caliptra divisa solo da un lato.[4] Come in tutte le briofite, il ciclo ontogenetico è aplodiplonte isosporeo, con alternanza di generazione antitetica eteromorfa e prevalenza della generazione gametofitica (aploide) su quella sporofitica (diploide).[6] Distribuzione e habitatP. ovalifolium è diffuso nell'estreme regioni meridionali del Continente sudamericano: in Patagonia argentina, rinvenuto fino al limite settentrionale di 50°S, nella Bahia Onelli del Lago Argentino, nella provincia di Santa Cruz, nella Regione di Magellano e dell'Antartide Cilena (Fuegia media) e nell'arcipelago della Terra del Fuoco (Isla Grande, Isla de los Estados e Isla Observatorio).[5] È presente anche in alcune isole subantartiche dell'Oceano Atlantico e dell'Oceano Indiano, specificatamente nelle isole Falkland, nell'isola Lynch, nel settore S (da 30°W a 90°W) dell'Antarctic Botanical Zone[7] (Orcadi Meridionali), nell'isola Petermann (al largo della Costa di Graham sul versante occidentale della penisola Antartica), nell'isola di Re Giorgio (Shetland meridionali)[8] e nelle isole Prince Edward, Crozet e Kerguelen.[4] La specie ha un habitat piuttosto limitato in Antartide, colonizzando quasi esclusivamente le superfici fessurate delle rocce silicee in luoghi umidi, ombreggiati e riparati, dove si sviluppa in ciuffi densi. Forma anche piccoli tappetini appiattiti per lo più sottili, di colore da giallastro a marrone all'interno e da verde a verde biancastro o da giallo a verdastro all'esterno, dove è stato rinvenuto in associazione con altri muschi quali Bartramia patens, Sanionia georgicouncinata, Pohlia cruda, Andreaea gainii, Hymenoloma antarcticum, ed epatiche, quali Barbilophozia hatcheri e Lophozia excisa.[4][9] TassonomiaI primi esemplari furono raccolti dal botanico Carl Skottsberg nel corso della spedizione Nordenskjöld-Larsen del 1901-1904, guidata da Otto Nordenskjöld, con la nave Antarctic, al comando del capitano Carl Anton Larsen.[10] Provenivano dalla Terra del Fuoco e furono raccolti il 6 marzo 1902 in monte supra Ushuaia, a 530 m di altitudine,[11] e il 9 ottobre 1902 in silva ad Bahia Lapataia.[12] In una nota preliminare «afin de prendre date»[13] del 1905, il muschio fu brevemente descritto dal briologo francese Jules Cardot che, comparandolo con P. lucidulum Mitt. e con P. denticulatum Br. et Sch., ai quali somigliava ma da cui differiva per una serie di caratteri differenziali specifici,[14] istituì la nuova specie P. ovalifolium, designando come olotipo l'esemplare dell'erbario Cardot.[15] Note
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