Pio SanquiricoPio Ambrogio Sanquirico (Gudo Visconti, 28 ottobre 1847 – Milano, 10 giugno 1900) è stato un pittore italiano. BiografiaNato a Gudo Visconti, in provincia di Milano, da Carlo Sanquirico e Camilla Girotti in una cascina non più esistente in località Gudetto (lungo l'attuale Via Gudetto), suo zio era Alessandro Sanquirico, noto ed apprezzato scenografo e decoratore attivo a Milano soprattutto al Teatro alla Scala, al Teatro Carcano e alla Canobbiana (l'attuale Teatro Lirico di Milano Giorgio Gaber). Aveva anche un fratello coetaneo, Alessandro Junior Sanquirico (Milano, 1847 - Milano, 30 gennaio 1926), che visse molto tempo all'estero dedicandosi prevalentemente al restauro. Dopo aver esercitato fino a vent'anni il mestiere di doratore, assolti gli obblighi militari si formò all'Accademia di Brera di Milano, come allievo di Giuseppe Bertini e Raffaele Casnedi e distinguendosi in particolare negli studi architettonici.[1] Il suo debutto avvenne all'Esposizione Nazionale di Brera del 1874 con l'opera L'abbandonata. Si specializzò inizialmente verso un repertorio di genere comprendente ritratti femminili, nature morte, paesaggi e interpretazioni di scene storiche in chiave verista. Nel 1876 espose le opere I colombi amorosi e I colori della fanciullezza. Seguì l’inclinazione romantica per gli episodi della vita di uomini illustri, realizzando opere come Tommaso Campanella in carcere, esposta a Milano nel 1880 e conservata alla Pinacoteca di Brera[2]. Sempre in quell’anno fu invitato all’Esposizione Nazionale delle Belle Arti di Torino, dove rappresentò l’opera In tempo di pace.[3] Nel 1881, ancora a Milano, espose altri due quadri: Alla frutta, Panfilo Castaldi alla Corte degli Sforza. Sempre nel 1881 presentò l’opera Una scoperta: da Monza a Sesto e una serie di studi all’esposizione organizzata della Società di Incoraggiamento delle Belle Arti di Firenze. Nel 1882 a Milano espose tre quadri, Confidenza, Verrà e Il pulcino nero, che come riferisce Angelo De Gubernatis nel Dizionario degli artisti italiani viventi, pittori, scultori e architetti (edito a Firenze nel 1889) "destarono subito la simpatia del pubblico". Nello stesso anno realizzò anche La modella di Cleomene. Il pulcino nero venne esposto anche nel 1883, all'Esposizione di Roma, insieme ad un altro dipinto raffigurante Giordano Bruno, con la seguente iscrizione: Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam (forse tu pronunci questa frase contro di me con maggiore paura rispetto a me che la riceverò). Il suo capolavoro è considerato Il frutto proibito, esposto originariamente all'Esposizione artistica nazionale di Venezia nel 1887. [4] Un gruppo di fanciulle sfila per la strada, pare di sentire le loro voci allegre e le loro risate mentre dall'altro lato procedono in fila indiana alcuni preti che, attirati dal vociare, non possono fare a meno di voltarsi, quasi in maniera furtiva, a guardare quello che per loro non è altro che il frutto proibito.[5] E' noto anche per essere stato maestro di Giuseppe Pellizza da Volpedo. [6] Morì a Milano in circostanze non note nel 1900. Dopo la morte, il fratello Alessandro Junior fece ritorno a Milano dall'estero, dipingendo gli stessi soggetti del fratello, benché assai inferiori nella fattura. Nel 2018 il Comune di Gudo Visconti ha intitolato in suo nome il nuovo varco che unisce la Piazza Vittorio Veneto alla Chiesa dei SS. Quirico e Giulitta. OpereSi presenta un elenco delle principali opere conosciute di Pio Sanquirico:
Note
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