Laureato in medicina, fu uno degli agronomi più famosi del suo tempo. Non cessò mai in lui l'amore per la Sicilia in cui era nato, in particolare l'appoggio all'esperienza rivoluzionaria del '48. Viaggiò in Francia, Inghilterra e Austria, dove acquisì importanti cognizioni agronomiche e di meccanizzazione agricola. Rivelò in diverse occasioni alto spirito ecologico (opposizione al prosciugamento del lago Trasimeno, etc.).
Chiamato all'Università di Pisa quale docente di agronomia e pastorizia, vi restò fino alla morte. Collaborò con le più importanti riviste agrarie italiane, compreso il giornale dell'Istituto Tecnico di Jesi, che, il 27 agosto 1883, fu intitolato al suo nome. La sua opera più famosa è il Manuale dell'agricoltore (1870), che verrà ristampato per decenni.