La partecipanza agraria è un'antica forma di proprietà collettiva di terreni interessati a bonifiche, che trae origine dal medioevo, tuttora in uso in Emilia e in Veneto nel Polesine di Rovigo.
Lo stesso nome è utilizzato, per una proprietà collettiva riguardante un territorio boschivo, in Piemonte, a Trino Vercellese[1].
Origini storiche
Un'antica tradizione attribuisce l'istituzione delle partecipanze ai lasciti effettuati da Matilde di Canossa, che era signora di vasti feudi dall'una e dall'altra parte dell'Appennino. Non vi sono però prove documentarie di tali donazioni. Più probabile è che le partecipanze siano nate da enfiteusi perpetue volute dall'abate di Nonantola e dal vescovo di Bologna[2][3].
Lo sviluppo di questa forma di proprietà fu probabilmente dovuto all'incontro di diverse circostanze, quali le esigenze di bonifiche idrauliche[4] di vasta portata, che richiedevano la disponibilità di molte braccia e nello stesso tempo di un coordinamento delle iniziative, i lasciti e le donazioni di interi feudi alle abbazie e ad altre istituzioni ecclesiastiche, la concessione in enfiteusi di vaste zone paludose agli abitanti di alcuni paesi, l'abitudine invalsa di gestire i terreni secondo turni fissati da estrazione a sorte.
Note
- ^ Vedi anche articolo su stampa.it Archiviato il 3 dicembre 2011 in Internet Archive.
- ^ Arioti E., Fregni E., Torresani S. (a cura di), Le partecipanze agrarie emiliane. La storia, le fonti, il rapporto col territorio, Nonantola (MO), Grafiche 4Esse, 1990.
- ^ Fregni E. (a cura di), Terre e comunità nell'Italia Padana. Il caso delle Partecipanze Agrarie Emiliane: da beni comuni a beni collettivi, Brescia, Edizioni Centro Federico Odorici, 1992.
- ^ Antonio Saltini, Dove l'uomo separò la terra dalle acque, Storia delle bonifiche in Emilia-Romagna, Diabasis Reggio Emilia 2005 ISBN 88-8103-433-6
Bibliografia
- Cheiron n. 14-15: Terre e comunità nell'Italia Padana. Il caso delle Partecipanze Agrarie Emiliane: da beni comuni a beni collettivi. A cura di E. Fregni. Brescia, Ed. Centro Federico Odorici, 1992
- Vittorio Tofanetti La casa della Decima. Storia delle origini di S. Matteo della Decima. Ed. Marefosca / Comune di S. Giovanni in Persiceto, 1989 (con ampia bibliografia su Partecipanze e idrografia del territorio)
- Giovanni Forni, Persiceto e S. Giovanni in Persiceto, Bologna, 1921
- Girolamo Tiraboschi Storia dell'Augusta Badia di S. Silvestro di Nonantola, Modena, 1784
- Carlo Frassoldati, Partecipanze Agrarie Emiliane, Padova, 1936
- Mons. Antonio Samaritani, Il Comune rurale e la Partecipanza Agraria nel centopievese Cento . 1985
- P. Edmondo Cavicchi, Il Cristo di Pieve nella tradizione e nella storia del Centopievese, Pieve di Cento, 1964
- Vittorio Maccaferri, Il territorio persicetano. Analisi storica dalla centuria al nostro tempo, Ed. Strada maestra, S. Giovanni in Persiceto, 1984
- Patrizia Cremonini, L'Archivio Storico Comunale di S. Giovanni in Persiceto. Inventario (1114-1949), Ed. Provincia-Comune 1999
- Luigi Costato, I domini collettivi nel medio Polesine, Ed. Giuffré, Milano, 1968
- Libero Poluzzi, "Toponomastica" Articoli vari sulla rivista "Marefosca" 1991 e 1992 e annate successive
- Carlo Poni e Antonio Samaritani (a cura di), Cento e la partecipanza agraria, Ferrara 1999
Voci correlate
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