Pantoprazolo
Il pantoprazolo è uno degli inibitori della pompa protonica, prodotto dalle case farmaceutiche Abbott, Almirall, Takeda Italia, Sanofi e Angelini e venduto rispettivamente con il brand Pantecta, Pantopan, Pantorc, Buscopan Reflusso e Pireflux. Dal 2010 è il primo inibitore della pompa protonica a diventare disponibile come farmaco da banco, ovvero acquistabile come automedicazione senza ricetta medica.[2][3] IndicazioniViene utilizzato contro l'ulcera gastrica e duodenale, malattie del reflusso gastroesofageo e la sindrome di Zollinger-Ellison. Nonostante alcune differenze a livello di farmacocinetica, tutte le diverse molecole degli IPP non sembrano avere profili di efficacia clinica significativamente diversi tra loro, anche nei protocolli per l'eradicazione dell'Helicobacter pylori; in ambito di sanità pubblica e farmacoeconomia, la scelta tra i diversi IPP dovrebbe quindi tenere conto anche del rapporto costi/benefici, orientandola in direzione delle molecole più economiche a parità di efficacia (come il lansoprazolo)[4]. ControindicazioniUno studio condotto su larga scala e pubblicato nel 2016 ha dimostrato che l'assunzione prolungata di inibitori di pompa protonica negli anziani aumenta il rischio di sviluppare progressivamente la demenza.[5] L’assunzione prolungata di IPP può essere associato anche ad un'alterazione del livello di cromogranina A (CgA) che in sede di analisi viene utilizzata come marcatore dei tumori neuroendocrini. I livelli di cromogranina A ritornano normali dopo 14 giorni dall'interruzione del trattamento.[6][7] Dosaggi
FarmacodinamicaGli inibitori della pompa protonica (come ad esempio anche l'omeprazolo) servono a inibire la secrezione degli acidi gastrici, prodotti in maniera anomala dall'individuo, bloccando il sistema enzimatico idrogeno-potassio adenosintrifosfatasi. Si consiglia di somministrare il pantoprazolo alla mattina, prima o durante la colazione, in quanto l'inibizione della secrezione acida è maggiore la mattina piuttosto che la sera[8]. Effetti indesideratiTra gli effetti collaterali più comuni si annoverano quelli correlati al sistema gastrointestinale: dolore addominale, diarrea, nausea, vomito, secchezza delle fauci. Il più diffuso è la diarrea che si manifesta nel 4% circa dei soggetti. Dopo gli effetti gastrointestinali i più frequenti sono quelli legati al sistema nervoso centrale, come vertigine, cefalea, sonnolenza, astenia e nervosismo; tra questi il più comune è la cefalea che affligge l'1,4% dei pazienti. Con incidenza minore si possono manifestare effetti dermatologici (prurito e rash cutanei). Note
Bibliografia
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