Panno grosso bergamasco

Il panno grosso bergamasco è un tipo di panno, un tessuto pregiato ruvido, caldo e molto robusto.

Storia

La sua origine risale al Medioevo nelle zone della Val Gandino[1], in particolare nella località di Leffe e nella conca del monte Farno, dove contribuì a dare vita a un florido mercato della lana. La lavorazione dei panni lana fu importante per tutta la bassa val Seriana che ha creato ricchezza e famiglie che proprio grazie a questa attività diventarono molto facoltose, tra queste le famiglia di Albino, già nel XIV secolo e dopo il 1428 con la Repubblica di Venezia.[2] La lana per la produzione dei panni, proveniva dalla Campania o era prodotto spagnolo.

La produzione richiedeva l'impiego di più persone per compiere i numerosi passaggi di lavoro. La prima fase consisteva nella scelta della lana e il suo accurato lavaggio. Seguivano poi lavori di battitura e pettinatura, lavoro che veniva svolto da personale salariato. Contrariamente la filatura e tessitura era lavoro svolto proprio dai valligiani. Il passo successivo era dei follatori che lavoravano in piccoli laboratori personali, posti in prossimità dei corsi d'acqua e del Serio, dove con le gualchiere infeltrivano i panni. I panni dovevano poi essere lavati e posti su apposite “chiodere o tenditori”, generalmente posti sui prati, dove i panni in prossimità degli opifici o delle abitazioni. Il lavoro finiva nelle botteghe dove i panni dovevano essere ultimati con la garzatura e cimatura.[3]

La tintura ebbe uno sviluppo successivo. La tintura doveva essere eseguita in locali posti per statuto a valle degli opifici così che non vi fosse inquinamento delle acque. Nella località albinese risulta che vi fossero ben quattro tintorie attive già nel Quattrocento. Per la maggior parte venivano venduti i panni bianchi che erano quelli d'uso dalla gente comune, quelli colorati risulta fossero venduti da commercianti della pianura lombarda e emiliana ma che erano personaggi sempre bergamaschi che avevano occupato nuovi territori e che mantenevano i commerci con i lanaioli della val Seriana.

Queste sue caratteristiche gli permisero di essere utilizzato, in epoche passate, soprattutto negli eserciti[4] per divise e coperte, e contribuirono allo sviluppo economico della zona, tuttora rinomata per i propri prodotti lanieri.

Note

  1. ^ Valle Gandino Archiviato il 5 aprile 2011 in Internet Archive.
  2. ^ Storia di Albino, su comune.albino.bg.it, Comune di Albino. URL consultato il 12 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2022).
  3. ^ Tiraboschi, p.14.
  4. ^ Produzione e vendita online di coperte in pura lana vergine, mistolana, lana merino o merinos, cashmere, Lambswool, lana mohair, lana di cammello, singole e matrimoniali per..., su coperta.info. URL consultato il 30 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 31 maggio 2013).

Bibliografia

  • Giampietro Tiraboschi, L'inquieto Seicento albinese, Comune di Albino, 2020, ISBN 9788895984070.

Voci correlate

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