Palazzo Barni
Palazzo Barni è un palazzo nobiliare di Lodi, sito nel centro cittadino a breve distanza dalla Piazza Maggiore. StoriaL'area su cui sorge il palazzo era originariamente occupata da alcuni edifici di pertinenza del vicino palazzo Vistarini, appartenente all'omonima famiglia nobile[1]. Questi edifici, posti lungo il Corso di Porta Regale (oggi Vittorio Emanuele), vennero acquistati nel 1672 da Giovanni Paolo Barni, appartenente all'omonima casata[1]; nel 1698 suo figlio Antonio incaricò l'architetto Domenico Sartorio di trasformare i vecchi edifici in un sontuoso palazzo barocco[1], analogamente a quanto fatto nella villa di famiglia a Roncadello[2]. La costruzione venne compiuta nel Settecento[2]. Nel corso della sua storia l'edificio ospitò numerose personalità illustri di passaggio a Lodi, quali il re di Spagna Filippo V, l'imperatore Carlo VI, e il re di Sardegna Carlo Emanuele III[2]. Attualmente, dopo un lungo periodo di abbandono, il palazzo è in corso di restauro; al piano terreno sono ospitati alcuni locali commerciali[2]. CaratteristicheIl palazzo occupa una vasta area sul lato orientale del Corso Vittorio Emanuele, a poca distanza da Piazza della Vittoria. Lungo il corso prospetta l'ampia facciata a tre piani, in cui si aprono tre portali, di cui il maggiore – quello centrale – è sormontato da un balcone ornato da una ringhiera in ferro battuto secondo l'uso lodigiano[2]. In origine la fascia di terreno antistante la facciata era inclusa nella proprietà; essa venne ceduta alla città nel 1821 consentendo di ampliare e regolarizzare la carreggiata stradale[2]. All'interno si aprono due cortili, separati da un corpo di fabbrica trasversale che contiene la cappella gentilizia[2]; i due cortili, pur simmetrici nella pianta, hanno un carattere molto diverso, nobile quello a nord e rustico quello a sud. Il piano nobile viene raggiunto attraverso un maestoso scalone, la cui volta è decorata da un affresco di Sebastiano Galeotti, raffigurante Borea che rapisce Orizia[3]; un altro affresco a tema affine, I Boreadi cacciano le Arpie, orna il soffitto del salone principale[3]. Note
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