Ol'ga Dmitrievna ForšOl'ga Dmitrievna Forš, in russo Ольга Дмитриевна Форш? (Gunib, 28 maggio 1873 – Leningrado, 17 luglio 1961), è stata una scrittrice sovietica. Merita un posto di primo piano nella corrente del romanzo storico russo-sovietico.[1] BiografiaNacque in Daghestan nel 1873, figlia di un generale dell'esercito imperiale russo. Suo padre conobbe sua moglie, Nina Shakhetdinova, in Azerbaigian durante una sua permanenza nella zona caucasica.[2] La madre di Ol'ga morì quando la scrittrice era ancora in tenera età e dopo la morte del padre, avvenuta nel 1881, Ol'ga venne inserita in un orfanotrofio per bambini della nobiltà.[2] Nel 1895 Ol'ga sposò Boris Forš, anche lui nato e cresciuto in una famiglia di militari di carriera e cinque anni dopo iniziò a frequentare scuole di arte di buona levatura sia a Kiev sia a San Pietroburgo.[2] In questa ultima località lavorò nello studio di Pavel Petrovič Čistjakov. Pochi anni dopo, esattamente nel 1904 Boris Forš fu scacciato dall'esercito a causa del suo rifiuto di effettuare l'esecuzione capitale di alcuni prigionieri politici.[2] Per questo motivo la coppia si trasferì in Ucraina assieme ai loro due figli. Successivamente Ol'ga attribuirà l'ispirazione delle sue prime opere all'ambiente rurale e contadino che la circondava.[2] Il suo primo lavoro letterario venne pubblicato nel 1907, in un periodo in cui Ol'ga scriveva, dipingeva e insegnava arte alla Scuola di Levitskaya.[2] Ol'ga era molto interessata dalle idee del suo tempo, incluse i movimenti letterari tolstoiani, la Teosofia ed il Buddhismo, ma dopo la rivoluzione d'ottobre, assieme al marito divenne una sostenitrice del Bolscevismo.[2] Suo marito morì di tifo mentre prestava servizio nell'Armata Rossa a Kiev. Dopo la sua morte Ol'ga continuò a dedicarsi con passione ai lavori culturali. La celebrità le venne dal romanzo storico Odety kamenem ("Rivestiti di pietra", 1925),[3] nel quale ricostruiva la storia del rivoluzionario Bejdemann, costretto a venti anni di reclusione in attesa di una decisione dell'imperatore Alessandro II.[1] La sua seconda opera storico-letteraria fu Sovremenniki ("Contemporanei", 1926),[3] nella quale ripercorse la carriera dello scrittore Gogol', seguita da Simvolisti ("Simbolisti", 1934),[3] dove, influenzata dalla diffusione del realismo socialista, svalutò l'importanza dell'individualismo nell'arte, e dalla prima parte del futuro Radiščev (1934),[3] che uscì completo nel 1939, nel quale focalizzò il rapporto tra l'insurrezione di Emel'jan Ivanovič Pugačëv e l'opera di Radiščev.[1] Nel 1931 Ol'ga pubblicò il libro Sumasšedšij korabl' ("Il vascello folle"), nel quale affermò la supremazia della cultura nel rapporto tra artista e momento storico, un concetto che ritroveremo in quasi tutte le sue opere.[1] Nelle sue ultime opere, Viaggio da Pietroburgo a Mosca e Castello di Michele, rievocò la San Pietroburgo ai tempi dello zar Alessandro I.[3] Durante la sua vita ottenne numerosi riconoscimenti, come quello del "Congresso degli scrittori" nel 1934.[4] Morì a Tjarlevo, un sobborgo di Leningrado nel 1961. Opere principali
Opere tradotte in italiano
Note
Bibliografia
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