Ohannés Gurekian (Յովհաննէս Կիւրեղեան in armeno) nacque a Costantinopoli il 24 agosto 1902, da genitori armeni, Léon Gurekian e Mariamik Azarian (1875-1956). Figlio unico, arrivò con i suoi genitori in Italia, a Roma, nel 1907. Frequentò le scuole elementari a Roma e ad Asolo, e in seguito, essendo la famiglia stabilitasi ad Asolo, il collegio armeno Moorat Raphaël di Venezia.[1]
Su indirizzo del padre architetto, si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell'università di Padova, dove si laureò in ingegneria civile nel 1924. Continuò la frequenza all'università per la specializzazione in ingegneria idraulica, che ottenne nel 1926, ma non esercitò mai la professione. Immediatamente dopo la specializzazione, si trasferì a Torino, nello studio dell'architetto Ballatore di Rosanna.[2] Vi fece tirocinio da architetto fino al suo ritorno ad Asolo.
Le Dolomiti
Dopo un breve periodo di collaborazione con l'ingegnere Bolzon di Asolo, si trasferì a Frassené Agordino, che aveva avuto occasione di conoscere nel corso delle vacanze che vi trascorrevano i genitori sin dal 1922, attratto dal fascino delle crode dolomitiche, e vi si stabilì, iniziando a esercitare la professione di ingegnere civile.
Durante il periodo studentesco, faceva parte della sezione trevigiana del Club Alpino Italiano e, arrivato nell'Agordino, si iscrisse alla sezione di Agordo. Fece la conoscenza degli assi dell'alpinismo Attilio Tissi, Giovanni e Alvise Andrich, Domenico Rudatis, Alberico Biadene e, consolidata l'amicizia, ne diventò spesso compagno di cordata.[3] Il 25 agosto 1929, eseguì la prima ascensione della Torre Armena, gruppo dell'Agner.[4]
Nel 1932, fu nominato commissario straordinario della sezione di Agordo del Club Alpino Italiano[5], storicamente il più importante sodalizio italiano, e dal 1933 al 1946 ne fu nominato presidente. Nel 1935, collaborò con Ettore Castiglioni alla stesura della parte relativa alla Catena meridionale nel volume delle Pale di San Martino-Guida dei Monti d'Italia.[6]
È considerato un pioniere del moderno alpinismo delle alpi orientali.[7] Si dedicò attivamente alla valorizzazione del turismo a Frassené, dove fondò la prima associazione Pro Loco d'Italia[8], e nel 1933 fu nominato membro del Consiglio provinciale del turismo di Belluno.[9] In qualità di presidente della sezione agordina del CAI, curò il restauro del rifugio Scarpa, ai piedi del massiccio dell'Agner, che gli è stato intitolato dopo la morte.[10]
Dal 1934 al 1946, oltre a svolgere l'attività di professionista, insegnò all'istituto minerario di Agordo. Nel 1936, sposò Dina Della Lucia Dies di Frassené. Ebbero tre figli: Armen (1938), Mannig (1944) e Haïg (1945-1985).[11]
La professione
All'inizio del secondo conflitto mondiale, si trasferì definitivamente ad Asolo, pur continuando, per tutta la sua vita, a essere legato professionalmente alle vallate Agordine. Alla fine della guerra, venne chiamato a far parte del Comitato per la ricostruzione della provincia di Belluno[12][13], individuando, per le varie zone da ricostruire, le tipologie edilizie tradizionali da adottare. Progettò il piano di ricostruzione dell'abitato di Caviola, totalmente bruciato, per rappresaglia, dalle truppe naziste nella Valle del Biois il 20-21 agosto 1944.[14]
Nel 1948, spinto dalla necessità di aggiornamento dopo il periodo di torpore bellico, si iscrisse alla scuola di architettura e di urbanistica dell'Insitut Polytechnique dell'università di Losanna, con rettore l'architetto Jean André Tschumi. Pur avendo ultimato la frequenza dei corsi il 31 ottobre 1950, non poté laurearsi in architettura per mancanza di tempo derivante dalla attività professionale. La sua attività professionale fu fondamentalmente rivolta all'urbanistica, all'edilizia pubblica e a quella industriale.
Dal 1964, collaborarono nel suo studio i figli, prima Armen e successivamente Haïg. Morì ad Asolo il 1º marzo 1984.
Opere e progetti significativi
1930-1939
1932 Agordo - Ampliamento e sistemazione ospedale civile;
1934 Frassené - Villa Parolari;
1937 Monte Piana - Piano di valorizzazione dei campi di battaglia;
1938 Agordo - Ampliamento e sistemazione istituto minerario;
^R. Prefettura di Belluno, Gab. Prot. 5000/1/ in data 31 ottobre 1945.
^Rivista n. 4 - Comitato ricostruzione provincia di Belluno, Valli Alpine, 1947.
^Gasperi, La strage della valle del Biois, in: Nationalsozialistische Besatzungs und Annexionspolitik in Norditalien 1943, Michael Wedekind, 2003, p. 330.
Bibliografia
Le Dolomiti Bellunesi. Rassegna delle Sezioni bellunesi del C.A.I. - Giorgio Tosato, Il progetto Monte Piana di Ohannés Gurekian, Associazione "Le Dolomiti Bellunesi". Anno XXXIII - N. 66 - Estate 2011.
Fondazione Architettura Belluno Dolomiti - Fulvio Bona, Tommaso Del Zenero, Sara Gnech, Ohannés Gurekian, L'ingegneria, L'architettura, L'Urbanistica, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, ISBN 978-88-98941-27-8, Godega S.Urbano, 2021.
Le Dolomiti Bellunesi. Rassegna delle Sezioni bellunesi del C.A.I. - Giorgio Fontanive, Ohannés Gurekian, antesignano delle "guide turistiche per villeggianti", Associazione "Le Dolomiti Bellunesi". Anno XLVI - N. 92 - Estate 2024.
Galileo. Rivista di informazione, attualità e cultura degli Ingegneri di Padova - Fulvio Bona, Ohannés Gurekian, un vero architetto. La riscoperta di un importante rappresentante dell’architettura bellunese del XX secolo, Editore Collegio degli Ingegneri della Provincia di Padova. Anno XXXV - N. 275 - Luglio-Agosto 2024, ISSN 1122-9160.
Galileo. Rivista di informazione, attualità e cultura degli Ingegneri di Padova - Fulvio Bona, Un gesto architettonico per un messaggio di pace. Ohannés Gurekian e il progetto di Monte Piana, Editore Collegio degli Ingegneri della Provincia di Padova. Anno XXXV - N. 277 - Ottobre 2024, ISSN 1122-9160.