Ochotona hyperboreaIl pica siberiano (Ochotona hyperborea Pallas, 1811) è un mammifero lagomorfo della famiglia degli Ocotonidi, diffuso nelle zone montuose dell'Asia settentrionale. Ha dimensioni comprese tra 12,5 e 18,5 centimetri e pelliccia bruno-rossiccia in estate e grigio-bruna in inverno.[1] DistribuzioneCon numerose sottospecie (Ochotona hyperborea cinereoflava, Ochotona hyperborea coreana, Ochotona hyperborea ferruginea, Ochotona hyperborea mantchurica, Ochotona hyperborea normalis, Ochotona hyperborea uralesis, Ochotona hyperborea yesoensis - in foto -, Ochotona hyperborea yoshikurai), la specie occupa un areale assai esteso, che va dagli Urali alle isole di Sachalin ed Hokkaidō. Predilige le aree rocciose ricoperte da conifere, dove costruisce le proprie tane nei pressi di alberi caduti o fra le radici. DescrizioneDimensioniMisura tra i dodici e i diciotto centimetri di lunghezza, per un peso di circa 200 g. AspettoIl mantello, lungo e lanoso, muta due volte durante l'anno, sicché la specie assume due differenti colorazioni durante l'anno: in estate, il pelo è bruno-rossiccio, con tendenza a divenire man mano più rosso sui fianchi, mentre il ventre è biancastro con sfumature color ruggine. In inverno, invece, il pelo è grigio con sfumature brune. BiologiaSi tratta di animali diurni, attivi soprattutto al mattino ed al crepuscolo, mentre durante le ore centrali della giornata si riposano all'ombra di qualche roccia: dopo il risveglio, tendono a restare per un po' su qualche roccia a prendere il sole per scaldarsi. In estate, lavorano alacremente al fine di accumulare scorte di cibo per l'inverno, cibo che viene messo ad essiccare in cumuli che spesso i pica siberiani si rubano l'un l'altro. A differenza di altre specie congeneri, questi animali sono soliti emettere i propri richiami soprattutto nel tardo periodo estivo. AlimentazioneSi tratta di animali erbivori, che si nutrono di qualsiasi materiale vegetale riescano a trovare: sono stati osservati arrampicarsi per alcuni metri sugli alberi del nei pressi della propria tana, al fine di mangiarne i germogli. Visto che questi animali non vanno in letargo, in tarda estate accumulano parti verdi delle piante, che seccano e vengono consumate in inverno, ad integrazione dei sempreverdi e licheni che il pica raggiunge scavando tunnel al di sotto del manto nevoso. Le piante accumulate sono selezionate evitando le specie disponibili tutto l'anno e con un'alta percentuale di piante contenenti tannino e altre tossine (probabilmente perché il sapore sgradevole che hanno quando sono fresche migliora con l'essicazione).[2] RiproduzioneQuesti animali si riproducono durante i mesi caldi: le sottospecie più settentrionali tendono ad allevare un'unica grossa nidiata l'anno, solitamente in primavera, mentre quelle residenti in climi più miti possono allevare due cucciolate l'anno, seppure di dimensioni minori, una in primavera e l'altra in estate. In natura mediamente questi animali vivono due anni e raramente superano i tre, [1] mentre esemplari tenuti in cattività stupiscono per la loro longevità, giungendo a vivere per nove anni e mezzo (contro i tre anni della maggior parte delle specie di pica). Note
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