La sua distanza dal nostro sistema solare è stata ipotizzata in 350 milioni di anni luce e avrebbe un diametro di circa 62.000 anni luce.[3]
Dubbi sulla sua esistenza
La galassia è stata individuata nel 1865 dall'astronomo italiano Gaspare Ferrari,[6] ma osservazioni successive indicano che non esiste nessun oggetto celeste alle coordinate indicate dallo scopritore e quindi andrebbe considerato come "oggetto perduto" o "inesistente" o frutto di un errore nel riportare i dati.
L'unico oggetto di una certa rilevanza nei dintorni è la galassia PGC 1671, identificata dal database NASA/IPAC[7] che però annota che NGC identification is very uncertain.[3] Anche WikiSky[8] ipotizza che si tratti dello stesso oggetto.
^ab Michael F. Skrutskie, Roc M. Cutri, Rae Stiening, Martin D. Weinberg, Stephen E. Schneider, John M. Carpenter, Charles A. Beichman, Richard W. Capps, Thomas Chester, Jonathan H. Elias, John P. Huchra, James W. Liebert, Carol J. Lonsdale, David G. Monet, Stephan Price, Patrick Seitzer, Thomas H. Jarrett, J. Davy Kirkpatrick, John E. Gizis, Elizabeth V. Howard, Tracey E. Evans, John W. Fowler, Linda Fullmer, Robert L. Hurt, Robert M. Light, Eugene L. Kopan, Kenneth A. Marsh, Howard L. McCallon, Robert Tam, Schuyler D. Van Dyk e Sherry L. Wheelock, The Two Micron All Sky Survey (2MASS), in The Astronomical Journal, vol. 131, n. 2, 1º febbraio 2006, pp. 1163–1183, Bibcode:2006AJ....131.1163S, DOI:10.1086/498708, ISSN 0004-6256 (WC · ACNP).