Museo e centro di documentazione della civiltà villanoviana
Il MUV - Museo e Centro di documentazione della civiltà villanoviana è un museo archeologico ospitato nell'ex fienile del complesso rurale di Casa Sant'Anna a Villanova di Castenaso, frazione di Castenaso, città metropolitana di Bologna. Storia e descrizioneIl MUV - Museo e Centro di documentazione della civiltà villanoviana è stato inaugurato nel 2009 ed è ospitato nell'ex fienile del complesso rurale di Casa Sant'Anna a Villanova di Castenaso.[1] Il museo sorge nel luogo dove il conte archeologo bolognese Giovanni Gozzadini, fra il 1853 e il 1856, scoprì le tracce della fase più antica della civiltà etrusca, sviluppatasi tra gli inizi del I millennio a.C. e gli ultimi decenni dell'VIII secolo a.C., fino ad allora sconosciuta in Italia, a cui lo stesso Gozzadini dette il nome di "Villanoviana" dal nome di Villanova.[1] Al conte Gozzadini, difatti, faceva capo anche il cosiddetto predio di Casa Sant'Anna, un complesso rurale costituito da una serie di edifici, tra cui un fienile e un forno-pollaio, realizzati agli inizi del XX secolo, oggi di proprietà del comune di Castenaso. Proprio da questi due edifici si è pensato di trarne un "Centro Villanoviano". Dopo un intervento di restauro, che permise di riportare le due costruzioni all'aspetto originario, il giorno 8 maggio 2009 è stato inaugurato il MUV, ovvero il Museo della Civiltà Villanoviana, che raccoglie i reperti degli scavi di Marano di Castenaso e delle zone circostanti. I principali reperti delle necropoli dell'area[2] sono a lungo stati conservati in tre musei:
Nel 2015 parte dei reperti del Museo civico archeologico di Bologna sono tornati a Castenaso.[3] Nel 2018 è stata inaugurata una capanna capanna nel giardino adiacente agli edifici, ricostruita sullo stile di quelle della prima età del Ferro.[4] Necropoli etruscheGiovanni Gozzadini eseguì gli scavi fra il 1853 e il 1856.[3] Alle rilevazioni nelle necropoli dell'Età del ferro di Villanova diede una mano anche la moglie del Gozzadini, Maria Teresa di Serego-Allighieri, disegnando i rilievi delle sepolture e dei corredi e collaborando al restauro di alcuni reperti.[5]
Note
Bibliografia
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