Murray Gell-Mann

Murray Gell-Mann
Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la fisica 1969

Murray Gell-Mann (New York, 15 settembre 1929Santa Fe, 24 maggio 2019) è stato un fisico statunitense, Premio Nobel per la Fisica nel 1969 per gli studi sulle particelle elementari, in particolare sulla teoria dei quark.

Biografia

Nato a Manhattan da una famiglia di origine ebraica immigrata da Černivci, ha conosciuto gli anni duri della Grande depressione e la povertà. È stato un bambino prodigio e aspirava a fare il linguista o l'archeologo, ma il padre gli propose di fare l'ingegnere o il fisico; Gell-Mann gli rispose che il corso di fisica era l'unico alla Columbia Grammar in cui era andato male.

Si è laureato in fisica alla Yale University nel 1948 a soli 19 anni e ha conseguito il dottorato presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology) nel 1951. È stato professore di fisica presso l'Università di Chicago prima di trasferirsi presso il California Institute of Technology, dove ha insegnato dal 1955 al 1993. È stato professore emerito di fisica teorica presso il Caltech e professore presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università del Nuovo Messico ad Albuquerque. Nel 1984 ha fondato a Santa Fe nel Nuovo Messico il Santa Fe Institute, un istituto non profit per la ricerca sui sistemi complessi e lo sviluppo dell'insieme di studi interdisciplinari denominato scienza della complessità. È stato anche un linguista e un collezionista di antichità dell'Asia orientale.

Contributi scientifici

Ha introdotto la cosiddetta via dell'ottetto (in inglese Eightfold Way che si riferisce al Nobile Ottuplice Sentiero del buddhismo) come mezzo per organizzare coerentemente il gran numero di particelle trovate sperimentalmente negli anni. La via dell'ottetto ha stabilito una chiara relazione tra il sistema dei quark e l'algebra astratta, relazione espressa da una teoria di gauge basata sul gruppo SU(3) denominata cromodinamica quantistica, o QCD (Quantum Chromodynamics), che descrive l'interazione forte fra quark mediata dai gluoni.

Il contributo di Gell-Mann è stato fondamentale anche nello sviluppo del concetto di quark, della legge di conservazione della stranezza e nella scoperta che i quark possiedono carica ±1/3 o ±2/3. Insieme a Francis E. Low, dimostrò il Teorema di Gell-Mann e Low.

L'origine del nome Quark

Secondo quanto riferito dallo stesso Gell-Mann, il nome "quark" gli è stato suggerito da una frase senza senso contenuta nel romanzo Finnegans Wake di James Joyce, che egli stava leggendo al tempo della scoperta:

Three quarks for Muster Mark!
Sure he has not got much of a bark
And sure any he has it's all beside the mark.
James Joyce, Finnegans Wake[1]

Ulteriori dettagli a questo riguardo vengono dati da Gell-Mann nel suo libro The Quark and the Jaguar, Adventures in the Simple and the Complex (Il Quark e il Giaguaro, avventure nel semplice e nel complesso).[2][3]

Testi

Gell-Mann ha scritto un libro di divulgazione scientifica intitolato The Quark and the Jaguar, Adventures in the Simple and the Complex (Il Quark e il Giaguaro, avventure nel semplice e nel complesso) in cui ha messo a fuoco sia il concetto di elementarità sia quello di complessità. Più in generale egli presenta una netta tendenza alla riflessione filosofica con conseguente teorizzazione del pluralismo ontologico.

George Johnson gli ha dedicato Strange Beauty: Murray Gell-Mann and the Revolution in 20th-Century Physics (Strana bellezza: Murray Gell-Mann e la rivoluzione della fisica nel XX secolo), la più nota biografia dello studioso.

Opere tradotte in italiano

  • M. Gell-Mann, Il quark e il giaguaro, Torino, Bollati Boringhieri, ISBN 9788833912875, 2000.

Note

  1. ^ J. Joyce, Finnegans Wake, Penguin Books, 19<2 [1939], p. 383, ISBN 0-14-006286-6.
  2. ^ La citazione originale è la seguente:
    (EN)

    «In 1963, when I assigned the name "quark" to the fundamental constituents of the nucleon, I had the sound first, without the spelling, which could have been "kwork". Then, in one of my occasional perusals of Finnegans Wake, by James Joyce, I came across the word "quark" in the phrase "Three quarks for Muster Mark". Since "quark" (meaning, for one thing, the cry of the gull) was clearly intended to rhyme with "Mark", as well as "bark" and other such words, I had to find an excuse to pronounce it as "kwork". But the book represents the dream of a publican named Humphrey Chimpden Earwicker. Words in the text are typically drawn from several sources at once, like the "portmanteau" words in "Through the Looking-Glass". From time to time, phrases occur in the book that are partially determined by calls for drinks at the bar. I argued, therefore, that perhaps one of the multiple sources of the cry "Three quarks for Muster Mark" might be "Three quarts for Mister Mark", in which case the pronunciation "kwork" would not be totally unjustified. In any case, the number three fitted perfectly the way quarks occur in nature.»

    (IT)

    «Nel 1963, quando io assegnai il nome "quark" ai costituenti fondamentali del nucleo, io ebbi inizialmente l'impressione, senza la sillabazione, che avrebbe potuto essere "kwork". Allora, in uno dei miei occasionali studi su Finnegans Wake, di James Joyce, io mi trovai di fronte la parola "quark" nella frase "Tre quark per Muster Mark". Poiché "quark" (che significa, da un lato, il verso del gallo) era chiaramente inteso per fare rima con "Mark",, così come "bark" e altre parole simili, io dovevpo trovare una scusa per pronunciarla come "kwork". Ma il libro rappresenta il sogno di un oste di nome Humphrey Chimpden Earwicker. Le parole nel testo sono tipicamente derivate subito da parecchie fonti diverse, come parole "portamantello" in "Through the Looking-Glass". Di volta in volta, le frasi che si trovano nel libro sono parzialmente determinate dalle richieste di una bevanda in un bar. Io ne ho concluso quindi, che forse una delle multiple fonti dell'esclamazione "Tre quark per Muster Mark" potrebbe essere il "Tre quarti per Muster Mark", nel qual caso la pronuncia della parola "kwork" non sarebbe del tutto ingiustificata. In ogni caso, il numero tre si adattava perfettamente al modo in cui "quark" si presenta in natura.»

  3. ^ M. Gell-Mann, The Quark and the Jaguar: Adventures in the Simple and the Complex, Henry Holt and Co., 1995, p. 180, ISBN 978-0-8050-7253-2.

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