Feldman studiò inizialmente pianoforte con Vera Maurina-Press (allieva di Ferruccio Busoni, alla quale dedicherà nel 1970 il brano Madame Press Died Last Week at Ninety), mentre più tardi (dal 1941) si dedicò allo studio della composizione, prima con Wallingford Riegger e successivamente (dal 1944) con Stefan Wolpe (a quest'ultimo Feldman dedicherà una delle sue più note composizioni, For Stefan Wolpe). Il rapporto con i suoi insegnanti però non fu semplice, infatti si trovò spesso a polemizzare con loro (polemiche che però nel caso di Stefan Wolpe furono quanto mai costruttive, tanto che Feldman in anni più tardi ne parlerà spesso come di un'esperienza fondamentale per la sua crescita artistica), mentre con Riegger invece i rapporti furono molto turbolenti, al punto che dopo un paio d'anni di studio li interruppe senza diplomarsi.
Nel 1950 Feldman si recò a sentire un concerto della New York Philharmonic (in programma la Sinfonia di Anton Webern), e fu in questa circostanza che conobbe John Cage, un incontro che condizionò fortemente sia la sua vita (al punto da trasferirsi ed andare ad abitare nello stesso edificio in cui viveva Cage) che la sua concezione compositiva.
Morton Feldman iniziò a comporre già negli anni quaranta, sebbene i suoi lavori giovanili (spesso marcati da una certa influenza di Alexander Scriabin) siano stilisticamente molto differenti da quello che avrebbe composto più tardi, e che lo avrebbe reso universalmente noto per il suo linguaggio affatto personale, differente dalla maggior parte dei compositori a lui coevi.
Fu dopo il suo incontro con John Cage che Feldman iniziò a scrivere musica che non era correlata con le tecniche del passato, né con quelle in voga in quegli stessi anni (in particolare modo lo strutturalismo), utilizzando sistemi di notazione musicale non convenzionali (spesso basati su "griglie" o altri elementi grafici), delegando all'interprete (o al Caso) la scelta di determinati parametri (talvolta Feldman determinava in partitura soltanto il timbro ed il registro, lasciando libera la scelta delle altezze all'esecutore, altre volte invece semplicemente specificando il numero di note che debbono essere suonate in determinati momenti, senza specificare quali).
In quell'epoca segnata dal suo interesse nei confronti dell'Alea, Feldman applicò anche elementi derivati dal calcolo delle probabilità alle sue composizioni, traendo in questo senso ispirazione da certe opere di Cage come "Music of Changes" (dove le note da eseguire sono determinate dalla consultazione de I-Ching).
A partire dalla metà degli anni cinquanta, e poi definitivamente dal 1967, per necessità di maggiore precisione nel controllo della sua musica, e per evitare che la particolare notazione venisse travisata come un invito all'improvvisazione, ritornò alla notazione musicale tradizionale. Per il suo frequente utilizzo di ripetizioni, fu spesso ritenuto un precursore del minimalismo.
Trovò spesso ispirazione nel lavoro degli amici pittori legati all'espressionismo astratto, tanto che negli anni settanta compose numerosi brani (spesso con durate attorno ai venti minuti) sotto questo specifico influsso (tra cui Rothko Chapel del 1971, brano scritto per l'omonimo edificio di Houston che ospita quattordici opere di Mark Rothko, e For Frank O'Hara del 1973).
A partire dalla fine degli anni settanta iniziò a produrre lavori molto lunghi (raramente più brevi di mezz'ora, ed anzi spesso molto più lunghi), generalmente composti da un movimento unico, dove la concezione della durata viene dilatata fin quasi a voler annullare la stessa percezione del tempo; questi lavori comprendono Violin and String quartet (1985, due ore circa), For Philip Guston (1984, quattro ore circa), fino all'estremo String quartet II del 1983, la cui durata supera abbondantemente le cinque ore (senza nessuna pausa). La sua prima esecuzione integrale fu data nel 1999 presso la Cooper Union di New York dal Flux Quartet, il quale ha pure registrato lo stesso brano nel 2003 (per una durata totale di 6 ore e 7 minuti). Com'è tipico della sua tarda produzione, questo brano non presenta nessun cambiamento d'umore, rimanendo per la sua quasi totalità su dinamiche estremamente ridotte (piano o pianissimo); Feldman del resto negli ultimi anni ha dichiarato che i suoni di bassa intensità (quiet sounds) erano gli unici che lo interessavano.
La maggior parte delle sue composizione è edita da Peters (New York/Lipsia) e da Universal (Vienna).
(EN) Suzann Josek, The New York School. Earle Brown, John Cage, Morton Feldman, Christian Wolff, Pfau Verlag (Saarbrücken), 1998, ISBN 3-89727-036-6
(FR) Morton Feldman, Ecrits et Paroles, précédés d'une Monographie par Jean-Yves Bosseur, L'Harmattan (Parigi), 1998, ISBN 2-7384-7157-9
(DE) Sebastian Claren: Neither – die Musik Morton Feldmans, Wolke-Verlag (Hofheim), 2000, ISBN 3-923997-90-6
(EN) Morton Feldman, Give My Regards to Eighth Street: Collected Writings of Morton Feldman, con uno scritto di Frank O'Hara, Exact Change (Boston), 2000, ISBN 1-878972-31-6
(EN) a cura di Chris Villars, Morton Feldman Says: Selected Interviews and Lectures 1964-1987, Hyphen Press (Londra), 2006, ISBN 0-907259-31-6
(FR) Philip Gareau, La musique de Morton Feldman ou le temps en liberté, L'Harmattan (Parigi), 2006, ISBN 2-296-00048-7