Metodo di VojtaIl metodo di Vojta prende il nome dal dottor Vaclav Vojta (12 luglio 1917 – 12 settembre 2000) che, dopo aver osservato il comportamento motorio patologico di molti bambini con PCI e dopo aver studiato le scoperte di Windle sulle scimmie che avevano avuto un'anossia cerebrale pre e post natale, vide che c'era un'analogia tra i deficit motori gravi dei bambini con PCI e i danni secondari scoperti nelle scimmie, per il mancato apporto funzionale da parte delle aree primitivamente lese . StoriaQuesta tecnica fu abbozzata intorno alla seconda metà del XX secolo ApplicazioniSi tratta una metodica riabilitativa che si applica soprattutto ai bambini con problemi motori sin dall'età neonatale, ma trova un campo abbastanza aperto anche per i soggetti adulti con problemi neurologici. Vojta ebbe l'intuizione che nei bambini con paralisi cerebrali infantili, era possibile evitare la strutturazione di uno schema motorio alterato, mediante la stimolazione precoce e ripetuta di afferenze fisiologiche, sfruttando la normale evoluzione filogenetica ed ontogenetica. La stimolazione manuale di determinati distretti corporei, generalmente il gomito e il calcagno, (aree, denominate "zone di stimolo"), associate ad afferenze propriocettive posturali, inducono la comparsa di riflessi di locomozione. RiflessiVojta distingue un riflesso filogenetico di "strisciamento" e uno ontogentico che è il "rotolamento". Questi riflessi compaiono normalmente verso il secondo-terzo mese di vita il primo, e dopo il quarto mese il secondo. La tecnica di Vojta si basa sulla possibilità di indurli molto più precocemente possibili. I due riflessi scatenano schemi di locomozione globale che impegnano capo, tronco ed arti che si muovono nello spazio con coordinazione reciproca. Essi favoriscono inoltre meccanismi di raddrizzamento e reazioni posturali. Principi generali
Valutazione precoceClassificazione degli Stati neurologici secondo Ingram: da qui parte Vojta.
Reazioni posturali e osservazioneVojta ne sceglie 7 per la valutazione neurologica del bambino perché hanno una tipica evoluzione in fasi. Pone l'accento anche su quelli che definisce i segni neurologici dello sviluppo intellettivo. In particolare: il sorriso, il riflesso oculo-facciale, il riflesso acustico-facciale, tutti i riflessi di difesa, riflessi nocicettivi: tutti riflessi che in assenza di lesioni sensitivo-sensoriali possono essere premonitori di danno neurologico.
Sono fatti sempre con la stessa sequenza, non c'è partecipazione, non si parla, no farsi guardare, è veloce, lo scopo è di evocare la competenza posturale automatica, non mediata dal bambino. Classificazione patologicaAttraverso lo screening neurologico vengono individuati bambini a rischio in base al numero di riflessi “mancati”. Se si mostrano con patologia grave e gravissima: vanno subito in trattamento mentre quelli con patologia lieve e medio-grave: sottoposti a controlli ogni 15g attraverso la valutazione dei riflessi di posizione. Si hanno tanti falsi positivi e tanti “falsi negativi”. TerapiaIl trattamento è standardizzato: a tutti i bambini si evocano lo strisciamento riflesso e il rotolamento riflesso attraverso la stimolazione dei punti chiave è intensivo. È utile per le lesioni periferiche non complete per ottenere contrazioni di gruppi muscolari per vie riflesse: attraverso sommazione spaziale-temporale (es. paralisi ostetrica del plesso brachiale. L'efficacia del trattamento è legata alla tempestività pensando ci fosse un'alterazione da non uso strutturale. Limiti
Bibliografia
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