Meo da SienaMeo da Siena, oppure Meo di Guido da Siena (Siena, XIII secolo – XIV secolo), è stato un pittore italiano, considerato l'artista più significativo nell'ambiente perugino del primo Trecento e anche il pittore più richiesto per le tavole d'altare a Perugia tra secondo e quarto decennio del Trecento[1][2]. BiografiaIl padre di Meo da Siena, il pittore Guido da Siena, è al centro di un dibattito riguardante l'identificazione, perché ci sono numerosi artisti senesi omonimi negli anni che vanno dalla fine del XIII secolo e l'inizio del successivo.[1][3] Qualche storico dell'arte come Mariotti lo ha identificato con l'esecutore della celebre Maestà senese nella basilica di San Domenico, datata 1221, ma non tutti gli esperti concordano.[1] Meo da Siena lavorò a Firenze e soprattutto a Perugia,[3] dove sono presenti quasi tutte le opere attribuite a lui, anche se gli storici non concordano sulla cronologia delle opere e sulla data del suo arrivo a Perugia.[4][2] Fu seguace di Duccio di Buoninsegna,[3] il primo maestro della scuola senese.[4][2] La carriera e la personalità di Meo da Siena sono incentrate nella sua unica opera firmata, il polittico n.22 della Galleria nazionale dell'Umbria, una Madonna con il Bambino e santi, databile intorno al 1319.[4][5][3][6] [2] Il polittico proviene dalla chiesa abbaziale benedettina di Montelabate,[5][2] dove sono presenti altre opere di Meo da Siena, ed è caratterizzato dalle figure a mezzo busto ispirate da Andrea Vanni, oltre che influenzate iconograficamente dal Duccio e da Pietro Lorenzetti.[4] L'opera mostra lo stile tipico di Meo da Siena, con i personaggi un po' rigidi e ieratici, dai volti allungati e descritti da disegni vigorosi e ombreggiature profonde, in un colore a intonazione bassa.[4] La tecnica è accurata, ricca di particolari e motivi decorativi raffinati, anche se i panneggi non risultano sempre fluidi e musicali come quelli di Duccio.[4] Si trovano nello stesso museo anche le due tavole con la Madonna col Bambino nn.23 e 24 e il pentittico n.25. Ancora a Perugia, presso il Museo della cattedrale, si conserva un trittico con la Madonna con il Bambino, il Redentore e santi.[1][2] La Madonna col Bambino n.24, originaria della chiesa perugina di Santa Maria della Misericordia, costituisce una porzione centrale di un dossale d'altare a più figure, tra le quali quella di un santo vescovo e quella del donatore.[1] La Madonna col Bambino pentittico n.25 proviene dalla chiesa perugina di San Domenico, anche se persiste qualche incertezza sull'originaria collocazione.[1][4] Tra le attribuzioni si può menzionare quella proposta dallo storico dell'arte Weigelt nel 1909, del paliotto a doppia faccia dello Städelsches Kunstinstitut di Francoforte sul Meno, con una Vergine in trono, datato 1333 e per lungo tempo considerato una predella,[1] oltre che una Madonna col Bambino nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Firenze, con evidenti caratteri bizantineggianti.[4] Lo stile di Meo da Siena ricevette influenze da Segna di Bonaventura,[2] Pietro Lorenzetti, Vigoroso da Siena e Simone Martini, dalla scuola bolognese per il chiaroscuro denso e corposo, dalle opere presenti nei cicli pittorici della basilica di San Francesco, dalla pittura boema per l'iconografia, ed è considerato l'artista più significativo nell'ambiente perugino del primo Trecento e anche il pittore più richiesto per le tavole d'altare a Perugia tra secondo e quarto decennio del Trecento.[1][2] Di Meo da Siena non si conoscono con precisione il luogo e la data di morte.[1] Opere
Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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