Fin da bambino è un appassionato spettatore, come dichiarato in un'intervista alla rivistaon line Assaman[1] nella quale ricorda l'espediente escogitato per vedere senza pagare i film proiettati in un cinema di fronte a casa sua. Come altri registi senegalesi, tra i quali Djibril Diop Mambéty, Wade si avvicina al cinema attraverso il genere western molto diffuso nelle sale di Dakar.
Si trasferisce in Francia per studiare cinema a Parigi dove si appassiona al cinema giapponese scoprendo alcuni punti in comune tra l'estetica e la cultura cinematografica giapponese e quella africana. A metà degli anni Settanta ritorna in Senegal dove inizia a lavorare come regista presso la tv senegalese. Viene chiamato dal Ministro della Cultura per lavorare per l'archivio audiovisvo per il quale effettua ricerche in tutto il paese per raccogliere testimonianze delle avanguardie del patrimonio culturale.Dirigerà l'Archivio dal 1977 al 1985. Nel 1979 realizza i suoi primi tre cortometraggi in 16mm.
Dopo dieci anni decide di ripartire per la Francia per poi rientrare definitivamente nel 2003 in Senegal.
Barlet, Olivier, Les cinémas d'Afrique noire: le regard en question, Paris, 1996.
Gariazzo, G., Poetiche del cinema africano, Torino, Lindau, 1998.
(FR) « Le "souffle des ancêtres" est une morale de vie. Entretien avec Mansour Sora Wade » (intervista raccolta da Catherine Ruelle, Africultures, n° 47, Aprile 2002)
(FR) « "Le Prix du pardon" de Mansour Sora Wade » (articolo di M'Bissine Diop in Africultures, n° 47, Aprile 2002)