Manaos
Manaos è un film del 1979 diretto da Alberto Vázquez-Figueroa. Il film è l'adattamento cinematografico del romanzo Manaos scritto dal regista; racconta il periodo denominato Febbre del caucciù: tra il 1889 e il 1910, la richiesta mondiale di gomma di caucciù fu elevatissima; i proprietari terrieri utilizzarono come lavoratori membri di molte tribù amazzoniche, riducendoli in schiavitù e sottoponendoli spesso a torture, talvolta fatali; secondo un rapporto del diplomatico irlandese Roger Casement, in soli 12 anni furono resi schiavi, torturati e uccisi più di 30.000 indiani amazzonici.[1] TramaNei primi anni del novecento alcuni proprietari di piantagioni di caucciù nella giungla amazzonica trasformano un villaggio in una grande prigione. Quattro schiavi decidono di scappare. ProduzioneI diritti del soggetto furono da principio acquistati da Sean Connery, deciso nella produzione e nella propria partecipazione attoriale assieme a Claudia Cardinale; l'attore britannico rinunciò però al progetto dopo aver accettato, a dodici anni dall'ultima volta, di reinterpretare il ruolo di James Bond in Mai dire mai.[2] Vázquez-Figueroa decise così di trasporre il suo lavoro sullo schermo egli stesso; il ruolo destinato a Connery fu affidato a Fabio Testi, per il ruolo femminile, affermò lo stesso regista, «mi dovetti accontentare della insopportabile Agostina Belli».[2] Il personaggio interpretato da Florinda Bolkan non compare nel romanzo, e fu quindi pensato appositamente per la pellicola.[3] Il film fu girato in Messico, vicino a Villahermosa[4] e in Ecuador, dove il fiume Carrizal sostituì i grandi fiumi amazzonici.[5] Le riprese si svolsero in un clima lavorativo non sereno: il produttore promise al regista ingenti mezzi e sforzi produttivi, i quali furono disattesi. Molte riprese furono effettuate senza l'uso del negativo, tenendolo nascosto agli attori, i quali constatando l'assenza dei materiali fondamentali avrebbero potuto avere ragioni legali per abbandonare il progetto.[2] Fabio Testi, a cui fu rubata l'unica camicia che la produzione gli mise a disposizione, arrivò a chiedere i soldi in dollari e in contanti, nascondendoli dentro la presa della corrente temendo che il produttore li rubasse.[2] Il regista ha in seguito ricordato che discusse continuamente con Agostina Belli perché a detta sua l'attrice pretendeva tantissimi primi piani e l'esaltazione della sua bellezza, nonostante interpretasse una donna persa nella giungla dopo essere stata violentata da una dozzina di uomini.[2] Agostina Belli ne parlò comunque bene: «È stato un lavoro duro ma affascinante. Forse eviterò di farne un altro del genere ma non potrò dimenticarlo, né voglio dimenticarlo, anche perché si è trattato di una esperienza assolutamente irripetibile, del tutto nuova. Inoltre, stando ai giudizi dei colleghi e del regista, ho messo in mostra doti drammatiche che io stessa non sospettavo di avere a tal punto.» Armando Grottini lavorò in qualità di aiuto regista. AccoglienzaCritica«Film d'azione, riempito di incredibili peripezie allineate per servire la buona causa dell'antischiavismo, Manaos è girato sulla base dei criteri e degli stereotipi indispensabili per rendere efficaci, agli occhi del pubblico di facile contentatura, una storia del genere. La sua struttura è elementare, ma le scene di movimento — specie quelle in cui gl'insorti s'impadroniscono d'un battello a vapore che naviga il Rio delle Amazzoni — hanno un ritmo concitato, di buon effetto. Fabio Testi e Jorge Rivero sono le due pellacce alla testa dei rivoltosi; la delicata Agostina Belli è un po' impaurita tra tutte quelle furie. Florinda Bolkan ha un ruolo minore.» Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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