Di questo sūtra conserviamo le seguenti edizioni nel Canone buddista cinese:
Il 佛般泥洹經 (Fo bānníhuán jīng; giapponese: Butsu hannion kyō) al T.D. 5; tradotto da Bó Fǎzǔ (白法祖) alla fine del III secolo (forse da attribuire a Zhī Qiān, 支謙, sempre nel III secolo); di questa versione conserviamo in lingua italiana la traduzione del sinologo Carlo Puini, operata nel 1911 direttamente dal cinese e pubblicata in Lanciano.
Il 般泥洹經 (Bān níhuán jīng; giapponese: Hatsu naion kyō) al T.D. 6; la traduzione è anonima ed attestabile tra il III e il IV secolo;
Il 雨勢經 (Yǔshì īng; giapponese: Usei kyō) al T.D. 26; la traduzione è di Saṃghadeva (瞿曇僧伽提婆) nel 397-398;
Il 大般涅槃經 (Dà bānnièpán jīng; giapponese: Dai hatsu nehan kyō) al T.D. 7; tradotto da Fǎxiǎn (法顯) nel 405 in tre rotoli;
Negli ultimi cinque rotoli del Mūlasarvâstivāda-vinaya (根本說一切有部毘奈耶雜事, Gēnběn shuō yīqiè yǒubù pínàiyé záshì; giapponese: Konpon setsu issaiubu binaya zatsuji) al T.D. 1451; tradotto da Yìjìng (義淨) nel 710.
Contenuto
Racconta gli eventi dell'ultimo anno di vita del Buddha Śākyamuni dove il suo assistente e discepolo Ānanda svolge un ruolo di rilievo. Vengono narrati nel dettaglio anche il parinirvāṇa del Buddha e la sua cremazione.