Mafia e politica. 1943-1962
Mafia e politica: 1943-1962 è un saggio scritto da Michele Pantaleone. Contenuto del libroDopo aver esaminato, in alcuni capitoli introduttivi, le origini della mafia e le sue caratteristiche, Pantaleone descrive gli sviluppi che interessarono il fenomeno durante il secondo dopoguerra, soprattutto le connivenze con i politici che, in cambio di voti, garantiscono ai boss mafiosi protezione e impunità. Nessun aspetto delle attività criminose della mafia è trascurato: dall'infiltrazione nell'economia agricola e feudale, ai rapporti prima con il fascismo e, poi, con i partiti democratici del dopoguerra, fino ad arrivare ai legami con il banditismo (con particolare riferimento al bandito Giuliano) ed, infine, con il gangsterismo italo-americano e con il traffico di droga. Successo dell'operaIl libro ottenne un grosso successo editoriale ed infatti venne ristampato più volte, tradotto in vari paesi del mondo ed edito persino in caratteri braille[1]. AnalisiCon questo libro, Pantaleone offrì la sua prima esauriente analisi del fenomeno mafioso, che sarebbe proseguita con le sue opere Mafia e droga (1966) e Antimafia: occasione mancata (1969). Ad oggi infatti viene considerato uno dei primi saggi pubblicati in Italia che analizzarono la mafia dal punto di vista storico e sociologico ma soprattutto un vero e proprio atto d'accusa nei confronti di alcuni partiti politici, ritenuti da Pantaleone complici o addirittura conniventi con il potere mafioso. Nel libro viene formulata per la prima volta la tesi secondo cui lo sbarco degli alleati nel 1943 in Sicilia sia avvenuto grazie a un'alleanza con la mafia americana e siciliana. Una tesi questa che diventerà popolare e tuttavia smentita da altri storici, come Francesco Renda e Rosario Mangiameli[1]. Edizioni
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