Luigi Michelazzi (militare)
Luigi Michelazzi (Firenze, 19 novembre 1912 – altopiano dell'Ogaden, 21 luglio 1936) è stato un militare italiano, insignito di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale in Africa Orientale Italiana[2]. BiografiaNacque a Firenze il 19 novembre 1912, figlio di Giovanni e Laura Seni.[1] Proveniente dal Collegio militare di Roma, dal 1928 al 1933 frequentò la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena uscendone con il grado di sottotenente in servizio permanente effettivo assegnato all'arma di fanteria.[1] Assegnato al 1º Reggimento granatieri venne promosso tenente nell'ottobre 1935, e pochi mesi dopo, il 7 gennaio 1936, dopo insistenti richieste, si imbarcò a Napoli per Mogadiscio destinato a prestare servizio presso il Regio corpo truppe coloniali della Somalia italiana.[1] Fu assegnato al 1º Raggruppamento arabo-somalo, e con il III Battaglione partecipò alla battaglia sull'altipiano dell’Ogaden.[1] Cadde in combattimento a Segaré il 21 luglio 1936, e fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1] CuriositàNel 1938 la madre Laura, già vedova di guerra, pubblicò un breve resoconto del personale pellegrinaggio sul luogo dove cadde il suo Luigi. Aiutata da una ventina di Àscari che furono comandati dal figlio in quella battaglia, si recò infatti nel luogo impervio, vicino ai tremila metri di quota, teatro dell'evento. Dopo ore di cammino su sentieri poco agevoli, raggiunse infine il luogo dove cadde il decorato e il relativo cippo commemorativo.[3] Onorificenze«Volontario in Africa Orientale in aspro combattimento eseguiva animosamente, col suo plotone mitraglieri, audaci sbalzi per portarsi a breve distanza dal nemico e batterlo più efficacemente. Durante violenti contrattacchi sferrati di notte dall'avversario accorreva presso una mitragliatrice resasi inservibile e con i superstiti la difendeva strenuamente con lancio di bombe a mano dagli assalti nemici, riuscendo in breve tempo a sostituirla con altra efficiente ed a ricacciare l'avversario. In altra cruenta battaglia dava nuova fulgida prova di generoso ardimento. Benché comandante interinale di una compagnia non impegnata in azione assumeva volontariamente il comando di un plotone mitraglieri destinato a far parte di una colonna operante. Attaccato da forze soverchianti, dirigeva il fuoco delle sue armi con calma ed abilità esemplari, contribuendo validamente a stroncare i violenti assalti dell'avversario. Nella fase più viva e micidiale del combattimento, accortosi che un grosso nucleo di abissini era giunto minaccioso a pochi passi dalle nostre linee si precipitava coraggiosamente su di un'arma e azionando questa personalmente, lo mitragliava con estremo vigore. Colpito a morte in pieno petto da una fucilata sparata a bruciapelo si abbatteva sull'arma, continuando, fino all'ultimo respiro, ad incuorare i suoi ascari. Esempio magnifico di eroismo - Birgot, 24-25 aprile Segaré 21 luglio 1936.»
— Regio Decreto 25 giugno 1937.[4] Riconoscimenti
Note
Bibliografia
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