Luigi Galimberti (liutaio)Luigi Galimberti (Seveso, 29 ottobre 1888 – Milano, 19 ottobre 1957) è stato un liutaio italiano. BiografiaFiglio di Adolfo e Sala Lodovica, Luigi nacque a Seveso, piccolo borgo della Brianza dove la lavorazione del legno era attività diffusa già all'epoca: intaglio, intarsio e mobili costituivano le principali lavorazioni di piccole botteghe artigiane. Cominciò quindi l'apprendistato come intagliatore del legno, affiancando la pratica ai corsi di ornato e intaglio della locale scuola di ebanisteria[1]. Successivamente rivolse la sua attività alla liuteria. Dopo un periodo di perfezionamento a Parigi, iniziò a lavorare sugli strumenti ad arco con Romeo Antoniazzi nel 1915, adottandone lo stile e formandosi sui modelli della scuola cremonese.[2] L'esperienza acquisita gli consentì di aprire la propria bottega, dapprima ubicata in un piccolo locale a Seveso - suo paese natale - successivamente a Milano, in Piazza Borromeo 7, poi in Via Dolomiti 17.[1] Dal 1 gennaio 1928 al 19 luglio 1930 fu assunto con la qualifica di "operaio" presso la Casa Musicale milanese "Monzino e Garlandini"[3], sotto la guida di Innocente Rottola dei fratelli Riccardo e Romeo Antoniazzi.[4] Affiancato dal figlio Adolfo Lodovico (1914 - 1970) fu produttore di apprezzati strumenti ad arco e a pizzico. Oltre alla produzione personale, si occupò della riparazione di strumenti antichi. In un testo manoscritto d'archivio risultano citati: violini di Nicolas Lupot (1813); Ferdinando Gagliano (1769); Mattia Albani (1699); Pietro Antonio Landolfi (1755); Romedio Muncher (1930); Ceruti (1862).[5] Negli Anni Venti e Trenta consolidò la professione di liutaio, presentando le sue opere a numerosi e prestigiosi concorsi di rilevanza nazionale. Rimasto solo nel periodo bellico per la partenza al fronte del figlio, continuò comunque l'attività, pur nelle severe condizioni del tempo: il 20 settembre 1944 il laboratorio di Via Dolomiti subì gravi danni a causa di un bombardamento aereo alleato, nel quale andarono distrutti strumenti in lavorazione e molte attrezzature.[6] Nel dopoguerra, ripresa l'attività, espanse la sua rete di vendita collaborando con i negozi Messaggerie Musicali e Ricordi di Milano. Concentrò la sua produzione sulle chitarre acustiche e semiacustiche elettriche, destinate soprattutto a orchestre e gruppi jazz che animavano la vita notturna dei locali milanesi. Morì a Milano nel 1957, lasciando l'attività all'unico figlio Adolfo Lodovico, che proseguì la produzione di soli strumenti a pizzico[7]. Produzione e tecnicaStrumenti ad arcoGalimberti fu un produttore molto prolifico di strumenti ad arco: sono a lui attribuiti violini, viole, violoncelli e contrabbassi. Ha eseguito anche un violino intagliato con decori e figure, di pregevole fattura e rappresentativo delle sue capacità tecniche. Gli strumenti per forme e dimensioni si rifanno ai modelli classici della scuola cremonese, con alcune caratteristiche della scuola di Antoniazzi[2], soprattutto nelle punte, nella sguscia, nel capotasto. Le teste hanno la voluta e il dorso molto intagliati[8]. I legni sono generalmente molto belli e curati, anche negli strumenti "da studio". Le vernici variano dal colore arancio-giallo al bruno-arancio. Ha usato diversi stili di etichette personali, tutte in stampa con diverse diciture: "LUIGI GALIMBERTI/fece a Seveso l'anno 192.."; "LUIGI GALIMBERTI/fece a Milano l'anno 193.." con l'ultima cifra dell'anno manoscritta a penna. La firma in calce è sempre olografa. Alcuni strumenti con cartiglio della Ditta Monzino prodotti da Galimberti presentano la sua firma olografa in calce. Gli strumenti hanno generalmente anche una marca a fuoco con le sue iniziali "LG" inscritte in un cerchio sormontato da un piccolo giglio stilizzato: lo utilizzò principalmente per la marcatura interna, ma in alcuni strumenti è presente anche esternamente sulla parte superiore del fondo, sotto la nocetta. Strumenti a pizzicoL'ecletticità tecnica di Galimberti gli permise di cimentarsi anche nella produzione di innumerevoli tipi di strumenti a pizzico. Assecondando le esigenze della clientela e le richieste delle Case Musicali realizzò chitarre classiche, mandolini, chitarre arpa, mandolini arpa. Con il diffondersi della musica di intrattenimento nel dopoguerra, si affermò come produttore di chitarre jazz elettriche a doppi rivelatori (con comandi sullo strumento o sulla scatola attaccacorde[9]) e mandolini elettrici. I corpi delle chitarre classiche presentano pregevoli materiali e finiture raffinate; intagli e decorazioni sono utilizzati negli strumenti più inusuali come le chitarre arpa. I cartigli di questi strumenti differiscono a volte da quelli utilizzati nei violini, soprattutto nel dopoguerra, con etichette più ampie e richiami alle Case Musicali: "L. GALIMBERTI/RINOMATO LIUTAIO/FECE L'ANNO 19../MILANO/VIA DOLOMITI, 17"; "L. Galimberti/RINOMATO LIUTAIO - MILANO/ fecit anno 19...../ESCLUSIVITÀ DI VENDITA:/MESSAGGERIE MUSICALI - Milano". Le ultime cifre dell'anno sono manoscritte, con firma olografa. Concorsi e riconoscimenti
Prese parte con quattro violini e una viola alla storica Mostra Nazionale di Liuteria Moderna del 1937, organizzata a Cremona per celebrare il bicentenario della morte di Antonio Stradivari.[2] MusicistiTestimonianze della diffusione e dell'apprezzamento dei suoi strumenti sono riscontrabili nelle fotografie con dedica e attestazioni di stima di musicisti dell'epoca (Rolando Balzaretti; Manlio Biagi; Renzo Chiodi; Gaspare De Lama; Cosimo Di Ceglie; Federico Galimberti; Ercole Galli; Alighiero Noschese; Bruno Policenti; Angelo Servida; Ettore Tolotti; Valerio Vancheri; Luciano Zuccheri). Collezioni
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