Luigi Corsi (militare)
Luigi Corsi (La Spezia, 4 aprile 1898 – Capo Matapan, 29 marzo 1941) è stato un marinaio e militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale. BiografiaLuigi Maria Corsi nacque a La Spezia il 4 aprile 1898, figlio di un ufficiale di Marina.[2] Entrò giovanissimo all'Accademia navale di Livorno, conseguendo la nomina a guardiamarina il 27 aprile 1916. Prese parte alla prima guerra mondiale imbarcato su varie unità di superficie, distinguendosi particolarmente, tanto che nel 1917 fu promosso al grado di sottotenente di vascello, e nel 1918 a quello di tenente di vascello.[2] Dopo la fine della guerra assunse il comando del cacciatorpediniere Confienza con il quale nel 1923 partecipò all'occupazione dell'isola di Corfù durante la crisi tra Italia e Grecia.[2] Promosso capitano di corvetta, nel 1932 ricevette il comando del cacciatorpediniere Espero[3] con il quale trascorse un periodo in Cina,[N 1] durante il conflitto cino-giapponese.[3] Promosso capitano di fregata nel 1933, durante la guerra d'Etiopia svolse l'incarico di Capo di stato maggiore della 1ª Squadra Navale, ed al termine delle operazioni in terra d'Africa divenne Comandante in seconda dell'Accademia Navale[N 2] e contemporaneamente Direttore degli studi.[2] Ammogliato con Teresa Fè d'Ostiani (Torino, 21 agosto 1901 - 6 febbraio 1945), ebbe due figli, Carlo ed Alfredo. Promosso capitano di vascello dal 1º gennaio 1939, assunse il comando dell'incrociatore pesante Zara il 1º marzo del 1940, poco prima dell'entrata in guerra del Regno d'Italia. Al comando della sua unità prese parte alla battaglia di Punta Stilo,[4] avvenuta il 9 luglio dello stesso anno.[4] Divenuta nave di bandiera del comandante della I Divisione[5] incrociatori,[N 3] contrammiraglio Carlo Cattaneo, la sua nave prese parte alla battaglia di Capo Matapan[6] avvenuta nella notte tra il 28 e il 29 marzo 1941.[6] L'unità fu sorpresa, insieme agli altri incrociatori della I Divisione, dalle navi da battaglia britanniche Barham, Valiant e Warspite, che non erano state avvistate e delle quali non era nota la loro presenza in zona. Colpito quasi subito dal tiro dei "381/42" delle navi da battaglia, lo Zara riportò grosse avarie[7] e grandi incendi che portarono all'arresto della nave. Considerata la gravità della situazione, con la nave immobilizzata e in preda agli incendi, egli attuò tutte le misure necessarie per la salvezza dei marinai superstiti e diede l'ordine di autoaffondare la nave, rifiutando di porsi in salvo. Lo Zara venne fatto esplodere dal suo equipaggio attorno alle 2:40 della notte del 29 marzo, e lui rimase a bordo nonostante gli inviti a mettersi in salvo, preferendo affondare con la sua nave.[8] Per onorare il suo coraggio venne decretata la concessione della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[9] Onorificenze«Comandante di incrociatore, dopo molti mesi di guerra, con spirito di completa dedizione, aveva trasfuso nell'equipaggio le sue belle doti di volontà e di energia. Colpita ed incendiata, nella notte, la nave da una squadra nemica comprendente più unità da battaglia, privata ormai di ogni mezzo di offesa e di difesa, ancora si prodigava in un supremo tentativo di salvarla ed ai suoi marinai portava, con la parola e con l'esempio, quella forza e quella serenità che erano nella sua anima. Sbandata fortemente la nave, prima di ordinarne l'abbandono, prima di far mettere in mare le zattere, riuniva a poppa la sua gente per lanciare nella notte buia l'estremo grido di fede: "Viva l'Italia - Viva il Re". E all'Ammiraglio che lo invitava a salvarsi rispondeva pacato, sereno, tranquillo:"Non mi salvo; la mia zattera è per i marinai". Dalla plancia, mentre intorno a lui divampava furioso l'incendio, dava ancora l'ultimo comando. "Affondate la nave". E con essa, che già in altri combattimenti al suo comando aveva vittoriosamente spiegato al vento la bandiera di battaglia, Egli si inabissava nel mare. Mediterraneo orientale, 28 marzo 1941.»
— Regio Decreto 18 maggio 1942 «Comandante di incrociatore in settore di particolare importanza, in numerose missioni di guerra e scorte di convogli, ha dimostrato di possedere capacità professionali e spirito di sacrificio assolvendo il suo compito con abnegazione e sentimento del dovere. Nei pericoli e tra molteplici insidie ha sempre dato prova di serenità e coraggio. Scompariva in mare a seguito dell'affondamento dell'unità al suo comando, combattendo per la grandezza della Patria. Mediterraneo, 10 giugno 1940-29 marzo 1941.»
— Decreto del Capo Provvisorio dello Stato, 17 maggio 1947. «In uno scontro con importanti forze navali nemiche portava al fuoco brillantemente l'unità da lui comandata impiegando efficacemente tutti i mezzi di offesa e dando esempio di serena fermezza e decisione. Mar Ionio, luglio 1940.»
— Determinazioni del 30 ottobre 1940. — Decreti in data Zona d'operazioni 22 aprile 1941[10]
NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
Collegamenti esterni
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