Lon McCallister

Lon McCallister nel 1945

Leo McCallister, all'anagrafe Herbert Alonzo McCallister Jr. (Los Angeles, 17 aprile 1923South Lake Tahoe, 11 giugno 2005) è stato un attore statunitense.

Biografia

Iniziò a recitare durante l'infanzia, comparendo nei film Let's Sing Again (1936) e Giulietta e Romeo (1936). Negli ultimi anni trenta e primi anni quaranta, interpretò ruoli non accreditati in dozzine di film.[1] Dopo aver recitato in La taverna delle stelle (1943), firmò un contratto con la 20th Century Fox e interpretò il protagonista del film Vittoria alata (1944), ma la sua carriera fu interrotta dal servizio militare. Ritornato negli Stati Uniti, faticò ad affermarsi in ruoli adulti a causa della bassa statura e dell'aspetto giovanile.[2] Ottenne tuttavia ruoli principali o da protagonista ne La casa rossa (1947), Scudda Hoo! Scudda Hay! (1948), La montagna rossa (1949), Giustizia di popolo (1952) e infine L'ultimo bersaglio (1953).

Alla fine degli anni quaranta conobbe l'attore William Eythe, di cui divenne compagno, e con cui co-produsse la rivista di Broadway Lend an Ear, rimasta in cartellone per oltre quattrocentocinquanta rappresentazioni.[3] Nel 1953 si ritirò dalle scene e cominciò a lavorare come agente immobiliare, pur tornando a recitare sul piccolo schermo nel 1961 e nel 1963. Insieme ad Eythe girò alcuni documentari, ma questa attività ebbe fine nel 1958 con la morte di Eythe.

Morì nel 2005 all'età di ottantadue anni a causa di un'insufficienza cardiaca.[4]

Filmografia parziale

Note

  1. ^ (EN) Adam Bernstein, Lon McCallister Dies at Age 82, in Washington Post, 16 giugno 2005. URL consultato il 4 settembre 2021.
  2. ^ (EN) Lon McCallister, su The Independent, 18 luglio 2013. URL consultato il 4 settembre 2021.
  3. ^ William J. Internet Archive, Behind the screen : how gays and lesbians shaped Hollywood, 1910-1969, New York : Viking, 2001, ISBN 978-0-670-03017-0. URL consultato il 4 settembre 2021.
  4. ^ (EN) The Associated Press, Lon McCallister, 82, Hollywood Actor of the 40's, in The New York Times, 22 giugno 2005. URL consultato il 4 settembre 2021.

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Collegamenti esterni

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