Lingua proto-cartvelica
La lingua proto-cartvelica[N 1] (in georgiano წინარექართველური ენა?, latinizzato come ts'inarekartveluri ena), detta anche cartvelico comune[1][2] (pronunciato [kart'vɛliko][3]), antico cartvelico[4] o, più semplicemente, proto-cartvelico,[5][6] è un'ipotetica protolingua eurasiatica e rappresenta l'antenato comune delle lingue caucasiche meridionali,[7] appunto note, in alternativa, come cartveliche e parlate ancora oggi alle pendici del Caucaso, in particolare nel Caucaso meridionale, da alcuni milioni di locutori.[8][9] Il proto-cartvelico costituisce il prodotto e la sintesi della ricostruzione dell'idioma impiegato dai progenitori degli attuali popoli cartvelici, resa possibile dalla comparazione interna e dall'analisi linguistica delle moderne lingue cartveliche attraverso il metodo storico-comparativo,[2] e nonostante, come ogni lingua ricostruita, non sia attestato da alcuna fonte scritta,[2] la passata esistenza di tale lingua è ampiamente accettata e dimostrata dai glottologi del settore.[10] Alcuni studiosi, inoltre, sono arrivati ad individuare e delineare i tratti essenziali del livello linguistico immediatamente successivo al proto-cartvelico, anch'esso, logicamente, ricostruito: si tratta del proto-carto-zano, sottofamiglia sudcaucasica raggruppante (proto-)georgiano e (proto-)zano.[1][7] Alla luce di quanto emerge dalla ricostruzione, le seguenti sono da considerare caratteristiche salienti del proto-cartvelico: l'alternanza vocalica morfofonologica funzionale (altrimenti conosciuta, con termine tedesco, come Ablaut),[11] il ricco inventario fonematico,[12] gli estremi accumuli (tecnicamente detti, in inglese, cluster) consonantici e il particolare comportamento morfosintattico, da avvicinare alle lingue attive[13] ma con una rilevante tendenza accusativa.[14] DenominazioneEsiste un ampio ventaglio di denominazioni scelte per indicare la lingua madre cartvelica, sia nella letteratura scientifica che non, a seconda dell'interpretazione data al concetto di protolingua; dell'importanza accordata alla principale lingua cartvelica moderna, vale a dire il georgiano; della profondità temporale dell'indagine linguistica; dello scopo stesso della ricerca. Nelle lingue autoctone (cioè in georgiano, siccome è generalmente l'unica lingua scritta e la sola dotata di una letteratura), si è soliti indicare il proto-cartvelico con termini quali საერთო-ქართული ენა (saerto-kartuli ena, ossia "lingua georgiana comune"), საერთო-ქართველური ენა (saerto-kartveluri ena, cioè "lingua cartvelica comune") oppure პროტო-ქართველური ენა (p'rot'o-kartveluri ena, ovverosia "lingua proto-cartvelica", con adozione del prefissoide proto-).[15] Distribuzione geograficaDal momento che si tratta di una protolingua, nulla di certo e definitivo si può dire sul luogo d'origine e sull'estensione, tuttavia è altamente probabile che l'area interessata non differisse più di tanto dal territorio attualmente occupato da parlanti delle lingue cartveliche. Si è immaginato che, a partire da un nucleo primordiale situato nelle regioni montagnose del Caucaso, il proto-cartvelico si sia gradualmente espanso attraverso successive ondate migratorie, divise approssimativamente in cinque fasi, verso la Svanezia e le zone meridionali.[16] Ipotesi sulla Urheimat proto-cartvelicaLa patria originaria proto-cartvelica è molto difficile da stabilire solo sulla base dei dati linguistici a nostra disposizione.[17] Sicuramente, grazie anche alle prove fornite dall'analisi e dalla comparazione lessicale con il protoindoeuropeo, questa doveva essere nel Vicino Oriente, probabilmente nella regione caucasica o poco più a nord, in maniera tale che i gruppi preistorici cartvelici e indoeuropei potessero entrare in contatto.[18] ClassificazioneNessuna classificazione, allo stato attuale, permette di ricollegare il proto-cartvelico, e conseguentemente l'intera famiglia cartvelica, ad altre lingue o famiglie linguistiche, nemmeno a quelle più vicine geograficamente e culturalmente come le lingue caucasiche nordoccidentali e nordorientali, sicché sono state scartate tutte le ipotesi di una protolingua caucasica comune[19] e, a fortiori, di una protolingua nostratica.[5] FonologiaVocalismo
Consonantismo
Con la progressiva evoluzione fonetica, i suoni riportati nella tabella soprastante non sono tutti rimasti nelle moderne lingue cartveliche, si sono fusi o sono svaniti solo in alcune. A titolo di esempio, la distinzione fonologicamente pertinente tra l'uvulare semplice ed eiettiva è attualmente viva e funzionale solo nello svano,[26] mentre in passato era presente e viva anche nell'antico georgiano.[27] SonantiNonostante siano state in parte incluse nella tabella inerente al consonantismo, viene riservata una speciale disamina alle sonanti (o sonoranti) proto-cartveliche e ai loro allofoni sillabici e non-sillabici, i quali, essendo di posizione, vengono anche chiamati "tassofoni". Si ricorda che la distinzione sillabico/non-sillabico riguarda quei suoni che, pur non essendo in sé pienamente vocalici, possono determinare l'autonomia della sillaba, proprietà che può interessare solamente sonanti e approssimanti. Le sonanti del proto-cartvelico potevano essere sillabiche o non-sillabiche a seconda del contesto fonetico e fonologico.[28] Lo schema distribuzionale era il seguente: le sonanti erano sillabiche dopo una consonante e prima di una pausa, dopo una consonante in posizione finale di radice, tra due consonanti, dopo una pausa e prima di una consonante; erano non-sillabiche dopo una pausa e prima di una vocale, dopo una vocale e prima di una pausa, tra una vocale e una consonante, tra due vocali.[29] L'unica eccezione si verificava quando la sonante si trovava tra una consonante e una vocale, posizione che consentiva la libera alternanza tra allofoni sillabici e non-sillabici.[30] Infine, quando due sonanti venivano in contatto, una era selezionata come sillabica e l'altra no, tuttavia la scelta tra quale dovesse diventare variante allofonica o meno era libera e indipendente dalla situazione.[30] Elementi prosodiciAccentoPer quanto riguarda l'accento, il proto-cartvelico possedeva un forte accento intensivo e dinamico, fonematizzato, cioè dotato di valore fonematico, fin dagli albori[31][32] e responsabile dell'indebolimento e/o della caduta (specialmente nella forma della sincope) delle vocali delle sillabe atone, ossia prive di accento.[31] Dal momento che l'intensità era pertinente, si veniva a creare una differenza tra sillabe toniche, munite di accento, e atone. FonotassiMorfologiaIl sistema nominaleIl sistema verbaleLo schema apofonicoSintassiLessicoVocabolario di baseVocabolario ereditarioPrestiti e WanderwörterNumerali e sistema di numerazioneInfluenze e affinità tipologicheCon il proto-indoeuropeoLe influenze del proto-indoeuropeo sul proto-cartvelico sono sicuramente le più plausibili e studiate dai glottologi tra tutte quelle passate al vaglio, oltre a essere state quelle più consistenti e cariche di conseguenze. Si possono individuare influenze a tutti i livelli di analisi linguistica, da quello fonetico a quello sintattico, ma quelle più facilmente riconoscibili e dimostrabili sono quelle lessicali. I modelli di gradazione vocalica del proto-cartvelico sono sorprendentemente simili a quelli del proto-indoeuropeo e delle antiche lingue indoeuropee,[10] talché si è iniziato fermamente a pensare che il proto-cartvelico abbia interagito con l'indoeuropeo relativamente presto, in una fase alquanto antica per entrambe le protolingue. Ciò è avvalorato anche da un numero abbastanza grande di parole prese in prestito dall'indoeuropeo, cioè, tecnicamente, di isoglosse lessicali (o isolèssi) condivise dai due sistemi:[10] ad esempio, il lessema proto-cartvelico ricostruito *mḳerd- ("petto, torace"), anche ipotizzato nella forma *ḳward-,[33] sembra avere una ovvia relazione con l'indoeuropeo *ḱerd- ("cuore").[33][34][35] Con il proto-armenoCon il proto-uralicoCon il proto-altaicoStoriaSviluppo della cartvelologia e studi comparati della protolinguaRelazione con i discendenti
I discendenti attuali del proto-cartvelico sono, come visibile dall'albero genealogico, il georgiano, il mingrelio (o megrelo), il lazo e lo svano. Tra questi, il mingrelio e il lazo sono così simili da essere spesso considerati varietà dialettali di una singola lingua o di un singolo diasistema, cui ci si riferisce col termine ombrello "zano" o col composto coordinato "mingrelio-lazo".[36] I modelli o pattern apofonici del proto-cartvelico si sono meglio conservati nel georgiano e, in particolare, nello svano piuttosto che nel mingrelio-lazo, dove le forme nuove e le neoformazioni sono state disposte e organizzate in modo tale da tenere una vocale stabile e predicibile in ogni sillaba; nello svano, inoltre, sono stati creati persino nuovi modelli apofonici, che sono andati ad aggiungersi a quelli arcaici preservati.[37] Il sistema di pronomi del proto-cartvelico viene soventemente distinto in base alla peculiare categoria di inclusione-esclusione (così, per esempio, esistevano due forme del pronome noi: una inclusiva dell'ascoltatore e l'altra esclusiva di quest'ultimo). Questa particolarità è sopravvissuta nello svano, ma non nelle altre lingue della famiglia.[38] Lo svano comprende e vanta anche un numero di arcaismi risalenti al periodo proto-cartvelico, perciò si è congetturato che lo svano si sia distaccato dal proto-cartvelico in una fase relativamente arcaica e che solo più tardi il proto-cartvelico, ormai diventato proto-carto-zano, si sia frazionato in georgiano e mingrelio-lazo.[1] NoteAnnotazioni esplicativeRiferimenti bibliografici e sitografici
BibliografiaBibliografia in italiano
Bibliografia in altre lingue
Voci correlateCollegamenti esterni
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