Lingua arvanitica

Arvanitico
Arbërisht, Αρbε̰ρίσ̈τ
Parlato inGrecia (Eubea, Peloponneso, Attica, Achea)
Locutori
Totale50.000 (150.000 la popolazione etnica)
Altre informazioni
ScritturaAlfabeto latino, Alfabeto greco
TipoSVO
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingua albanese
  Lingua albanese tosca
   Arvanitico
Codici di classificazione
ISO 639-3aat (EN)
Glottologarva1236 (EN)

La lingua arvanitica (nome nativo: gluha arbëreshe, arbërore, arbërisht αρbε̰ρίσ̈τ, greco: αρβανίτικα, arvanítika) è un ramo della lingua albanese, gruppo del dialetto tosco del sud d'Albania e dell'Epiro, tradizionalmente parlato dagli Arvaniti, storica popolazione albanese della Grecia.

I suoi locultori sono oggi circa 50.000, sparsi tra il Peloponneso in 800 tra città, paesi e villaggi (di cui 696 centri ancora albanofoni), l'Attica, l'Eubea e l'Acaia, formando la minoranza etnica e linguistica più numerosa della Grecia. Migrati in queste zone dall'Epiro già dal XIII secolo, gli albanesi arvaniti hanno attivamente preso parte alla vita civile e religiosa locale, partecipando alla storia moderna del Paese nelle battaglie per la Guerra d'indipendenza greca e fortemente influenzando le tradizioni, gli usi, i toponimi, la musica, i costumi e la lingua greca attuale della Grecia.

A causa della lunga politica di assimilazione greca, è oggi una lingua in pericolo di estinzione, poiché i suoi locutori usano ormai prevalentemente la lingua greca moderna e la maggioranza delle nuove generazioni lo parla sempre più raramente.[1]

Distribuzione geografica

Secondo l'edizione 2009 di Ethnologue, la lingua arvanitica è parlata da 50 000 persone in Grecia, prevalentemente nelle comunità rurali delle regioni dell'Attica, della Beozia, nel sud dell'Eubea, nell'isola di Salamina, nel Peloponneso.

Nome

Lo stesso argomento in dettaglio: Albania (toponimo).

Il nome arvanitico e il suo equivalente arbërisht[2] derivano dall'etnonimo arvaniti, che deriva a sua volta dal toponimo arbëna (greco: Ἄρβανα), che era il nome usato in epoca medievale per riferirsi alla regione che oggi viene chiamata Albania[3]. I suoi equivalenti nativi (arbërorë, arbëreshë e altri) in epoca medievale erano l'esonimo usato dagli albanesi per indicare sé stessi. In passato, la lingua arvanitica è stata descritta anche come "greco-albanese" (e.g. Furikis, 1934[non chiaro]), sebbene oggi molti arvaniti lo considerino un nome offensivo, in quanto identificano sé stessi, per nazionalità ed etnia, come greci e non come albanesi.[4]

Classificazione

L'arvanitico all'interno dei dialetti della lingua albanese

La lingua arvanitica arrivò nella Grecia meridionale nel Basso Medioevo, portatavi da coloni provenienti dall'Albania. L'arvanitico è molto vicino linguisticamente all'arbëresh, la lingua parlata nel sud Italia dalla minoranza albanese, che proveniva in gran numero anche dalle comunità albanesi della Grecia.

La lingua arvanita ha preso e ceduto al greco diverse parole e concetti, passandole al momento delle migrazioni albanesi in Italia all’arbëresh, che ha così mantenuto alcuni prestiti linguistici (per esempio dhrom "strada", dal greco δρόμος; Ne "sì", da ναι, in alcuni villaggi). Gli albanesi d’Italia e gli albanesi di Grecia hanno un vocabolario mutuamente intelligibile, mentre gli elementi non intelligibili delle due lingue derivano da prestiti più recenti dall'italiano (o dai dialetti meridionali) o dal greco a causa dell'assenza dei corrispettivi termini nel lessico nativo.

Sistema di scrittura

Per la scrittura viene utilizzato l'alfabeto greco:[5]

Alfabeto greco albanese
Α Β B Ϳ Γ Γ̇ Γ̇ϳ Δ D Ε Ε̱ Ζ Θ Ι Κ Κϳ Λ Λϳ Μ Ν Ν̇ Νϳ Ξ Ο Π Ρ Σ Σ̇ Σ̈ Τ Υ Φ Χ̇ Χ
α β b ϳ γ γ̇ γ̇ϳ δ d ε ε̱ ζ θ ι κ κϳ λ λϳ μ ν ν̇ νϳ ξ ο π ρ σ σ̇ σ̈ τ υ φ χ̇ χ
Equivalente del alfabeto albanese moderno
a v b j g g gj dh d e ë z th i k q l lj m n nj nj ks o p r s s sh t y f h h
Testo d'esempio
il Padre Nostro
(arvanitico) «

Άτι ύνε̱ κ̇ε̱ ϳέ νdε̱ κ̇ιέϳετ, ȣσ̈ε̱ν̇τε̱ρόφτ' έμε̱ρι ύτ.
άρθτε̱ μbε̱ρετε̱ρία ϳότε; ȣbε̱φτε̱ dασ̈ȣρίμι ύτ,
σι νdε̱ κ̇ιέλ, εδέ μbε̱ δέτ;
bȣ́κε̱νε̱ τόνε̱ τε̱ πε̱ρdίτε̱σ̈ιμεν' έπ-να νέβε σότ;
εδέ φάλ̇-να φάϳετε̱ τόνα,
σικȣ́νdρε̱ εδέ νέβε ȣα φάλ̇με̱ φαϳτόρε̱βετ τάνε̱;
εδέ μοσ να σ̈τιέρ νdε̱ νγάσιε, πό σ̈πε̱τό-να νγα ι λ̇ίγȣ;
σεπσέ ϳότια ε̱σ̈τε̱ μbε̱ρετε̱ρία ε φȣκ̇ία ε λ̇αβdία νdε̱ ϳέτε̱τ τε̱ ϳέτε̱βετ.

»
(traslitterazione) «

Áti ýnë që jé ndë qiéjet, ushënjtëróft' émëri ýt.
árthtë mbëretëría jóte; ubëftë dashurími ýt
si ndë qiél, edhé mbë dhét
búkënë tónë të përdítëshimen' ép-na néve só
edhé fálj-na fájetë tóna
sikúndrë edhé néve ua fáljmë fajtórëvet tánë
edhé mos na shtiér ndë ngásie, pó shpëtó-na nga i ljígu;
sepsé jótia është mbëretëría e fuqía e ljavdía ndë jétët të jétëvet.

»

Note

  1. ^ Georgios Babiniotis, Lexicon of the Greek Language
  2. ^ Scritto in maniera non corretta come arberichte nel report di Ethnologue, e in altre fonti basate su di esso.
  3. ^ Georgios Babiniotis, 1998
  4. ^ GHM 1995
  5. ^ Albanesisch-Griechisch (JPG), su christusrex.org. URL consultato il 24 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2017).

Voci correlate

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