Libri deuterocanoniciI Libri Deuterocanonici (ovvero del secondo canone) sono quei libri dell'Antico Testamento che sono stati accolti nel canone della Chiesa latina e dalla Chiesa greca, ma che sono stati parzialmente o totalmente respinti dalla Comunione anglicana e dalle chiese protestanti che li ritengono validi non per la formazione di articoli dottrinali, ma solo per l'edificazione personale. Dai Protestanti sono chiamati apocrifi. Il termine "deuterocanonici" viene anche utilizzato per alcuni libri del Nuovo Testamento, detti più comunemente antilegomena. Nell'Antico TestamentoI libri deuterocanonici dell'Antico Testamento sono presenti nella versione greca della Bibbia detta LXX (che costituisce il cosiddetto canone alessandrino); originariamente furono accolti anche dagli Ebrei della Giudea che nel Concilio di Jamnia alla fine del I secolo decisero di ripudiare questi testi, che ci sono pervenuti solo in greco. Nel XX secolo però vennero ritrovati alcuni frammenti di questi testi in lingue semitiche come ebraico o aramaico. Nella tradizione cristiana sono esplicitamente considerati canonici a partire dal Decreto di Damaso o De explanatione fidei, promulgato da papa Damaso I nel 382 (testo latino). Seguendo Martin Lutero, che peraltro li tradusse in tedesco, la tradizione protestante li considera non canonici. Lutero credette di ravvisare in questi libri gli apocrifi di cui parlava la tradizione patristica. Proprio in contrasto a questa visuale il frate domenicano Sisto da Siena, ebreo converso e profondo conoscitore di ebraico e di lingue bibliche, nella sua monumentale opera Bibliotheca Sancta[2], introdusse il termine deuterocanonico (dal greco δεὐτερος deúteros, 'secondo') per indicare che i libri così identificati erano stati considerati canonici in un secondo tempo.
Nel Nuovo TestamentoIl termine viene talvolta utilizzato anche per alcuni libri del Nuovo Testamento per i quali in antico erano sorti dei dubbi sull'autenticità, ma che alla fine sono stati ritenuti canonici. Alcuni di questi erano in antico detti antilegomena. Anche in questo caso, nel XVI secolo risorsero delle discussioni sulla loro validità. Essi sono:
I libri apocrifi o pseudoepigrafiI libri invece che non fanno parte di alcun canone perché di dottrina o attribuzione incerta vengono detti apocrifi (ad esempio il protovangelo di Giacomo). Poiché in ambito protestante i deuterocanonici sono chiamati apocrifi, tali libri sono invece indicati come pseudoepigrafi (cioè di falsa attribuzione). Si riconosce, non di meno, che questa nomenclatura sia carente dato che è oramai ampiamente riconosciuto dagli studiosi di ogni denominazione che anche numerosi libri, o parti di libri, (proto-canonici) sono pseudoepigrafici, cioè sono falsamente attribuiti agli autori di cui portano il nome (p. es. il libro di Daniele, Isaia 40-66, molta parte del Pentateuco). Nell'arteI libri deuterocanonici (o apocrifi) dell'Antico Testamento ebbero una grande eco nel XVIII secolo, quando se ne trassero libretti per opere e oratori in musica composti da artisti come Vivaldi e Händel. Note
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