Johann Conrad Werle (Johann Konrad Wörle), in italiano Giovanni Corrado Werle o Verlé, nacque a Vils nel Tirolo, da Josef, fornaio, e Barbara Koller.
Le prime notizie sulla sua attività come organaro risalgono al 1726, quando riparò l'organo di Breitenwang (nei pressi di Vils).
Successivamente, si trasferì a Roma dove rimase tutta la vita. Nel 1731 era iscritto alla Confraternita della Beata Vergine Maria della Pietà, con sede presso la chiesa di S. Maria della Pietà in Campo Santo, un sodalizio nazionale a cui aderivano persone provenienti da varie regioni dell'impero germanico, che si erano stabilite a vivere a Roma.
A Roma ebbe bottega all'attuale numero civico 8 di Piazza dell'Orologio. Al 1733 risale il suo primo strumento datato e firmato, un organo positivo 'ottavino', oggi conservato nel Museo Nazionale degli Strumenti Musicali a Roma. Divenne presto uno dei più apprezzati organari del tempo, costruendo numerosi organi a Roma e in varie città dell'allora Stato pontificio.
I suoi strumenti presentano le caratteristiche tipiche dell'organaria italiana del tempo - unica tastiera, ripieno a file separate, flauti in VIII e in XII, e in qualche caso un registro Trombone nei bassi e di un Cornetto a 2 o 3 file nei soprani -, integrate da alcuni elementi tipici dell'organaria austro-tedesca. In tutti i suoi organi, per esempio, è presente un Flauto in ottava bassa, sostanzialmente un Bordone (Gedacktflöte) 8', interamente in canne tappate di legno, da usare "a solo" come secondo Principale; in diversi casi il ripieno termina con una Vigesimanona in registri, vale a dire una XXIX con la replica di una o due file di ripieno, XXII e XXVI, affine al Cymbel tedesco; in un paio di strumenti utilizzò anche un registro di Viola 8'.
Tra i più importanti strumenti realizzati da Werle a Roma vanno ricordati quello per S. Maria Maddalena (1735-36), probabilmente quello per S. Antonio dei Portoghesi (1750) e quello per S. Eustachio (1767), completo rifacimento di un precedente organo di Celestino Testa (1747-49). Tutti questi organi furono collocati sopra alcune delle più fastose cantorie del tardo Barocco romano. Testimoniano della buona fattura dei suoi strumenti i numerosi organi positivi che di lui ancor oggi si conservano.
La bottega di Werle fu rilevata dall'allievo Ignazio Priori (1748-1803), originario di Chieti, capostipite di una famiglia di organari, attiva a Roma per cinque generazioni, dalla fine del XVIII secolo fino agli inizi del Novecento.
Arnaldo Morelli, L’arte organaria a Roma dal XV al XIX secolo, in Organi e cantorie nelle chiese di Roma, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1994, pp. 11-26, 147-154.