Jippensha IkkuJippensha Ikku, nome d'arte di Shigeta Sadakazu (Sunpu, 1765 – Edo, 12 settembre 1831), è stato uno scrittore giapponese. BiografiaJippensha nacque nel 1765 a Sunpu, che corrisponde all'odierna Shizuoka, figlio di un piccolo funzionario. Jippensha lavorò al servizio del magistrato di Edo e di Osaka.[1] Ad Osaka, Jippensha venne a contatto con il mondo del teatro, con la società borghese, con il mondo della cultura e degli intellettuali, dai quali prese ispirazione per le sue opere.[1] Nel 1793 ritornò a Edo per lavorare come illustratore, e l'anno seguente pubblicò tre volumi intitolati Shingaku Tokeigusa, incentrati sui rapporti fra gli uomini e le donne. Nel 1801 Jippensha effettuò un viaggio fino a Chiba, grazie al quale raccolse memorie di viaggio e spunti per le sue opere. L'anno seguente pubblicò il primo volume del Tōkaidōchū Hizakurige ("A cavallo delle gambe lungo il Tokaidô", 1802), la sua opera più importante e più conosciuta,[2] composta da otto volumi illustrati da lui stesso, nella quale l'autore descrisse viaggi di fantasia ispirati dal mondo e dai personaggi del teatro oltreché dalla società borghese. L'Hizakurige si può definire come una via di mezzo tra un diario di viaggio e una guida turistica umoristica, scritta per il popolo e non per i dotti.[1] L'opera riscosse un grande successo di pubblico.[3] Il Tokaidô ("Via del mare orientale") era una delle più importanti vie di collegamento tra Edo e Kyoto, inaugurata da Tokugawa Ieyasu (1543-1616), fondatore dello shogunato Tokugawa.[2][4] Il Tōkaidōchū Hizakurige risultò vicino al genere letterario degli Sharebon, sottogenere del Gesaku, ossia scritti comici, umoristici, frivoli e beffardi aventi come tematiche principali i quartieri di piacere e il cibo.[1] Jippensha per scrivere il Tōkaidōchū Hizakurige prese spunto dalle opere letterarie precedenti per quanto riguarda i temi, invece fu più originale per i contenuti.[5] Il racconto narra le avventure di due protagonisti, un commerciante ed un suo compagno, che per sfuggire i loro creditori e per fare un pellegrinaggio nei santuari, decidono di effettuare un lungo viaggio.[5] Jippensha si dimostrò brillante e originale nei suoi racconti umoristici (Sharebon) e nei suoi romanzi comici (Kokkeibon),[3] con i quali descrisse in modo caricaturale e satirico i vizi, le virtù, le abitudini, i linguaggi della società borghese del periodo Edo.[5][6] Jippensha si sposò tre volte e visse gli ultimi mesi della sua vita in uno stato di crescente paralisi.[5] Opere
Nella cultura di massa
Note
Bibliografia
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