Jacob PresserJacques Presser, noto anche come Jacob Presser (Amsterdam, 24 febbraio 1899 – Amsterdam, 30 aprile 1970), è stato uno storico, scrittore e docente olandese. Di famiglia ebraica, è noto per una monumentale opera sull'olocausto degli ebrei olandesi e per il romanzo La notte dei Girondini. I primi anniJacques Presser nacque ad Amsterdam nel quartiere ebraico da una famiglia di modeste condizioni economiche e laica. Il padre, un operaio addetto al taglio dei diamanti, di idee socialiste (aveva anche collaborato al quotidiano Het Volk) fu licenziato a causa dell'introduzione dei macchinari nel processo produttivo e fu costretto a trasferirsi con la famiglia ad Anversa, dal 1903 al 1907, per poi rientrare ad Amsterdam nel quartiere di Transvaal. Dopo la scuola commerciale ed un impiego nel settore privato, Presser riuscì a superare l'esame di licenza liceale e ad iscriversi all'Università di Amsterdam (Letteratura Olandese e Storia) dove si laureò con lode nel 1926. Venne ammesso come docente al Liceo Vossius Gymnasium, da poco fondato. Nel 1936 sposò Deborah (Dé) Appel. Nel 1937 iniziò a lavorare all'opera su Napoleone.[1] L'occupazione nazistaNel 1939 pubblicò il saggio Het antisemitisme als historisch verschijnel (L'antisemitismo come fenomeno storico). Allo scoppio della Seconda guerra mondiale non riuscì a rifugiarsi in Inghilterra con la moglie. Dopo l'invasione tedesca nei Paesi Bassi, in applicazione delle leggi razziali, il 28 novembre 1940 fu licenziato dal Liceo. Per poter pubblicare l'opera sulla Guerra degli Ottant'anni, fu costretto a farla apparire con il nome dello storico Bertus Willem Schaper (1907-1991). All'apertura dell'unica scuola ammessa per gli ebrei, il Ginnasio ebraico (Joods Lyceum) nel ghetto, nell'autunno 1941, fu assunto come insegnante.[2] Nel 1943 la moglie venne arrestata e avviata al campo di transito di Westerbork e poi al campo di sterminio di Sobibór, dove morirà. Presser fu costretto a proseguire gli anni dell'occupazione in clandestinità (nelle località di Lunteren e Barneveld).[1][3] Il dopoguerraAlla fine della guerra fu riassunto come insegnante al liceo (1945), pubblicò l'opera su Napoleone (1946) e fu nominato professore straordinario all'Università di Amsterdam. A causa delle sue idee comuniste la sua carriera fu bloccata fino al 1952, quando divenne professore ordinario. Nel 1959 ottenne la cattedra di Storia moderna, fino al pensionamento nel 1969. Espresse posizioni antigovernative (in opposizione alla politica coloniale olandese in Indonesia ed al maccartismo statunitense) e collaborò alla stampa di sinistra (De Waarheid, Vrij Nederland e De Groene Amsterdammer). Morì dopo una breve malattia nel 1970.[1] Contributi storiciOltre alle opere storiche (tra cui la monografia su Napoleone, l'opera sulla Guerra degli Ottant'anni, lo studio sugli Stati Uniti del 1949), dedicò 15 anni all'opera Ondergang (1950-1965), vasta opera storica sulla distruzione dell’ebraismo in Olanda.[4] La notte dei GirondiniPrimo Levi riuscì a far stampare in Italia[5][6] questo romanzo semi-autobiografico, che narra la vita nel campo di transito di Westerbork vista dal punto di vista di un ebreo assimilato che collabora con le SS nella gestione del campo. «Questa breve opera è tra le poche che rappresentino con dignità letteraria l’ebraismo europeo occidentale. (...) È un ebraismo condizionato dalla dispersione, e quindi poco unitario; è talmente intrecciato con la cultura del paese ospite da non possedere (...) una lingua propria.» «Cohn [lo Zentraldienstleiter del Campo, il responsabile ebreo] è colpevole, ma ha una attenuante. La coscienza generalizzata che davanti alla violenza non si cede, ma si resiste, è di oggi, è del dopo, non è di allora. L’imperativo della resistenza è maturato con la resistenza e con la tragedia planetaria della Seconda Guerra Mondiale; prima, era prezioso patrimonio di pochi. Neanche oggi è per tutti, ma oggi chi vuole intendere può intendere, e mi pare che questo libro lo possa aiutare» «[Nel campo di Westerbork] il Servizio d’Ordine era il capolavoro di Cohn. Un centinaio di uomini le SS ebree, secondo la voce del popolo. Voce giustificata: eravamo ad un tempo ebrei ed SS, talmente contagiati dai nostri nemici che li imitavamo nell’andatura, nel portamento, nel vestire, perfino nel modo di parlare p. 46 (...) Il treno, il treno [per Auschwitz]. Arriva e parte; ma più insopportabile dei suoi arrivi e delle sue partenze è la sua regolarità. Che soffi la tempesta, o nevichi, o grandini; il treno parte. Nessun allarme aereo lo ferma» OpereTraduzioni in italiano
Opere storiche
Filmografia
Note
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