Indice HL'indice H, o indice di Hirsch (a volte, in inglese, H-index), è un criterio per quantificare la prolificità e l'impatto scientifico di un autore, basandosi sia sul numero delle pubblicazioni, sia sul numero di citazioni ricevute. Secondo la definizione, uno scienziato ha un indice n se almeno n lavori tra quelli che ha pubblicato sono stati citati almeno n volte ciascuno. Notare che gli n lavori coinvolti nel calcolo dell'indice di Hirsch possono essere tutti oppure un sottoinsieme di questi, e i lavori esclusi del calcolo potrebbero anche non avere alcuna citazione. Discende quindi che un autore che ha m lavori può avere un indice H al più pari a m (n≤m). L'indice H è stato creato anche per compensare alcune caratteristiche indesiderate del fattore d'impatto (impact factor) come misura bibliometrica. È stato ideato dal fisico Jorge E. Hirsch dell'Università della California a San Diego. Definizione e scopoIl calcolo dell'indice viene eseguito in base alla distribuzione delle citazioni che le pubblicazioni di un ricercatore ricevono. La definizione di Hirsch è la seguente:
In altre parole, uno studioso con un indice pari a 3 ha pubblicato 3 lavori citati almeno 3 volte ciascuno. Per meglio comprendere la modalità operativa di calcolo si riporta di seguito un altro esempio, più articolato e più simile alla realtà: un autore ha pubblicato 6 lavori con il numero di citazioni di seguito riportato (citazioni totali 8 su 6 pubblicazioni).
Vi sono 4 lavori che hanno almeno 1 citazione (due di questi anche di più), quindi come minimo H=1; inoltre vi sono 2 lavori che hanno almeno 2 citazioni (ne hanno in particolare 3), quindi sicuramente H=2, ma vi sono solo due lavori con almeno 3 citazioni, quindi H non può essere pari a 3. L'indice di Hirsh di questo autore è quindi 2. Si noti che l'indice non cambierebbe assolutamente se A, C, E, F avessero 2 citazioni ciascuno (per un totale di 14 citazioni su 6 lavori). L'indice è strutturato per quantificare mediante un singolo indice numerico non solo la produzione, ma anche l'influenza di uno scienziato, distinguendolo da chi avesse pubblicato molti articoli ma di scarso interesse. Inoltre l'indice non è troppo influenzato da singoli articoli di grande successo. L'efficacia dell'indice è limitata al confronto tra scienziati dello stesso campo, anche perché le convenzioni riguardo alle pubblicazioni possono variare: in fisica, un ricercatore moderatamente produttivo avrà tipicamente un indice pari al numero di anni di lavoro, mentre scienziati che operano nel campo medico o biologico tendono a possedere valori più elevati. Il problema più complesso che sorge nel tentativo di calcolare l'indice è quello di stabilire l'ambito in cui selezionare le pubblicazioni e le citazioni da prendere in considerazione. Non esistendo un'unica banca dati che comprende tutte le pubblicazioni scientifiche in tutti i settori, l'indice risulta dipendente dalla banca dati scelta. Inoltre non sempre è facile discriminare i casi di omonimia, o identificare univocamente ogni singola pubblicazione. Per esempio, l'indice ottenuto usando Google Scholar potrebbe risultare sensibilmente diverso rispetto a quello ottenuto servendosi di una banca dati specialistica. Hirsch ha osservato che l'indice è generalmente ben correlato, per un fisico, con l'aver vinto premi come il Nobel o con l'essere membro di qualche importante accademia. Normalizzazione dell'indice HL'indice H contemporaneo (Hc-index) è una forma di normalizzazione dell'H-Index[1] (Sidiropoulos et al. 2007). Di fatto normalizza l'indice H (H-index), pesando maggiormente i lavori più recenti, tenendo quindi in considerazione il tempo e se il lavoro continua a essere citato nel tempo. Si calcola come l'indice H, ordinando in modo decrescente per numero di citazioni tutte le pubblicazioni di un autore, ma dopo aver applicato al numero di citazioni di ogni pubblicazione la seguente formula correttiva: (4 × numero di citazioni del documento)/(anno in corso - anno di pubblicazione del documento + 1). L’H-10-index corrisponde all’I-10index proposto da Google Scholar dal 2011 e consiste nel numero di pubblicazioni di uno stesso autore che abbiano almeno dieci citazioni. L’H-index normalizzato per età accademica si calcola dividendo l'H-index di un autore per la sua età accademica. Esistono anche particolari calcoli per stabilire l’H-index per i lavori degli ultimi x anni (per esempio H-index degli ultimi 10 anni). Si possono calcolare considerando solo i lavori pubblicati nella finestra temporale interessata (5, 10, 15 anni). LimitazioniTuttavia non è difficile trovare situazioni in cui h non riesce affatto a descrivere l'importanza di uno scienziato. Per esempio, gli scienziati che hanno avuto una carriera breve sono decisamente penalizzati, in quanto l'indice non tiene conto della loro influenza poiché essi hanno prodotto solo un numero limitato di contributi, non importa quanto decisivi. Per esempio, l'indice di Évariste Galois è 2[senza fonte] e rimarrà così per sempre; se Albert Einstein fosse morto all'inizio del 1906, il suo indice sarebbe fermo a 4 o 5[senza fonte], valore che sicuramente non rappresenta con dignità l'importanza degli studi che hanno portato le pubblicazioni del 1905. La validità di questa obiezione è dimostrata dall'analisi stessa dei dati riportati alla fine, che indicano una classifica di fisici in base all'indice: salta subito agli occhi che, a fronte di fisici con valori di h superiori o vicini a 100 (Einstein nel 2020 raggiunge un h = 325[2]), nel 2020 Richard Feynman ha h = 60[3], Paul Dirac ha h = 63[4].
Note
Bibliografia
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