Immersione in quotaUn'immersione in quota (o immersione ad alta quota) è un tipo di immersione ricreativa che si svolge ad un'altitudine differente dal livello del mare, tipicamente in montagna. L'esperienza d'alta quota è differente rispetto ad una normale immersione subacquea, dato che l'altezza altera la durata delle tappe di decompressione effettuate dal sub. CaratteristicheLe principali caratteristiche di un'immersione in quota sono:
SpiegazionePressione atmosfericaAd alta quota, la pressione atmosferica è inferiore che al livello del mare; decresce infatti di 0,1 bar ogni 1000 metri di altezza. Saturazione dei tessutiPer via della legge di Henry effettuando la stessa immersione al livello del mare la pressione non sarà la stessa, e i tessuti del corpo non saranno saturati dai gas nello stesso modo. In particolare in quota, già prima dell'immersione, ci sarà già un maggior grado di saturazione da azoto rispetto che a quota marina[1]. Utilizzo delle tabelle di decompressione
Si nota quindi che la pressione sia sensibilmente differente. La desaturazione dai gas è direttamente proporzionale all'aumento della pressione e alla durata dell'esposizione. Le tabelle di decompressione sono previste per un uso in condizioni normali; in montagna è necessario utilizzare tabelle con una profondità cosiddetta equivalente. Ad esempio, per un'immersione subacquea a 40 metri di profondità, a 2000 metri si dovrà considerare una immersione equivalente di 50 metri di profondità per la stessa durata. StrumentazioneI profondimetri, a seconda del modello, possono o meno fornire dati sfalsati in immersioni in quota. I computer subacquei prevedono spesso specifici programmi o funzionalità per gestire le immersioni in quota. RecordL'immersione alla quota più alta mai effettuata è stata compiuta il 13 dicembre 2019 dal polacco Marcel Korkusche in una pozza sul vulcano Ojos del Salado a 6395 m s.l.m. Nel 1982 Johan Reinhard per delle ricerche archeologiche si era immerso nel lago Licancabur a quota 5916 m s.l.m.[2] La prima immersione, a livello mondiale, sotto ghiaccio e in quota, fu organizzata dall'Università di Genova ed effettuata il 20 luglio 1969 al Lago Miage in concomitanza con l'allunaggio.[3] da 4 subacquei del Circolo Cacciatori Subacquei Mares di Bogliasco (GE) e 2 dei Vigili del Fuoco Sommozzatori di Genova. Nel laghetto del ghiacciaio del Miage, sul massiccio del Monte Bianco, i sommozzatori si immersero sotto controllo medico ed ECG per contribuire a ricerche mediche. I subacquei che si immersero sono: Giorgio Bergamo, Giulio Melegari, Enzo Zarafa e Gianni Risso in vesto di fotografo. Tutti indossavano mute umide da 6,5 mm. Sotto la direzione del Dottor Andrea Ravara, parteciparono all'eccezionale evento scientifico: il Dottor Ugo Fabris (reografo) il prof. Mario Trasino (laboratorista), il dott Pietro Schenone (elettrocardiolog), l'ing. Vincenzo Tagliasco (bionico). Nell'acqua lattea e con temperatura prossima allo O, furono praticate simultaneamente ai sub: elettrocardiografie, reografie periferiche del cranio e degli arti mediante cavi coassiali del tutto simili quelli che usavano gli astronauti. Appena riemersi tutti i sub furono sottoposti anche agli esami del sangue. Dalle ricerche effettuate scaturirono risultati molto interessanti che furono richiesti da istituti di ricerca di tutto il Mondo, compresi: Accademia delle Scienze dell'Unione Sovietica e NASA. La spedizione al Lago del Miage fu organizzata da Mario Polleri e Gianni Risso con la piena collaborazione del Comune di Courmayeur. Note
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