Il cielo è rosso (film)
Il cielo è rosso è un film del 1950 diretto da Claudio Gora, tratto dal romanzo omonimo di Giuseppe Berto. TramaDaniele, un sedicenne studente in collegio, dopo un bombardamento aereo fugge per tornare dalla sua famiglia, ma trova la casa devastata e con i genitori morti sotto le bombe. Si ritrova così improvvisamente solo al mondo, e mentre vaga tra le rovine del paese incontra un altro sbandato, Tullio, e s'unisce a lui e al gruppo di ragazzi e ragazze con cui vive. ProduzioneProdotto da Arrigo Atti per la Acta Film dei Fratelli Atti di Bari, tratto dal romanzo Il cielo è rosso di Giuseppe Berto. Sempre nel 1950 la stessa Acta ha prodotto anche il film Alina. Il film fu girato tra le rovine di Treviso e di Frascati. DistribuzioneLa pellicola venne distribuita in prima proiezione in Italia il 15 marzo 1950, mentre in Francia è stato immesso nel circuito cinematografico solo l'8 febbraio 1952 (con il titolo Le ciel est rouge) e negli Stati Uniti d'America il 26 maggio sempre del 1952 con il titolo The Sky Is Red. Il titolo fiammingo adottato per la distribuzione in Belgio è De hemel is rood. La pellicola è stata restaurata nel 2008 dalla Cineteca Nazionale e presentata alla Mostra di Venezia nello stesso anno nella retrospettiva "Questi fantasmi: Il cinema italiano ritrovato 1946/1975". AccoglienzaIncassiIncasso accertato sino a tutto il 31 dicembre 1952 £ 72.900.000. Critica«Il film d'esordio nella regia dell'attore Claudio Gora fedele trascrizione del romanzo di Berto, corretta e cinematograficamente pregevole, accurata, che dimostra nel suo autore, una maturità di linguaggio già raggiunta, ma che si rivela inutile perché esteriore allo spirito del romanzo più ancora che ai fatti narrati. La crisi di una generazione sopravvissuta alla guerra, simboleggiata nella figura di un giovane che decide di ricominciare altrove la propria vita (nel romanzo invece si suicida), è seguita passo passo da una cinepresa che registra i fatti, le reazioni dei personaggi, ma che si rivela incapace di giustificarli sul piano dell'espressione artistica, di dar loro una ragione non puramente figurativa. Ed è un peccato perché la narrazione è corposa, lo stile sciolto, e avrebbe potuto dar luogo a un'opera che, come il romanzo cui si ispira, affonda le sue radici in un'analisi acuta della crisi dei valori della società uscita dalla guerra» Bibliografia
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