Il ballo
Il ballo è un romanzo breve, scritto nel 1928 e pubblicato nel 1930, da Irène Némirovsky venticinquenne, che si affacciava alla scena della brillante vita mondana di Parigi, dopo le peripezie della fuga dalla Russia bolscevica, attraverso Svezia e Finlandia. Erano gli Anni ruggenti, di lì a poco sarebbe arrivata, nel 1929, la Grande depressione. OrigineDavid Golder, il suo primo romanzo, viene pubblicato nel 1929 da Bernard Grasset e salutato dalla critica come un capolavoro. Il ballo, un romanzo breve scritto di getto, tra due capitoli del David Golder, viene accolto altrettanto calorosamente da Paul Reboux, uno dei primi critici letterari a riconoscere il genio della giovane Colette. Reboux sostiene che Irène Némirovsky ha lo stesso genere di talento della scrittrice parigina[1]. Subito dopo Il ballo, dato l'entusiasmo dei lettori per i suoi primi libri, vengono pubblicati altri nove romanzi e una raccolta di racconti brevi. StrutturaIl ballo è un romanzo breve: nell'attuale edizione Piccola biblioteca Adelphi ha 83 pagine, nella prima edizione tascabile del 1930 era di 129 pagine, inclusa la prefazione anonima. TramaAntoinette Kampf è una quattordicenne che vive con i genitori in un lussuoso appartamento di Parigi. Non è sempre stato così, il padre - che fa parte di quella galleria di personaggi ebraici per cui la Némirovsky è stata accusata di essere un'ebrea che odia se stessa - ha dovuto lavorare sodo per accumulare una fortuna. La sua determinazione e mancanza di scrupoli lo ha portato al successo. Antoinette non è più una bambina, ma non è ancora un'adolescente. Ha un rapporto difficile con la madre, Rosine, che a sua volta ha avuto un passato piuttosto burrascoso, e - come il marito - è altrettanto determinata a farsi accettare dall'alta società parigina. A questo scopo invitano tutta la "gente che conta" ad un grande ballo che si terrà nel suo nuovo appartamento in occasione di una ricorrenza. Spendono liberamente per procurare ai propri ospiti cibi raffinati, champagne, un'orchestra per la musica della serata. Si prevede un ballo in grande stile. La figlia è entusiasta per la prospettiva, tuttavia, la madre non ha alcuna intenzione di lasciarla andare al ballo, anzi, le toglie anche la sua stanza - che verrà adibita a bar - e la confina nello sgabuzzino. Gli inviti vengono scritti a mano da Antoinette e la sua istitutrice viene incaricata di spedirli. All'ultimo momento, quest'ultima affida il compito ad Antoinette, che invece getta nella Senna i fogli degli invitati, vendicandosi in questo modo del tradimento della madre, degli intrighi della governante Betty e della rozzezza del padre. L'unica a presentarsi la sera del ballo sarà la maestra di pianoforte, che Antoinette aveva precedentemente invitato di persona. L'effetto comico si ha nello sconcerto dei due padroni di casa che, non potendo indagare sulle ragioni di questa diserzione in massa da parte di persone di cui non conoscono riti e costumi, congetturano sulle cause dello smacco. Personaggi principali
Citazioni— Ah! ma pauvre fille, ma pauvre petite Antoinette; tu es bien heureuse, toi; tu ne sais pas encore comme le monde est injuste, méchant, sournois... ces gens qui me faisaient des sourires, qui m'invitaient, ils riaient de moi derrière mon dos, ils me méprisaient, parce que je n'étais pas de leur monde, des tas de chameaux, de... mais tu ne peux pas comprendre, ma pauvre fille! Et ton père!... Ah! tiens, je n'ai que toi!... Elle la saisit dans ses bras. Comme elle collait contre ses perles le petit visage muet, elle ne le vit pas sourire. Elle dit: - Tu es une bonne fille, Antoinette... et l'une allait monter, et l'autre s'enfoncer dans l'ombre. Mais elles ne le savaient pas. Cependant Antoinette répéta doucement: - Ma pauvre maman...[2].
Significato letterarioL'affresco tragicomico di parvenu che disertano la festa dei Kampf, a loro volta degli sconosciuti, che hanno fatto i soldi grazie a un colpo di fortuna in borsa, innesca una reciproca commedia del disprezzo che, unita alla rivalità madre-figlia (un leitmotiv della scrittura di Némirovsky) crea una forte tensione narrativa, sostenuta da colpi di scena, equivoci e frivolezza. Il tema è la grande solitudine dell'infanzia, nel momento del passaggio all'adolescenza. Ciò che questo libro, frizzante e movimentato, racconta è la storia di una piccola crudeltà, sostenuta dal caustico umorismo della scrittrice, che tratta un tema doloroso: il rapporto con la madre Fanny, egoista e insensibile fino all'abbandono. Il racconto è venato di una corrente sotterranea di tenerezza che lo pone tra i rari capolavori del genere, come La signorina Else di Arthur Schnitzler e Frankie Adams di Carson McCullers[5]. Sicuramente l'aspetto autobiografico prevale in questo crudelissimo ritratto di borghesia in un interno: infatti la Némirovsky trascorre la vita tra il rifiuto permanente della propria famiglia e di quello che rappresenta sua madre Fanny (vanesia e crudele) e suo padre, banchiere famoso ma assente, e la passione per i balli e la mondanità. Così scrive da Nizza: «Mi agito come una pazza, che vergogna! Non faccio altro che ballare. Ogni giorno, nei vari alberghi, ci sono dei galà molto chic, e poiché ho la fortuna di poter disporre di qualche gigolò, mi diverto moltissimo». Poi, di ritorno da quella città: «Non ho fatto la brava... tanto per cambiare... Il giorno prima della partenza, al nostro albergo, il Negresco, c'era una festa. Ho ballato e mi sono scatenata fino alle due del mattino; dopo sono andata a flirtare bevendo champagne ghiacciato in mezzo a una corrente d'aria fredda»[6]. AntisemitismoIl carattere di Kampf è fortemente negativo, sia per i valori che persegue che sono molto simili a quelli di David Golder, protagonista dell'omonimo romanzo - i soldi per i soldi, senza un progetto di lungo periodo - sia per il fisico repellente. La figlia Gille nell'"autobiografia" di sua madre - Iréne Némirovsky, precisa che la scrittrice era un rampollo della borghesia ebraica russificata di Kiev e San Pietroburgo. La sua famiglia era riuscita a fuggire in Francia al tempo della rivoluzione bolscevica, mantenendo gran parte delle proprie ricchezze. Questo fatto, unito alla cultura e alle buone frequentazioni sociali, le permetteva di avere rapporti amichevoli con aristocratici impoveriti da cui, in Russia, sarebbe stata rifiutata. Data questa collocazione sociale e il desiderio di entrare a pieno titolo a far parte dell'alta borghesia parigina, attraverso un processo di assimilazione - molto diffuso tra gli ebrei del tempo[7] - i Némirovsky erano orgogliosi della propria distanza dall'ebreo tradizionalista (o semplicemente meno assimilato). Fatto sta che i libri della Némirovsky sono popolati di figure ebraiche - nel migliore dei casi ambigue - nel peggiore, che meriterebbero un posto nella nosografia ebraica dell'Ebreo che odia sé stesso di Theodor Lessing o Sander L. Gilman[8]. AdattamentiIl romanzo è stato adattato per il cinema nel 1931 da Wilhelm Thiele nel film Le Bal con una quattordicenne Danielle Darrieux. Due versioni teatrali, Le Bal, di Oscar Strasnoy, adattamento di Matthew Jocelyn (2009) Opera di Amburgo - 2010 e "Un Ballo" ideato e realizzato da Thea Dellavalle e Irene Petris e messo in scena al Teatro delle Passioni di Modena (2013). Edito da Gérard Billaudot Éditions. Edizioni
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