I peggiori anni della nostra vita (film 1949)

I peggiori anni della nostra vita
Una riunione del PRIPRI.
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1949
Durata104 min
Dati tecniciB/N
Generesatirico
RegiaMario Amendola
SoggettoMario Amendola
SceneggiaturaMario Amendola, Ruggero Maccari
ProduttoreMario Dogliotti
Casa di produzioneSocietà Realizzazioni Artistiche
Distribuzione in italianoHerald Pictures
FotografiaGiorgio Orsini, Renato Del Frate, Aldo Giordani
MusichePaolo Abel
ScenografiaLea Leone
CostumiLea Leone
Interpreti e personaggi

I peggiori anni della nostra vita è un film del 1949 diretto da Mario Amendola.

Trama

Due soldati dell'ARMIR, Ninetto Traballa e Carlo de Viola, si trovano a Charkiv, sul Fronte Russo. Nino viene catturato dai sovietici. Carlo si salva dall'imboscata portando con sé le scarpe dell'amico. Una volta tornato in Italia, Carlo è sul lastrico, come molti reduci. Si ricorda di possedere le scarpe di Nino e decide di recarsi da Emilia, la moglie di Ninetto. Le racconta dell'eroica morte del marito sui bastioni di Charkiv. Emilia è titubante. Carlo, però, riesce a farsi benvolere e si trasferisce in casa della donna assieme al padre e alla sorella. Carlo e Emilia finiscono per sposarsi e lui fonda il PRIPRI (Partito Reduci Intransigenti Pronti Rifare Italia), che espone slogan come "Il PRIPRI è vita" e "Donne votate PRIPRI". Il ritratto di Ninetto viene esposto come un santino, simbolo di tutti i reduci. Il partito riceve subito molte simpatie e offerte in denaro. Frattanto, scopriamo che Ninetto è vivo in Russia. Incontra un commilitone, diventato funzionario del PCI, che lo aiuta a rimpatriare. Una volta a Roma, Nino si incontra con Carlo, che lo convince a continuare la messinscena della sua morte eroica. Nino si presenta quindi come il proprio fratello, emigrato in America molti anni prima. Quando però il vero fratello scrive a Emilia, Nino decide di smascherare l'imbroglio, riabbraccia Emilia e il figlio. Il matrimonio con Carlo non è stato consumato e viene annullato.

Critica

"Questo film è rimasto per qualche mese in quarantena a causa della sua intonazione che ai censori sembrò eccessivamente antisovietica. Ora che è apparso sugli schermi, non sappiamo se tagliato molto o poco, possiamo dire che le sue intenzioni satiriche sono talmente all'acqua di rose da lasciare indifferente il più acceso degli estremisti. Per il resto il film è di scarso valore pur avendo alcune trovate di un certo effetto comico." (A. Albertazzi, 'Intermezzo', 22, 30 novembre 1950)[1]

Note

Collegamenti esterni

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