Henghel nasce a San Martino in Rio[2], cittadina nella bassa reggiana. La musica è stata subito la sua passione: già all'età di 10 anni suonava nella banda correggese "Bonifazio Asioli". Si iscrive al Conservatorio Achille Peri di Reggio Emilia, sotto la guida del maestro Augusto Battaglia, fino al conseguimento del diploma di compimento inferiore in clarinetto. Nel frattempo ha suonato anche in altre bande musicali della zona, assieme al padre Roberto (trombonista, morto prematuramente nel 1947). Durante la seconda guerra mondiale, il suo fascino per le big band americane, lo fa avvicinare alla musica jazz e all'improvvisazione, utilizzando come modello le grandi orchestre di Glenn Miller e Tommy Dorsey.
Nel 1944, durante la leva obbligatoria, suona nella banda militare accanto a Paolo Borciani (violinista del Quartetto italiano) e a Giuseppe Guastalla, maestro del coro della Scala di Milano.
Finita la guerra, dopo la morte del padre, per potere mandare avanti la sua numerosa famiglia (tre sorelle, un fratello e la madre), è costretto a reinventarsi suonatore di liscio, girando le più importanti balere della regione.
Proposte arrivano anche dagli Stati Uniti, ma Gualdi ha paura dell'aereo (solo Pavarotti, nel 1989, riesce a convincerlo a prenderne uno per seguirlo nella sua tournée americana).
Nel 1952 è con Paolo Zavallone, nel cui complesso cantava Luciana Sasdelli, che porterà all'altare l'8 ottobre 1955. Dopo il matrimonio sposta la sua residenza a Bologna.
Negli anni Cinquanta la sua orchestra è una delle più seguite alla radio e nel 1954 vince il concorso radiofonico "Bacchetta d'oro Pezziol" organizzato dalla Rai, presentato da Nunzio Filogamo, davanti alle orchestre di Peppino Principe ed Happy Boys di Nino Donzelli, la prima orchestra di Mina.
Al concorso partecipavano le più importanti orchestre italiane di allora come Fred Buscaglione, Giovanni Fenati, Renato Carosone, Bruno Canfora e numerosi altri.
Stardust, Estrelita, Saint Louis Blues erano i suoi cavalli di battaglia.
La sua fama è ormai diffusa, tanto che Tito lo chiama ad inaugurare lo stadio di Belgrado.
Nel 1962 esordisce alla direzione dello Zecchino d'Oro al teatro Antoniano, e viene confermato anche per l'anno successivo, quando la manifestazione si sposta nel neonato studio televisivo.
Pochi anni più tardi, 1968 il grande trombettista e cantanteLouis Armstrong vuole essere accompagnato dalla sua band durante la sua esibizione al Festival di Sanremo. Esattamente l'anno prima, nell'estate del 1967 partecipa alla trasmissione televisiva "Lei non si preoccupi" condotta in prima serata su Rai 1 da Enrico Simonetti e da Isabella Biagini riscuotendo un grande successo e dimostrando ancora una volta il suo valore di straordinario musicista.
Nel 1985 scrive insieme a Giuseppe Codeluppi, allora direttore della scuola di musica CEPAM di Reggio Emilia nella quale Henghel Gualdi insegnava clarinetto jazz, quello che rimarrà il suo unico metodo sull'improvvisazione jazzistica pubblicato dalla casa editrice Ricordi.
Negli ultimi anni si ritroverà spesso a Cattolica ad insegnare ai ragazzi l'amore per la musica jazz.
Il suo ultimo brano, scritto con Dante Torricelli, si intitola "Frizzantino" ed è dedicato alla Bourbon Street Dixie Band di Cremona con la quale aveva suonato poco tempo prima. Beppe Corbari lo riarrangia e lo inserisce poi nel cd "When the Saints ..." come "Henghel for Bourbon" in suo onore.
Henghel Gualdi muore il 16 giugno 2005 per un infarto nella sua casa di Bologna, tre settimane dopo la sua ultima apparizione in un concerto. Sarà sepolto due giorni più tardi nel cimitero di San Martino in Rio così come aveva desiderato espressamente.
Riconoscimenti
Il comune di San Martino in Rio lo ha insignito della cittadinanza onoraria nel 1984.
Il 4 luglio 1999, giorno del suo 75º compleanno, Gualdi si è esibito in un concerto gratuito in piazza Martiri.
Il 7 gennaio 2005 Gualdi ha ricevuto la bandiera tricolore, perché annoverato tra i personaggi illustri della città di Reggio Emilia.
Programmi radiofonici Rai
La bacchetta d'oro, programma con l'orchestra di Henghel Gualdi, presentato da Nunzio Filogamo, dal Settimo cielo di Bologna 8 dicembre 1953.
Discografia
Ha scritto oltre 1000 brani musicali, inciso 20 album discografici e 5 colonne sonore di film per il regista Pupi Avati.[5]
Sua è la sigla di chiusura, negli anni novanta, della trasmissione televisiva calcistica 90º minuto. Il brano è intitolato "Jazz Band".
Album
1954-1955: Ballate (CGD)
1956-1957: Henghel Gualdi (CGD)
1967: Special Service Record (Gruppo Editoriale Southern)
1971: I Miei cavalli di Battaglia Henghel Gualdi e la sua Orchestra (Hg record)
1972-1973: Henghel Gualdi In Romagna
1974: Henghel Gualdi e la sua Orchestra (Hg record)
Nel gennaio 1996 pubblica con la casa editrice Guaraldi il libro autobiografico "Poteva andare meglio" (ISBN 88-8049-104-0), nel quale raccoglie episodi e aneddoti di tutta una vita.
Autori Vari (a cura di Gino Castaldo), Dizionario della canzone italiana, ed. Curcio, 1990; alla voce Gualdi, Henghel, di Enzo Giannelli, pagg. 813-814
Maurizio Maiotti (con la collaborazione di Armando Buscema), "1944-1963: i complessi musicali italiani. La loro storia attraverso le immagini.", Maiotti Editore, 2010, alla voce Henghel Gualdi e il suo Complesso, pp. 234-241, ISBN88-901228-6-2. [1]
Gualdi Henghel, Codeluppi Giuseppe (1985). Improvvisiamo insieme: i meccanismi dell'improvvisazione sul clarinetto, sugli strumenti melodici e a tastiera. Milano: Ricordi, 1985 [BNI] 88-4703
Giorgio Babbini, Henghel, un Angelo del clarinetto, Accademia italiana del clarinetto, 2011
Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia. Vol. 2, EDT, 2011