Nel periodo 1949-1950 accetta di partecipare alla formazione dell'importante Collezione Verzocchi sul tema del lavoro, e realizza, insieme ad un autoritratto, Pittori di barche. La collezione Verzocchi è conservata oggi alla Pinacoteca civica di Forlì.
Innumerevoli le personali all'estero. In Italia vi sono opere sue nella Casa della cultura di Palmi[3]. Accanto all'attività di cavalletto affianca quella di affrescatore e mosaicista.
^(DE) Sabrina Michielli, Hannes Obermair (a cura di), BZ ’18-’45: ein Denkmal, eine Stadt, zwei Diktaturen. Begleitband zur Dokumentations-Ausstellung im Bozener Siegesdenkmal, Vienna-Bolzano, Folio Verlag, 2016, ISBN 978-3-85256-713-6, p. 115 (con riproduzione degli schizzi).
^Calabria. Dal Pollino all'Aspromonte le spiagge dei due mari le città, i borghi arroccati, Guide d'Italia, Milano, Touring Editore, 2003, ISBN88-365-1256-9.
Bibliografia
G. Torres, Opere di Guido Cadorin, su opac.sba.uniroma3.it:8991. URL consultato il 9 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2016)., in "Architettura e Arti Decorative", fasc. II, ottobre 1923 G. TORRES: Opere di Guido Cadorin Fascicolo II - OTTOBRE 1923, su Università degli Studi Roma tre. URL consultato il 6 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2016).
Ettore Merkel, Arte sacra in Italia agli inizi del Novecento. Guido Cadorin e gli artisti al Concorso per la pala di Valdobbiadene, in Quaderni della Donazione Eugenio da Venezia, 18, Venezia 2009, pp. 34-47.