Gleditsia triacanthos
La Gleditsia triacanthos L. (nota anche come spino di Giuda) è una pianta angiosperma dicotiledone appartenente alla famiglia delle Fabacee[2] (sottofamiglia Caesalpinioideae[3]). Originaria dell'America settentrionale fu introdotta in Europa nel XVIII secolo. EtimologiaIl genere è dedicato al botanico tedesco Johann Gottlieb Gleditsch (1714-1786). L'epiteto specifico (triacanthos) vuol dire "a tre spine" e si riferisce alla tipica ramificazione delle spine. Il nome inglese honey locust si riferisce ai baccelli: locust tree indica genericamente un albero con baccelli, e honey si riferisce alla dolcezza della polpa dei baccelli immaturi. Spino di Giuda o spinacristi fa riferimento alla corona di spine, usata durante la Passione di Gesù, secondo il racconto dei Vangeli. DescrizioneGleditsia triacanthos è un albero eliofilo alto dai 15 ai 30 metri (ma può arrivare a 40 m), con chioma ampia e vaporosa, fusto molto ramificato e rami spinosi, disordinati e tortuosi. La corteccia è grigio-brunastra con numerose spine composte da tre punte di diversa lunghezza e direzione (la mediana è la più lunga: 3–6 cm). Le foglie sono pennato-composte (costituite da 15-30 foglioline ovali) a fillotassi alterna. La specie è dioica, i fiori bianco-verdastri sono riuniti in infiorescenze, compaiono in tarda primavera e sono melliferi. Fruttifica in estate, producendo lunghi legumi (15–20 cm) inizialmente verdi con polpa pastosa e dolce, e, successivamente alla maturazione, diventano semilegnosi e rosso-brunastri, con all'interno numerosi semi scuri. I baccelli sono commestibili e anche i semi all'interno sono eduli (a differenza dei baccelli tossici della Robinia pseudoacacia). I frutti, portati dalle piante femminili, raggiungono i 20–40 cm di lunghezza e contengono 10 semi. I semi vengono dispersi dagli erbivori (in particolare bovini e cavalli) che consumano i baccelli e rilasciano i semi intatti nei loro escrementi. Pianta a crescita rapida e relativamente longeva, (100-150 anni), si adatta a molti ambienti e tollera il freddo e la siccità.
Distribuzione e habitatOriginaria della parte orientale del Nord America (Stati Uniti e Messico settentrionale) è diffusa in gran parte del bacino del Mississippi, dal Texas e dalla Louisiana a sud, fino all'Iowa, all'Indiana e all'Ohio a nord. A ovest, la sua area di estensione si ferma in Kansas e Nebraska, mentre a est si ferma ai piedi degli Appalachi. Fu introdotta in Europa nel secolo XVIII e in Italia nel 1712, a scopo ornamentale e per il consolidamento dei terreni. È stato introdotto anche in Italia come albero ornamentale in parchi e giardini. In Italia è una neofita naturalizzata in pressoché tutte le regioni, è invasiva in Trentino e assente in Basilicata[4]. Apprezza i suoli alluvionali ricchi e umidi anche se supporta terreni calcarei più asciutti. UsiResiste al vento e alla salsedine, è quindi piantato lungo le strade in località marittime e in città. Grazie al rapido ritmo di crescita e alla sua tolleranza a cattive condizioni ambientali, viene utilmente impiegato per piantumare aree verdi appena costituite (edilizia nuova, discariche, miniere abbandonate). Resistente all'inquinamento atmosferico, vive in qualsiasi terreno ben drenato ed a pieno sole; è adatto per grandi giardini; evitare posizioni fredde, soggette a forti gelate. Ne esiste anche una cultivar senza spine. Il legno è molto denso e resistente: nel passato veniva usato per costruire carri e per le traversine ferroviarie. Trova ancora un certo impiego nella costruzione di mobili artigianali. È inoltre ottimo come combustibile. La pianta con le sue molte spine può essere usata per creare siepi impenetrabili e difensive. Il baccello è commestibile: può essere usato come foraggio per i bovini. Nel passato è stato usato come alimento dagli Indiani d'America e per produrre birra attraverso la fermentazione. Anche il seme interno è commestibile e si può usare in cucina quando maturo; il baccello intero, quando ancora verde, può essere cucinato perché commestibile. La pianta contiene un alcaloide chiamato triacantina. L'interesse medico di questa sostanza è stato studiato negli anni 1960-70 senza condurre tuttavia ad un suo uso terapeutico. Nel 2019, un nuovo studio mostra un effetto, sia in vitro sia nei topi, contro il carcinoma della vescica[5]. La pianta contiene anche polifenoli, triterpeni, steroli e saponine[6]. Note
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