Giuliano NariaGiuliano Carlo Naria (Genova, 1º febbraio 1947 – Milano, 27 giugno 1997) è stato un terrorista, giornalista e scrittore italiano, scontò nove anni di carcere e fu poi assolto con formula piena[1]. BiografiaOperaio all'Ansaldo di Genova e attivista politico di Lotta Continua. Nel 1975 entra nella colonna genovese delle Brigate Rosse[2]. Nel 1976 Naria fu accusato di aver partecipato all'attentato compiuto dalle Brigate Rosse al giudice Francesco Coco, procuratore generale della Repubblica di Genova, il 9 giugno 1976. Nell'azione morirono, oltre al giudice, anche gli agenti di scorta Giovanni Saponara e Antioco Deiana. Venne arrestato il 27 luglio 1976 nella casa di vacanza della sua ragazza a Gaby vicino a Saint-Vincent in Valle d'Aosta seguendo le tracce da Milano di Rosella Simone, sua fidanzata all'epoca[3], e sottoposto a carcerazione preventiva perché somigliante all'identikit di uno degli attentatori. Rimase in prigione per 9 anni e 16 giorni, durante i quali si ammalò di anoressia e arrivò a pesare solo 35 kg.[4] Ottenne gli arresti domiciliari solo nell'agosto del 1985, a Garlenda (SV)[5][6] e fu rilasciato nel 1986 per le pressioni del presidente della Repubblica Sandro Pertini, dell'allora ministro di grazia e giustizia Mino Martinazzoli e di altri duecento parlamentari di tutti gli schieramenti. Fu assolto definitivamente con formula piena soltanto all'inizio degli anni novanta, e intraprese la carriera di scrittore e giornalista.[1] A pochi anni da quegli eventi, Naria si ammalò di un tumore alla bocca che lo portò alla morte il 27 giugno 1997, all'Istituto dei tumori di Milano,[7] assistito dai genitori Matilde Bricchetti e Amelio e dalla moglie Sabina che aveva sposato qualche mese prima. Le sue ceneri sono state tumulate nel cimitero di Bruzzano.[8] Note
Voci correlate
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