Giovanni Battista Chiossi
Giovanni Battista Chiossi (Domodossola, 1863 – Domodossola, marzo 1926) è stato un generale italiano, già distintosi particolarmente come ufficiale d'artiglieria durante il corso della prima guerra mondiale, dove fu decorato con la Croce di Cavaliere e poi di quella di Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia, e di una Medaglia d'argento al valor militare. BiografiaNacque a Domodossola nel 1863, figlio di Giuseppe e di Natalia Silvetti. Compì gli studi classici al Liceo Mellerio Rosmini, e poi iniziò a frequentare la Regia Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena, da cui usci con il grado di sottotenente assegnato all'arma di fanteria.[2] Seguì il corso di perfezionamento presso la Scuola di applicazione d'arma di Parma, insegnò storia dell'arte militare a Modena e fu studioso di Raimondo Montecuccoli.[1] Condusse a termine due missioni diplomatiche con il Sultano di Alia in Somalia e con Enver Bey al campo dei turchi per l'esecuzione degli articoli del Trattato di Losanna (1912).[1] Prese parte alle prime operazioni militari di consolidamento della conquista della Libia, distinguendosi come tenente colonnello del 4º Reggimento alpini, nei combattimenti di Ettangi e Tecniz, venendo decorato con una medaglia d'argento e una di bronzo al valor militare. Tra il 1915 e il 1916 fu servizio in Libia, nel Regio corpo truppe coloniali della Cirenaica, operando nella zona di Cirene. Promosso brigadiere generale, il 9 giugno 1916 sostituì il generale Carlo Bloise al comando della Brigata Sicilia.[3] Il 29 luglio la brigata è posta alla dipendenze della 35ª Divisione, e trasferitasi via ferrovia a Taranto l'8 agosto imbarca i suoi primi reparti per trasferirsi a Salonicco, in Grecia, dove il 18 dello stesso mese riunisce tutti i suoi reparti nella zona di Dzuma ed entra in linea nella zona Sarigol-Argelise-Sarikoj.[3] Rimane al comando della brigata sino al 23 giugno 1917, distinguendosi tra il 5 e il 20 maggio durante la conquista di quota 1050 che gli valse la concessione della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.[3] Sostituito dal maggior generale Gennaro Venezia ritornò in Italia. Promosso maggior generale assunse il comando della 22ª Divisione, inquadrata nel XXVII Corpo d'armata allora al comando di Pietro Badoglio. Alla testa della divisione prese parte alla battaglia di Caporetto, alla battaglia del solstizio e alla battaglia di Vittorio Veneto, dove aveva come suo capo di stato maggiore il colonnello Giuseppe Tellera. Congedatosi nel corso del 1920, decorato con la Croce di Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia,[4] fu sindaco di Domodossola fino alla sua morte, avvenuta nel marzo 1926.[1] Onorificenze— Regio Decreto 22 dicembre 1918.[5]
— Regio Decreto 17 maggio 1919.[5]
«Comandante di divisione, in una situazione tattica difficilissima e densa di pericoli diede mirabile prova di sereno coraggio nonché di intuito tattico e di ponderatezza non comuni. In un episodio cui prese parte, avendo preceduto le sue truppe, dimostrò calma e sprezzo del pericolo, contribuendo, con la valorosa azione personale, a ristabilire la situazione gravemente compromessa da una improvvisa azione nemica. Pieva 18-24 giugno 1918.»
«Comandante di due battaglioni eritrei nell'avanzata su Ettangi il 18 e 19 giugno 1913, li guidava, dando bella prova di capacità e di coraggio. Anche nel combattimento di Tecniz, il del 16 settembre 1913, in critica situazione, con l'opportuno impiego delle truppe della riserva al suo comando, concorreva al felice esito dell'azione»
«In critica situazione, con l'opportuno impiego delle truppe ai suoi ordini, quale comandante la riserva, concorreva al felice esito dell'azione. Tecniz, 16 settembre 1913.»
— Regio Decreto 3 aprile 1913.[6]
Pubblicazioni
NoteAnnotazioniFonti
Bibliografia
Collegamenti esterni
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