Giogo tataroCon giogo tataro - meno correttamente giogo tartaro[1] - giogo mongolo o gioco tataro-mongolo (in tataro Монго́ло-тата́рское и́го; in russo татаро-монгольское иго?, Tataro-mongol'skoye igo) si identifica quel periodo del XIII secolo cominciato con l'invasione mongola della Rus' di Kiev e culminato con l'insediamento di popolazione asiatiche nelle odierne Russia, Ucraina e Bielorussia, i cui principi di queste ultime terre dovettero giurare fedeltà al khan.[2][3][4] La Rutenia, regione molto vasta dell'Europa centrale, rimase sottoposta all'autorità dell'Impero mongolo e dei suoi stati vassalli per due secoli e mezzo. L'invasione dei Rus' cominciò per opera di Batu Khan dal 1237 e terminò nel 1480, quando Ivan III di Russia rifiutò di pagare il tributo preteso dai Mongoli e inaugurò una nuova stagione storica per la Moscovia, favorendone la sua lenta affermazione nello scacchiere geopolitico dell'Europa orientale.[4] Oltre alle conseguenze immediate che tale dominio straniero esercitò sulla zona, il giogo tataro ebbe l'effetto di inaridire l'anima stessa delle popolazioni locali, la letteratura e i dettagli delle loro istituzioni sociali e impedì la formazione di una coscienza unitaria.[4][5] Tuttavia, gli storici concordano sul fatto che questo periodo non fu del tutto privo di effetti benefici sul Principato di Mosca, se si pensa in particolare all'unificazione del territorio che appariva invece, all'inizio del XIII secolo, diviso in una moltitudine di principati tra loro avversari.[3] StoriaL'invasione mongolaNel 1221 e nel 1222, due luogotenenti di Gengis Khan, Jebe e Subedei, all'inseguimento di uno dei loro nemici, attraversarono il Caucaso, entrarono nel territorio della Rus' e lì si scontrarono con alcuni principi locali che si erano alleati per fronteggiarli nella battaglia del fiume Kalka.[6] La morte di Gengis Khan impedì ai Tatari di approfittare della vittoria, dovendo essi tornare in Asia: sulla strada del ritorno ne approfittarono per saccheggiare vari insediamenti, con una sola sconfitta riportata alle mura di Bolgar, capitale della Bulgaria del Volga.[7] I principi della Rus' furono sconfitti da un esercito in netta inferiorità numerica, in parte a causa delle loro lotte interne e della mancanza di unità.[7] Nel 1235, dopo la morte di Gengis Khan, i capi dell'Impero mongolo lanciarono una vasta campagna di conquista dell'Europa. L'esercito destinato a invadere l'Occidente, guidato da Batu Khan, era composto da 30 000 uomini. Batu attraversò il Volga e fece il suo ingresso nella Rus' nel 1237, con le città che caddero una dopo l'altra, spesso rapidamente, i cui abitanti furono in vari casi massacrati. Kiev resistette, ma dovette infine cedere nel dicembre 1240 e fu quasi del tutto rasa al suolo.[8] I Mongoli avanzarono verso il mare Adriatico, ma dopo la morte del khan Ögödei, Batu dovette tornare in Mongolia al fine di partecipare alla designazione del suo successore. Lasciando l'Europa centrale, Batu si accampò a Saraj, sul Volga, nel 1243 e decise di non spostarsi più da lì. Da allora cominciò la dominazione mongola della Rus'.[9] Dominio mongoloEssendo in pochi rispetto alla popolazione nativa, i Mongoli non colonizzarono i territori conquistati, né vi installarono stabili guarnigioni: del resto, neppure vi avevano interesse, considerando l'infinito numero di incursioni effettuate. La loro religione non fu imposta ai vinti e furono avanzate solo due richieste: il riconoscimento del Khan come capo e il pagamento di un tributo.[10] I capi locali non furono rimpiazzati, a condizione che prestassero omaggio a Batu, oltre che ai suoi successori. In cambio di questa fedeltà e di questo pagamento, i capi locali ricevettero protezione dai Mongoli. Il cosiddetto jarlyk, la lettera patente, veniva concesso nella città nomade di Saraj e autorizzava i principi, oltre che i loro subordinati, ad agire accettando l'autorità suprema del Khan.[11] Il primo a ricevere lo jarlyk fu Jaroslav II Vsevolodovič, gran principe di Vladimir, che diventò così principe "di tutte le Russie".[12] Nel 1245, i tre maggiori principi della Rus', Jaroslav II Vsevolodovič, Michele di Černihiv e Danilo di Galizia, furono convocati a Saraj.[12] Quest'ultimo rispettò tutte le usanze della corte mongola, tra cui il fatto di inchinarsi in memoria di Gengis Khan. Quando il secondo rifiutò, venne giustiziato in condizioni descritte come atroci (verrà poi canonizzato dalla Chiesa ortodossa).[13] Jaroslav, in conflitto con la moglie di Batu, si spense pochi giorni dopo, forse avvelenato. Il declinoUna serie di fattori rese inevitabile il declino del Khanato dell'Orda d'Oro, il quale si era imposto nelle odierne Bielorussia, Ucraina e Russia europea meridionale: il rafforzarsi delle vicine Moscovia, Granducato di Lituania e Regno di Polonia, le crisi politiche interne, la riduzione della potenza militare e il declino economico. Nel 1474 e 1476, Akhmat Khan insistette sul fatto che Ivan III di Russia riconoscesse il principe asiatico come autorità suprema e quattro anni più tardi, nel 1480, Akhmat organizzò una campagna militare contro Mosca. Lo scontro sfociò in quello che è divenuto noto come grande fronteggiamento sul fiume Ugra.[14] Il condottiero mongolo giudicò le condizioni dell'eventuale campo di battaglia e, anziché battersi, decise di ritirarsi.[14] Fu questo evento a porre ufficialmente fine al giogo tataro sulle terre della Rus'.[3][4] Il 6 gennaio 1481 Akhmat fu tra l'altro ucciso da Ibak, principe del Khanato di Sibir, e da Nogai alla foce del fiume Donets: da allora il declino dell'Orda d'Oro divenne irreversibile a favore della Moscovia. Elenco dei conflitti tra mongoli e rus'Di seguito è riportato un elenco delle guerre, battaglie e incursioni contro la Rus' di Kiev e dei principati discendenti per opera dei Mongoli e dei Tatari:
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