Gian Maria Rastellini nasce a Buttogno, piccolo centro della Val Vigezzo, da famiglia benestante e già iniziata alla pittura dal nonno paterno Gian Battista, seguito dal padre Gian Giacomo. Giovanissimo si iscrive, nel 1881, alla Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini[1] di Santa Maria Maggiore, dove studia – insieme a Maurizio Borgnis, Carlo Fornara, Giovanni Battista Ciolina – sotto la guida del maestro Enrico Cavalli[2] fino al 1887. Artista precoce, si presenta alla Prima Triennale di Brera[3] con il dipinto Il sogno, preso in considerazione dalla giuria per l'assegnazione del Premio Principe Umberto[4]. Lo stesso quadro verrà presentato all'Esposizione Internazionale della Secessione di Monaco[5] nel 1907, ottenendo una medaglia d'oro.
La prima produzione artistica si articola principalmente in una sequenza incalzante di ritratti, notevoli per espressività e vigore formale.
Nel 1889 si trasferisce col fratello Gian Battista, anch'egli pittore, a Milano, dove apre uno studio. Sulla scorta degli insegnamenti del Cavalli, fa sue le lezioni degli artisti più aperti e innovativi, adottando così un timbro vagamente simbolista.
Forse i risultati più originali della sua produzione degli anni Novanta sono identificabili nelle scene e nei paesaggi eseguiti in Val Vigezzo (Interno di stalla, Paesaggio invernale verso Buttogno, Veduta autunnale della valletta, Vita umile) dettati da scelte stilistiche autonome, frutto di una mediazione tra la formazione giovanile e lo studio dell'Impressionismo e dei macchiaioli. Degni di nota sono inoltre i ritratti a pastello, tecnica che l’artista sfrutta nell'arco di tutta la sua attività artistica.
Personalità poliedrica, Rastellini ricopre la carica di Sindaco a Buttogno (1899-1902) e quella di presidente della Società Elettrica Vigezzina. Appassionato di arte e collezionista, compie diversi viaggi in Europa per vedere i grandi capolavori conservati nelle pinacoteche e nelle chiese. Intorno al 1905, la sua produzione subisce una battuta d’arresto, orientata esclusivamente alla ritrattistica su commissione.
Nel 1927 l’artista muore a Milano.
Mostre
"Una scuola di pittura in Val Vigezzo: 1881-1919": Torino/Novara, 1990
^Copertina e sommario della rivista "Oscellana" (n. 3 del 1971) dedicata a Carlo Fornara. In una lettera scritta nel 1909 al sacerdote Giovanni De Maurizi, pubblicata su questo numero della rivista, Enrico Cavalli scriveva: «Dei fratelli Rastellini, il secondo è il più capace (il Gian). (…) Nel suo studio di Milano deve sempre conservare una delle sue più belle e riuscite opere: "La dormiente", esposto a Milano nel 1891 e prescelto fra i tre migliori per il Premio Principe Umberto di £ 15.000. Lavoro poderoso e robusto, ammirato e lodato dai primi critici d'Arte, dal Tovez all'Ojetti. All'ultima esposizione mondiale del 1906 (Milano) sempre il Gian aveva esposto due bellissimi ritratti: uno era il Generale Bosio, ex precettore del nostro re, e l'altro, una bambina del Duca Visconti di Modrone, famoso mecenate e gran amatore d'Arte a Milano. Ha fatto anche il Ministro della Regia Marina, Ammiraglio Mirabello, ed a Milano è uno dei primi tra i pittori.»
"Benezit Dictionary of Artists"[1], Librairie Gründ. Parigi, 2006
"Enrico Cavalli e la pittura vigezzina", Guido Cesura, ed. Colombi, Pero, 1974
"Scuola di belle arti Rossetti Valentini in Santa Maria Maggiore. Vicende e contributi alla pittura vigezzina nel centenario della fondazione", Davide Ramoni, tip. S. Gaudenzio, Novara, 1978
"Una scuola di pittura in Val Vigezzo: 1881-1919. Carlo Giuseppe ed Enrico Cavalli, Giovanni Battista Ciolina, Carlo Fornara" Dario Gnemmi, Marco Rosci, Enzo De Paoli, Anna Gelli, Gianni Pizzigoni, ed. Il Quadrante, Torino, 1990